Numeri ufficiali Covid-19 del 3 gennaio 2021. In corsa una nuova recrudescenza dell’epidemia, per quanto non correttamente rilevata

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I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi domenica 3 gennaio 2021
Totale casi: 2.155.446 (+14.245) (+0,67%)
In isolamento domiciliare: 550.556 (-989) (-0,18%)
Ricoverati con sintomi: 23.075 (+127) (+0,55%)
In terapia intensiva: 2.583 (+14) (+0,54%) [con 154 nuovi ingressi del giorno] [*]
Dimessi/Guariti: 1.503.900 (+14.746) (+0,99%)
Deceduti: 75.332 (+347) (+0,46%)
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia
Media giornaliera dei decessi: 237 (-)

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.
Il punto della situazione a cura di Lab24
L’apparente calo dei nuovi positivi è in realtà diretta conseguenza del ridotto numero dei test eseguiti: nel periodo 27 dicembre – 2 gennaio 837.326 (media giornaliera 119.618) considerando i tamponi totali; 340.266 (media giornaliera 48.609) calcolando solo quelli relativi ai nuovi casi testati. Nello stesso arco temporale, in contraddizione con la riduzione dei positivi individuati, si nota infatti una stabilizzazione del numero dei ricoverati in area medica: negli ultimi 7 giorni il calo è stato limitato a 356 posti letto occupati (-1,52%) con 3 giorni su 7 nei quali si è registrato un incremento rispetto al giorno precedente. Dinamica analoga nelle terapie intensive: nonostante l’alto numero dei decessi (479 di media giornaliera tra il 27 dicembre e il 2 gennaio) gli ultimi 7 giorni si sono chiusi con un incremento di 6 posti letto occupati; +41 considerando gli ultimi 3 giorni (tra il 31 dicembre e il 2 gennaio).
Dati che dimostrano come il calo dei positivi sia frutto di una evidente sottostima, e che il Sars-CoV-2 continui a infettare un numero di soggetti superiore a quelli che vengono tracciati: che si traducono dapprima in ricoverati (sia in area medica, sia in terapia intensiva) e in un arco di tempo più lungo in un incremento dei decessi. Chiave di lettura analoga si ricava dalla lettura dei dati relativi ai positivi/tamponi totali e dei positivi/casi testati: che negli ultimi giorni si sono mossi al rialzo con valori, rispettivamente, oltre il 10% e il 30%. Tipici, riguardando le serie storiche a livello nazionale nei periodi caratterizzati da un elevato numero di tamponi eseguiti, delle fasi epidemiche con una quota di positivi chiaramente superiore ai 20.000 giornalieri.
La nuova recrudescenza dell’epidemia, per quanto non correttamente rilevata a causa del numero ridotto dei test eseguiti, dispiega comunque in modo chiaro i suoi primi effetti: e segue di 2 settimane gli allentamenti delle misure di mitigazione attuati il 6 e il 13 dicembre 2020 con la “retrocessione” in zona gialla di molte Regioni (Fonte Il Sole 24 Ore).
Governo pensa a una nuova stretta: ipotesi provvedimento ponte 7-15 gennaio
Alla luce della crescita dei contagi l’esecutivo, che si è riunito oggi, sta valutando le prossime mosse, a partire da nuove misure restrittive già dal 7 gennaio. Nel week-end del 9-10 in tutta Italia potrebbero entrare in vigore le misure previste per la zona arancione. Al vaglio anche la proroga del divieto di ospitare a casa più di due parenti o amici, minori di 14 anni esclusi (Fonte SkyTG24).
Bernini (FI): “Nuove chiusure? Risarcimenti immediati”
“Il governo sta per varare una nuova stretta sanitaria, segno che gli ulteriori sacrifici imposti agli italiani con la divisione del Paese a fasce non hanno purtroppo funzionato”. Lo dichiara in una nota la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini. “Si vanifica così la speranza per ristoratori, baristi e negozianti di riavviare l’attività dopo un anno drammatico”, aggiunge Bernini. “Per molti, che rischiano di perdere anche la stagione dei saldi, si profila lo spettro di chiusure che vanno assolutamente scongiurate. Per questo chiediamo al governo di procedere da subito con risarcimenti congrui e immediati, che non possono essere inferiori al cento per cento del fatturato andato in fumo, e col ritiro contestuale delle cartelle esattoriali. I ristori erogati per i lockdown del 2020 sono stati insufficienti e tardivi: è un errore da non ripetere, perché ora è veramente in gioco la tenuta sociale del Paese” (Fonte SkyTG24).
Conte al vertice: “Scuola riparta dal 7”
La didattica in presenza al 50% nelle scuole deve ripartire dal 7 gennaio. È quanto avrebbe detto Giuseppe Conte, secondo quanto appreso dall’ANSA, nel corso del vertice con i capidelegazione della maggioranza, il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e membri del Cts. La riunione era stata convocata per fare un punto sull’emergenza Covid in vista della scadenza delle misure restrittive messe in campo per le festività (Fonte SkyTG24).
“Siamo sicuri che andrà come anche oggi ha detto Conte? Siamo sicuri che le scuole riapriranno il 7 gennaio? E che lo faranno con un livello di sicurezza accettabile (penso ai mezzi di trasporto) e con turni sopportabili per studenti e insegnanti? No, non siamo sicuri di nulla. Ancora una volta non esistono certezze. Garanzie. Piani dettagliati. E forse la vera lezione di questi mesi ai nostri giovani è la drammatica inadeguatezza della nostra classe dirigente. Avrei voluto, e vorrei ancora, veder ripartire le scuole ma mai come oggi questa idea mi spaventa” (A.C.).
Nigri (pediatri): “Inopportuna riapertura scuole presenza”
“Non è opportuno riaprire le scuole in presenza perché la diffusione del virus sta aumentando e non abbiamo ancora un sistema di tracciamento che consenta attraverso i tamponi diffusi di identificare e isolare i casi”. Luigi Nigri, Vicepresidente dei pediatri italiani e referente di quelli pugliesi, già tra i primi a sollecitare la chiusura delle scuole in presenza, non nasconde le sue preoccupazioni dopo le vacanze natalizie (Fonte SkyTG24).
Vaccino, Iss: “Efficacia del 95% a 7 giorni dalla seconda dose”
La piena efficacia del vaccino anti-Covid-19 si ha soltanto una settimana dopo la seconda dose. Lo rileva sul suo sito l’Istituto Superiore di Sanità (Iss). “L’efficacia del 95% riscontrata dagli studi clinici – si legge – si riferisce a una settimana dopo la seconda dose. Il massimo della protezione si ha, quindi, dopo questo periodo”. L’Iss rileva inoltre che, “sebbene anche dopo la prima dose è verosimile che ci sia una certa protezione dal virus, questa non è immediata dopo l’inoculazione del vaccino, ma si sviluppa progressivamente dopo almeno 7-14 giorni dall’iniezione. La seconda dose del vaccino, effettuata ad almeno 21 giorni dalla prima dose, ha il compito di rinforzarla e renderla più prolungata” (Fonte SkyTG24)
Quindi, nessuno ha mai la certezza al 100% di essere immunizzato e non se sa neanche per quanto tempo l’immunizzazione rimarrà efficace.

Perché gli italiani si sono piegati al regime sanitario
di Claudio Romiti
Nicolaporro.it, 3 gennaio 2021
Come tanti spiriti liberi di questo disgraziato Paese, non mi considero affatto un negazionista del Covid-19, la malattia associata al Sars-CoV-2. Tuttavia è dall’inizio di questa incredibile vicenda sanitaria che non faccio altro che evidenziare la palese assurdità di molti divieti e obblighi, che nell’insieme non hanno eguali nel mondo avanzato, i quali da quasi un anno hanno ridotto la nostra esistenza a qualcosa di molto simile a una vita puramente biologica.
Podista multato per divieto di sosta
Tanto per fare un esempio eclatante di tali misure demenziali, il direttore di Podisti.net, giornale sportivo con il quale collaboro da tempo, mi ha segnalato il caso di un suo conoscente che, uscito per una corsa di allenamento, è stato multato da un rigoroso tutore dell’ordine perché si era fermato a riprendere fiato. Ciò in ossequio alle demenziali regole che il governo centrale ha stabilito per le zone rosse, nelle quali è consentito svolgere attività sportiva individualmente in ogni angolo del comune di residenza, mentre è possibile solo passeggiare e sostare esclusivamente in prossimità – termine colpevolmente vago che si presta per questo a forme arbitrarie di controllo – della propria abitazione. Ergo, se corro non prendo e non trasmetto il contagio, mentre se passeggio divento automaticamente untore e vittima.
Ora, senza dilungarci oltre nel descrivere altre analoghe misure liberticide prive di alcun senso logico, in molti si stanno chiedendo da tempo il perché la gran parte della popolazione le abbia accettate quasi di buon grado, senza neppure cercare di analizzarne i fondamenti.
Ebbene, al netto delle solite tifoserie politiche che sostengono per principio di appartenenza i provvedimenti adottati dai propri partiti di riferimento, in questo caso ci troviamo al cospetto di una drammatica concatenazione di eventi e di comportamenti i quali hanno risvegliato nella popolazione alcune antiche pulsioni basate sull’istinto di sopravvivenza. Agli studiosi, infatti, è noto che anche l’individuo più intelligente e istruito, nel momento in cui avverte un grande pericolo, è soggetto a una forma di regressione. Forma di regressione tanto profonda quanto grave appare la percezione di tale pericolo.
Paura e spirito di gregge
Ora, ciò è esattamente quello che sembra essere accaduto con il Covid-19; ovvero una profonda e diffusa regressione di massa innescata da una martellante propaganda del terrore, di cui la politica di governo, molti cosiddetti scienziati e gran parte dell’informazione nazionale sono direttamente responsabili.
Per sgombrare il campo da rilievi di complottismo, ritengo in primis che niente di tutto ciò è stato preordinato a tavolino, ma è stato sostanzialmente il risultato di una convergenza di interessi politici e professionali che si è andata consolidando man mano che la pandemia si diffondeva nella società.
In estrema sintesi, una volta che i media hanno iniziato a veicolare gli annunci sempre più terrorizzanti di politici e scienziati cosiddetti, la succitata regressione, innescata da una paura sempre più irrazionale, ha richiamato l’istinto di conservazione a cui, soprattutto nella specie umana, risulta strettamente legato il cosiddetto spirito di gregge. Spirito di gregge che, nel bel mezzo di una sciagura avvertita come l’ebola o la peste nera, porta milioni di persone in preda al panico a raccogliersi intorno a chi in quel momento esercita il potere.
Da qui la perdita quasi assoluta di senso critico, rendendo le stesse persone del tutto refrattarie a comprendere ed analizzare persino i dati e i numeri più significativi.
#restiamoliberi