Italia, nave di Conte alla deriva e follia renziana. Usa, Capitol Hill sotto assedio della folla e follia trumpiana

Nei prossimi due giorni l’Italia sarà contraddistinta dal colore “giallo pandemia”. Il Paese si divide tra piagnistei e capricci di chi ha i familiari a processo e minaccia la sfiducia al governo, e chi il governo lo dovrebbe guidare come il comandante saggio al timone della nave. Il Popolo italiano si perde in un post su Facebook del Presidente del Consiglio dei ministri, che dopo aver gestito male la vicenda dei “due ex vice” Salvini-Di Maio, ha gestito male tutti i provvedimenti colorati da pandemia e sta gestendo male i capricci di Renzi, che rischiano seriamente di mettere in crisi un governo già “sotto botta” del Covid-19. Questo Paese avrebbe bisogno di tutto, tranne che di una crisi di governo provocata dal ricatto pretestuoso di Renzi, il cui padre Tiziano è prossimo al processo penale.

Oltreoceano la situazione è calda e nel giorno in cui il Congresso Usa ratifica la vittoria delle elezioni del Presidente eletto Biden, Trump Presidente in carica uscente, in un discorso “surreale” alla nazione in mondovisione fomenta la rivolta e l’assedio di Capitol Hill. Il Vice Presidente Pence deve essere “evaquato” per motivi di sicurezza. Con la folla americana al portone d’ingresso di Capitol Hill e nelle strade occupate di Washington. Con la polizia in assetto anti-sommossa e i corpi speciali della S.w.a.t. pronto all’intervento. Manifestanti hanno invaso l’Aula del Senato, occupando lo scranno di Nancy Pelosi. La borsa in calo e i mercati rischiano il tracollo.

“Il presidente Conte, che diceva ‘il mio governo e l’amministrazione Trump sono entrambi governi del cambiamento’, avrebbe fatto bene a condannare in modo molto più netto l’assalto dei sostenitori di Trump al Congresso Usa. Non è semplice ‘violenza’ ma un tentativo armato di golpe” (Michele Anzaldi, giornalista e deputato Italia Viva, Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi).

Noi speriamo di svegliarci domani mattina nella convinzione di aver avuto solo un incubo notturno.

Mentre scriviamo, Biden fa appello a Trump: “Vai in Tv a dire che tutto questo finisca. Questa non è una protesta, è un’insurrezione”.
Trump in un video messaggio su Twitter continua con “doppi messaggi ambigui”, che non aiutano a calmare le masse: “So che siete feriti, è stata un’elezione che ci è stata rubata ma dobbiamo avere la pace, vi amiamo, andate a casa, non vogliamo che nessuno si faccia male”: QUI.



“Le contrapposizioni ideologiche non aiutano a raggiungere la pace e la giustizia sociale. La misura per discernere il bene dal male, la verità dalla menzogna, la gratuità dall’interesse, è Gesù Cristo. Seguiamo Lui che è Via, Verità e Vita, e avremo un mondo migliore” (Don Salvatore Lazzara).

Lo “sforzo immane” di Giuseppi che ha portato il Paese senza guida nel caos
Per descrivere il “Messaggio alla Nazione” di Giuseppe Conte tramite Facebook alle ore 15.51 di oggi esiste solo una parola: vergognoso! Invece di correre per andare a nascondersi, parla ancora e vuole pure che corriamo insieme a lui e il #brancodibalordi che ci “governa”. Uno per tutti: nello “sforzo immane” che sta facendo per restare bullonato alla sua poltrone ci racconto che “il numero di vaccini somministrati sono molto incoraggianti”. Ma dai! Non riescono neanche a somministrare i pochi vaccini che hanno: sono 247.544 le vaccinazioni eseguite in Italia, il 51,7% rispetto alle 479.700 dosi disponibili su una popolazione di più di 60 milioni.
“La verità è più forte, non può più essere sepolta – ha scritto Renato Farina su Libero questa mattina -. Il nostro governo è riuscito a guadagnare in dieci mesi un doppio primato mondiale: record nel numero di morti per Covid rispetto alla popolazione, peggior performance economica del G20”.
Il diktator, abbandonato pure il balconazo serale a rete televisive unificate, si affaccia con un misero balconazo social pomeridiano via Facebook. Stiamo all’ammazza caffè!

«Sono giornate di lavoro intenso, in cui alle parole – insieme alla squadra di governo – stiamo preferendo un silenzio operoso, indispensabile per riuscire a dare il massimo nella difficile fase che il nostro Paese sta attraversando.
L’anno che è appena iniziato ci pone di fronte a delle sfide mai affrontate prima nella storia repubblicana, destinate a segnare il nostro presente ma anche il nostro futuro e quello delle prossime generazioni. Abbiamo un’emergenza sanitaria mondiale da superare e una grave crisi economico-sociale da fronteggiare. Abbiamo appena avviato la campagna di vaccinazione che va portata a termine il prima possibile. Uno sforzo immane, ma i primi risultati – che al momento ci vedono secondi in Europa per numero di vaccini somministrati – sono molto incoraggianti.
Sono sfide imponenti, molto impegnative. Ma accanto ad esse possiamo cogliere altrettante opportunità, in modo da costruire, mattone dopo mattone, l’Italia del futuro e così migliorare la qualità di vita dei cittadini.
Per raggiungere questi obiettivi occorrono piena dedizione, lucida determinazione, intelligente lungimiranza. Una premessa imprescindibile è rafforzare la coesione della maggioranza e, quindi, la solidità alla squadra di governo. Se percorreremo questo cammino con senso di responsabilità, avremo la più salda garanzia di andare nella direzione giusta, perseguendo l’interesse generale.
La nostra azione di governo dovrà rimanere sempre all’interno di questo perimetro, mirata a sostenere e migliorare la vita delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese, a tutelare il diritto alla salute dei cittadini, ad assicurare un futuro ai nostri giovani. Qualsiasi altra iniziativa o intervento che si ponga al di fuori di questo tracciato non mi appartiene e non mi riguarda. Questo è il limite che mi sono sempre imposto, dall’inizio del mio mandato.
Non è mai venuta e mai verrà meno, da parte mia, l’apertura al confronto e all’ascolto delle forze che sostengono il governo. Ho sempre lavorato per raccogliere tutte le proposte migliorative su ogni tema o provvedimento sin qui adottato e così sarà anche in futuro, perché è questo che ci chiedono i cittadini.
Questo vale, ovviamente, anche per il Recovery Plan. Nei giorni scorsi ho sollecitato le forze di maggioranza a far pervenire osservazioni e proposte utili a migliorare la prima bozza riguardante il nostro Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Ho sempre inteso quella prima bozza come un documento utile ad avere una base tecnica di discussione per poi operare le scelte “politiche” e dare una impronta strategica al nostro PNRR.
Proprio questa mattina, il ministro dell’Economia Gualtieri, insieme ai ministri Amendola e Provenzano, mi hanno sottoposto una versione più avanzata di quel primo documento. Posso già anticipare che le proposte e le osservazioni sin qui indicate dalle forze politiche si sono rivelate contributi utili ad arricchire e a migliorare il Piano.
A breve ci ritroveremo con tutte le forze di maggioranza per operare una sintesi complessiva, che valga a selezionare gli investimenti e le riforme più utili a modernizzare il Paese. I 209 miliardi che l’Europa ci mette a disposizione sono risorse ingenti, ma le nostre scelte devono essere ben ponderate.
La nuova versione del PNRR punterà con ancora maggior decisione sugli investimenti, soprattutto quelli ad alto impatto sulla crescita, sulla trasformazione dei settori e sulle filiere innovative. Maggiori risorse saranno destinate, in particolare, alla salute, ai giovani, al terzo settore, agli asili nido e alle persone con disabilità.
Per mirare al superiore interesse dei cittadini dovremo condurre il confronto e selezionare le proposte finali in base alla loro intrinseca bontà, alla loro coerenza di sistema, e alla loro sostenibilità sociale e ambientale.
La piena disponibilità al dialogo predispone anche ad accogliere le buone idee degli altri.
Una volta messa a punto una proposta migliorativa del Piano ritorneremo in Consiglio dei Ministri per la sua approvazione e riattiveremo così il confronto con l’intero Parlamento e, quindi, anche con le forze di opposizione, aprendoci anche alla discussione con tutte le parti sociali.
Adesso dobbiamo correre. Solo così potremo dare all’Italia l’accelerazione che serve a trarla fuori dalle difficoltà del tempo presente e a preservarla dalle ulteriori difficoltà che si annunciano all’orizzonte. Dobbiamo correre insieme.
Buona festa dell’Epifania a tutti.
Giuseppe Conte».

Senza guida
Il caos colpa dello Stato
Non c’è omogeneità. I territori si sono visti rovesciare in testa una secchiata di diktat irragionevoli. I governatori, per evitare il disastro, sono stati spinti a fare da soli. E sono pure sotto accusa…
di Renato Farina
Libero, 6 gennaio 2020
Dinanzi ai coriandoli gialli, rossi e arancioni, ma presto ne arriveranno anche di bianchi, tirati a caso in aria la scorsa notte a Roma, con provvedimenti da Carnevale tragico, le Regioni reagiscono cercando di fare da sé. Meno male. Qui non si vuol predicare l’anarchia (del resto non c’è nulla che somigli di più all’anarchia dello spettacolo da Colosseo del circo governativo) ma l’uso legittimo della declinazione locale dei piani nazionali, specialmente quando questi piani non esistono, come dimostra il fiasco delle vaccinazioni, che il commissario Domenico Arcuri cerca di occultare scrivendo letterine coniugate al futuro. Finzioni grottesche.
La verità è più forte, non può più essere sepolta. Il nostro governo è riuscito a guadagnare in dieci mesi un doppio primato mondiale: record nel numero di morti per Covid rispetto alla popolazione, peggior performance economica del G20. Che fare? Esiste il diritto alla legittima difesa, ed è quello che stanno provando a esercitare i governatori, ovviamente ciascuno riflettendo conoscenze e sensibilità di chi l’ha voluto in quella carica.
Delirio di onnipotenza
Diciamolo: la pretesa dello Stato, che se ne sta seduto e litigioso sul bordo del Tevere, di esasperare la confusione con la roulette dei colori e nel stesso tempo di impartire ordini minuti e metallici, valevoli per ogni dove, in provincia di Belluno come in quella di Siracusa, è dissennata. Le Regioni si sono viste rovesciare in testa una secchiata di diktat irragionevoli, che è la classica follia da delirio di impotenza.
Se il governo Conte, invece di essere preda delle effervescenze intestinali per indigestione di Dpcm, per un incantesimo, fosse afferrato dal buon senso di un padre di famiglia farebbe tesoro di un po’ di storia, magari riprendendo in mano il sussidiario delle elementari. Si accorgerebbe che appartiene alla storia, alla geografia e alla natura multiculturale dell’Italia la necessità di declinare nelle venti parlate diverse l’alfabeto dell’emergenza. Lo Stato si chiama “unitario”, non si userebbe questo aggettivo se non fosse composto di parti, la verità di questo Paese o è sinfonica o è il disastro. impossibile prima che immorale omogeneizzare identità differenti che possono riconoscersi in una Patria comune solo se rispettate nelle loro prerogative di autogoverno. E’ noto che i poteri nel gorgo di un’epidemia fanno capo al governo centrale. Giusto e opportuno. Ad esso spetta fornire la stoffa. Tagliare gli abiti su misura della propria gente spetta a un’autorità prossima.
Occorre consentire spazi di decisione a chi conosce l’odore delle contrade e sa quali libertà siano comprimibili e quali sarebbe vessatorio negare. E’ la democrazia sussidiaria, un principio costituzionale inserito persino nei trattati europei. Rifiutando questo passaggio di vicinanza si finisce per generare disperazione e rivolta. Se c’è rivolta sì, che allora salterebbero le regole di prevenzione e si disfarebbe qualunque coesione sociale.
E che accade? La marea, sollevata ad arte dai grandi e piccoli giornali, punta a fare emergere nel Mar della Confusione un rottame ideologico. E’ l’odio per l’autonomia regionale. Un rancore che si cerca di seminare tra la gente comune convincendola con false notizie che la causa del proliferare del Covid sia da attribuire alle colpe locali dei governatori, in particolare del Nord.
Colpire l’autonomia
Si era cominciato già a fine marzo, allorché Conte (M5S) e Boccia (Pd) si misero a trattare i governatori da mendicanti dello Stato, che per questo elargiva mascherine con il contagocce; si arrivò persino ad accusare i medici dell’Ospedale di Codogno di non aver scovato per tempo il paziente zero, quando i protocolli per individuare i contagiati spettavano al ministero della Salute.
Si è ricominciato in questi giorni. Diversivi utili per distogliere lo sguardo dal malgoverno romano. Crocifiggendo l’assessore lombardo Giulio Gallera che per troppa bontà ha dato riposo ai dottori rimandando di un giorno la vaccinazione. Un errore, ovvio. Un’inezia rispetto ai guasti leggendari di un’estate perduta dal governo. Ma si spara con il cannone contro una farfalla, e si usa il piumino per spolverare il torace del gorilla. Uno strabismo che diventa complicità. Esempi. Il Corriere della Sera: lunedì un piagnucoloso editoriale di Antonio Scurati, premio Strega, e futuro premio Stalin, in cui parte tirando una mollica di pane addosso a Conte e Arcuri, e poi adopera la mazza contro la Lombardia: ieri l’apologia scritta da sé stesso del supercommissario. Il Fatto quotidiano: ieri, ma è solo la fine della serie, esaltazione per “Le nuove misure” di Conte e fossa biologica per “Le solite Regioni” ovviamente “del Nord”. I costruttori di pece.

Aggiornamento 7 gennaio 2021 Ore 10.00
“Questa non è una protesta, è un’insurrezione. Le scene di caos non riflettono l’America vera, non rappresentano chi siamo”. Così il Presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden, parlando in Tv al Paese, ha commentato l’irruzione in Campidoglio di alcuni manifestanti pro-Trump.
Gli USA spendono 750 miliardi di dollari all’anno in “difesa” e il centro del governo americano è caduto in due ore alla dinastia dei paperi e all’individuo in bikini chewbacca. Quali sono gli interessi di questo patetico spettacolo? “Non si capisce più se è la finzione a prende spunto dalla realtà o la realtà che si plasma a immagine di un brutto film hollywoodiano” (Silvina Pérez).









Dopo l’assalto di ieri, il Congresso ha certificato l’elezione di Joe Biden a 46° Presidente degli Stati Uniti, con 7 milioni voti di distacco e 306 grandi elettori. E ha la maggioranza alla Camera e al Senato.
Dal sondaggio di @YouGov: tra gli elettori repubblicani, il 45% approva l’assalto al Campidoglio, il 30% pensa che gli assaltatori siano “patrioti”, il 52% pensa che Biden sia almeno in parte da biasimare e l’85% pensa che sarebbe inappropriato rimuovere Trump dall’incarico dopo questo. Non è una fake news.




