Una domenica piovosa in un Paese alla mercè di un #brancodibalordi arrabbattoni. L’ennesimo flop di Arcuri, creatura dell’uomo beta della dittatura sanitocratica Giuseppi
Il piano (parola grossa) vaccini va a rilento dalla partenza, peggio che in qualsiasi altro paese del mondo: soltanto 1 dose su 10 è stata somministrata – spiega il Quotidiano Nazionale – e dunque il problema non è certo il rifornimento di sieri, ma l’incapacità organizzativa italiana di erogarli. Mancano i medici, ma soprattutto Conte ha affidato l’ennesimo flop all’Arcuri, che come da copione incolpa le Regioni. Ne abbiamo parlato ieri: In Italia il vaccino anti-Covid-19 scarseggia. Nei talk show e sui social tutto ridotto a risse da bar sull’obbligatorietà della vaccinazione (con minacce di ritorsioni).
“Gallera si vanta: Lombardia ha capacità per 10.000 vaccini al giorno. 10.000.000 di abitanti x 2 vaccini = 2.000 giorni. Diciamo 60% = 1.200 giorni! 1.200!! Ma non ha un amico che gli impedisca di dare interviste? E se è vero, perché in nome di Dio non se ne vanno via subito?” (Alessandro De Nicola @aledenicola- Twitter, 3 gennaio 2021).
La verità sui vaccini: il Commissario Arcuri in esclusiva a ZetaLuiss
Abbiamo chiesto al Commissario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, l’elenco completo dei centri di somministrazione del vaccino contro il Covid. La risposta: «Ancora in divenire»
di Silvio Puccio
Zetaluiss.it, 2 gennaio 2021
Il 28 dicembre abbiamo inoltrato un’istanza di accesso civico generalizzato (Foia) agli uffici del Commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, per ottenere l’elenco completo dei centri vaccinali designati per la somministrazione vaccino contro il Covid.
L’elenco completo dei centri vaccinali designati per la somministrazione del vaccino contro il coronavirus è «Ancora in divenire, ragion per cui non si dispone ancora di un’elencazione dei centri vaccinali come da lei richiesta». È questo il messaggio del Commissario Domenico Arcuri a ZetaLuiss in risposta all’istanza di accesso civico generalizzato (Foia) inoltrata al Ministero della Salute e agli uffici per l’Emergenza Covid per richiedere l’elenco completo dei centri dove il vaccino contro il Sars-cov-2 verrà distribuito.
Alla nostra richiesta di maggiori informazioni sui luoghi in cui la campagna vaccinale avrà davvero luogo, il Commissario per l’emergenza Arcuri risponde che «Non vi è ancora un’elencazione completa dei centri vaccinali», e per tanto non è possibile entrare in possesso di questo documento.
Di conseguenza, purtroppo, la vaccinazione nelle regioni procede a rilento con gravi rischi per i cittadini. La percentuale di somministrazioni eseguite sul totale delle scorte disponibili varia molto da territorio a territorio. I dati del governo sulle vaccinazioni finora eseguite evidenziano gap vasti tra le regioni: si va dal 34 per cento di vaccini somministrati dalla provincia autonoma di Trento sul totale delle dosi ricevute, per scendere fino al 2,1 per cento di vaccinazioni fatte dalla Basilicata. Altre regioni fanno peggio. È il caso della Sicilia, che pur avendo a disposizione un numero di unità superiore a quello del Lazio (46.510 contro 45.805) è riuscita a somministrarne solo il 5,3%. A differenza dell’Isola, la regione del Centro Italia ha già utilizzato il 20,3% delle dosi disponibili.
I numeri aggiornati al primo gennaio raccontano di 45.667 vaccinazioni su 469.950 dosi ricevute dall’Italia. Ciò significa che poco meno del dieci per cento (9,71%) dei vaccini stoccati sono stati finora distribuite alla popolazione. Con grande variabilità da regione a regione.
Oltre alle differenti strategie locali per mettere a punto la distribuzione del vaccino, le caratteristiche stesse del farmaco rendono ancora aperta l’identificazione dei centri dove somministrarlo. Questo perché «come riportato nel documento del Ministero della Salute – continua la risposta di Arcuri a ZetaLuiss – l’elenco dei centri vaccinali destinati alla somministrazione del vaccino dipenderà da tre variabili: la quantità di vaccino disponibile, la numerosità delle categorie target prioritaria per la vaccinazione, nonché dagli aspetti logistici legati alla tipologia di catena del freddo necessaria per il loro trasporto e stoccaggio».
Almeno nella forma, la replica del Commissario per l’emergenza Covid è corretta. Non possiamo ottenere il documento richiesto perché, al momento, non esiste. Ma ciò rende urgenti altre domande: quando sarà possibile avere un elenco completo dei centri per il vaccino Covid? Quando sarà pronto? Su che basi ne sarà identificato il numero? Ci saranno differenze tra le regioni italiane? Quando entrerà in efficienza la rete di distribuzione? Una nazione intera attende dal governo del premier Giuseppe Conte le risposte, tra migliaia.
Crisanti si vaccina: “Mai stato contrario, vaccino Covid è sicuro”
Il virologo Andrea Crisanti si è vaccinato contro il Covid in un evento diffuso in diretta Facebook, nella Azienda Ospedaliera di Padova. “Avrei preferito una cerimonia un po’ più sobria, come carattere – ha detto Crisanti prima della vaccinazione -, ma mi rendo conto che il momento è particolare e serve qualche parola per spiegare cosa stiamo facendo e perché lo faccio. In passato ho detto che avrei aspettato il conforto delle informazioni scientifiche per vaccinarmi. Non sono mai stato contrario ai vaccini, c’è stato un problema di trasparenza che è stato risolto con la condivisione dei dati. È il momento di testimoniare che siamo in una fase di svolta con vaccini sicuri”. “Ci troviamo di fronte a un vaccino innocuo – ha detto Crisanti -. Qualcuno svilupperà un dolore al braccio, qualcuno magari avrà la febbre. Io sono un soggetto allergico e me lo faccio, stiamo tranquilli. L’adesione a questa vaccinazione è fondamentale per bloccare la trasmissione”, ha proseguito (Adnkronos, 2 gennaio 2021).
Saranno utili i commenti che Andrea Crisanti farà sulle eventuali reazioni e su come risponderà fisiologicamente il suo corpo tra qualche giorno. Al momento dell’inoculazione tutti i vaccini sono innocui.
Crisi di governo
“Roma, domenica di piovoso lockdown si parla di crisi governo, Renzi incalza, Conte lo snobba ma rischia, M5S si arroccano, conciliaboli fra leader Pd, opposizione a guardare, Quirinale media, ballano i Servizi, si menziona Draghi, tutti temono le elezioni Italia 2021” (Gianni Riotta @riotta – Twitter, 3 gennaio 2021).
Crisi di governo, i giornali questa volta credono che Renzi faccia sul serio e possa ritirare i suoi ministri. Da quando il padre è a processo sta bloccando l’Italia.
Renzi sarebbe dovuto scomparire dalla scena politica insieme alla Boschi, già dopo aver perso il referendum – come aveva annunciato – e invece stanno ancora a sparlare e a blaterare. Follia! Però, se fa il rottamatore con Conte… ben venga.
Crisi di governo, gli scenari possibili dopo l’affondo di Renzi: dal Conte III a Draghi
Secondo il Corriere della Sera sono 5 le opzioni che potrebbero risolvere le tensioni nella maggioranza. L’uscita di scena dell’attuale premier è poco probabile, ma è plausibile che il leader di Italia viva ottenga qualcosa dall’attacco lanciato contro l’attuale esecutivo.
Il partito di Conte? Un bluff di Casalino
Il partito di Conte è solo nei sogni di Casalino. E c’è chi pensa a Cairo…
di Luigi Bisignani
Il Tempo, 3 gennaio 2021
Keep calm, it’s only a Beta. Giuseppi, che per tutta la vita ha incarnato lo stereotipo dell’uomo beta, sta forse cercando disperatamente di ricorrere al maschio alfa per antonomasia Silvio Berlusconi per salvarsi la pelle?
Le grane del partito personale
Il sussulto di testosterone è forse dovuto al fatto che il Premier sta vedendo svanire, oltre che Palazzo Chigi, anche il disegno del suo partito personale? Il progetto della Lista Conte, per di più, sta mettendo in crisi anche “Giuseppi e Rocco”, la più eccentrica coppia politica del 2020. La creazione di un nuovo movimento con a capo il Premier è il piano che Rocco Casalino aveva in mente e che da tempo sta forsennatamente perseguendo mobilitando la sua falange di collaboratori, consulenti ed ‘aficionados’ raccolti tra servizi di sicurezza e società parapubbliche. Agli inizi anche Conte ci credeva, tronfio delle voci e dei sondaggi amichevoli che lo vedevano come un novello Lamberto Dini o Mario Monti in grado di raccogliere oltre il 10 per cento dei consensi. Ma in questi giorni tutto è cambiato, dopo che il consulente di un’importante società di marketing politico (che non è la Casaleggio Associati) gli ha fatto notare che senza la grancassa della Presidenza, solo per partire con un nuovo simbolo, bisogna trovare come minimo 30 milioni di euro tra pubblicità tv, radio e giornali, Twitter, Facebook, Instagram.
Chi conosce bene Conte, non si stupisce affatto della brusca frenata sul suo partito personale che invece ha mandato su tutte le furie Rocco, il quale, comunque, sta portando avanti questo bluff come deterrente contro le elezioni. Il Presidente del Consiglio, sin dai primi passi nelle Università, è sempre stato infatti il tipico uomo beta che si è fatto le ossa all’ombra di uomini alfa: nel mondo accademico e della libera professione legandosi, per laurearsi, a Giuseppe Ferri, che poi ha subito abbandonato, e ad un fuoriclasse del diritto come Guido Alpa, che l’ha protetto, difeso e valorizzato. Lo stesso discorso vale nella Chiesa, dove in questo caso l’alfa in tonaca è stato il cardinal Achille Silvestrini. In politica, i personaggi a cui si è attaccato come una mignatta sono stati, nell’ordine, Alfonso Bonafede ma soprattutto Luigi Di Maio, in seguito quasi ripudiato, Davide Casaleggio, mandato alle ortiche, Matteo Salvini, oggi schifato, poi alla bisogna, Matteo Renzi, con il quale è finito a pesci in faccia, Nicola Zingaretti e, da sempre, Sergio Mattarella. Tutti quanti, oggi pentitissimi, gli hanno permesso di crearsi una certa aurea personale e una sorta di dignità politica, a danno degli italiani, dei conti pubblici e dei rapporti internazionali.
Ma perché il Premier adesso è spaventato dal farsi un partito? Nella sua vita, sia professionale che privata, Conte è sempre stato oculato, per nulla avido e con i suoi clienti, la maggior parte di risulta, ha spesso anteposto il lavoro “matto e disperatissimo”, soprattutto nelle ore notturne, rispetto ai suoi onorari. Smodatamente scrupoloso, terrorizzato da qualsiasi benché minima contestazione: quelle piccole grane burocratiche in cui è incappato sono state per lui un incubo e, quindi, l’idea di un nuovo emblema politico attorno a sé, da presentare con liste e candidati in tutta Italia, lo atterrisce, ben sapendo che partirebbe una caccia all’uomo che psicologicamente non riuscirebbe proprio a sopportare. Anche oggi è ossessionato dall’inciampare in un peculato o in un abuso d’ufficio, peraltro una delle ragioni principali dei suoi continui tentennamenti.
Ma se, per ragioni di pura prudenza, ha messo da parte il suo partito, non si può dire altrettanto della sua infinita vanità. Ed ecco che lo spauracchio di una lista personale può servire per cercare di mettersi a capo del Movimento 5 Stelle o, addirittura, di proporsi come candidato Premier del Pd o comunque di qualcosa che già esiste. Anche se ormai il suo bluff è stato scoperto. Un funambolo della politica come Gianfranco Rotondi “vede” anche altri scenari che oggi sembrano inverosimili, mettendo magari insieme a Conte pezzi di Forza Italia, di Italia Viva e qualche esponente della società civile per un nuovo grande partito di centro.
Fantasie di Capodanno? Forse. Ma che ci faceva qualche tempo fa a Milano in via Solferino nella sede de Il Corriere della Sera, per un’ora e mezza, proprio Rotondi, mentre si trovava lì, guarda caso, anche un furetto come Urbano Cairo? Chi vivrà vedrà.
“Sto guardando un servizio sulla vita di Andreotti. È stato tanto demonizzato, soprattutto dai sinistri, ma era un politico abile. Come siamo potuti passare da Andreotti a Conte?” (Marilena Vaccarini #MaiConPD-M5S #NoConte @Mariva2000 – Twitter, 2 gennaio 2021).
Cartelle esattoriali: riparte il massacro fiscale
di Corrado Ocone
Nicolaporro.it, 3 gennaio 2021
Il dibattito pubblico italiano, almeno quella parodia di esso a cui assistiamo nei talk show televisivi o sui social o seguiamo sulla discreditata (ahimè) stampa nazionale, non riesce ad andare oltre le questioni sanitarie. Vaccini sì o no, “dittatura sanitocratica” o giusti provvedimenti di contenimento, mascherine e distanziamento, e via dicendo.
Tutto importante, per carità! Ma il rischio è che in questo modo la lotta contro il governo astragga dal fatto a mio avviso più importante, e foriero di molte più conseguenze negative in prospettiva che non una gestione dell’emergenza che pure è stata a dir poco fallimentare. Si tratta di questo: il governo Conte 2 è sorretto da una maggioranza le cui forze politiche si richiamano a ideologie, quali quelle socialiste e di “democrazia diretta”, che, ovunque sono state applicate (e i fatti al contrario delle idee non sono opinabili), hanno generato rovine e fallimento. Questo, detto altrimenti, è il governo più a sinistra di tutta la storia repubblicana, che pure a quella parte ha sempre guardato e in modo sbilenco lì ha avuto sempre il proprio asse pendente.
Ora, ciò che è proprio del socialismo, in tutte le sue declinazioni, altro non è che questo: la diffidenza, e anzi l’odio, per la proprietà privata. Che nelle sue forme estreme, quelle marxiste, assume i tratti dell’utopia, che è poi una distopia, cioè la sua abolizione completa che finalmente arriverebbe con l’avvento della “città futura” comunista. Che non sia solo una questione di idee, questo governo lo ha ampiamente dimostrato, anche se il Covid ci ha distratto così tanto da non aver meritato più di tanto la nostra attenzione. Alitalia, Ilva, Autostrade… come sia andata a finire era forse fin troppo facilmente immaginabile: tutto in mano allo Stato che, come nei paesi socialisti, continuerà a bruciare risorse senza risultati apprezzabili. E tutto, come sempre, a spese di noi contribuenti, e questa volta anche di noi risparmiatori se è vero che per queste ed altre operazioni si metterà mano addirittura ai fondi della Cassa depositi e prestiti.
Temerarietà che mai nessuno prima aveva osato tentare. Che poi sia contraddittorio puntare su tasse e risparmi, cioè proprio sulla ricchezza maturata con la proprietà privata, è talmente evidente che più che alla ragione è forse in questo caso opportuno richiamarsi alle passioni. Soprattutto quelle negative, o “fredde”, come l’invidia sociale, che a sinistra prolifera ampiamente. Ora, proprio per non smentirsi, il governo ha deciso di iniziare alla grande, su questo terreno, il 2021. Come ci ricorda in un suo tweet Anna Maria Bernini, in questi giorni “sono partite 50 milioni di cartelle esattoriali e nuovi avvisi e sono stati prorogati gli sfratti”.
E il #brancodibalordi gioca con i colori
Ci risiamo: il Corriere della Sera ci mette un po’ di paura e ansia titolando: “Normalità? È troppo presto”, parola di Brusaferro, lo spaventapasseri. Dovevamo fare le zone colorate per salvare Natale e Capodanno e così non è stato e adesso facciamo ancora lockdown grazie all’incapacità di convivere con il virus. “La magia (nera) di fare a cazz@ zone rosse nei weekend si chiama: puro arbitrio. Iniziamo a pensare seriamente ad azioni concrete per proteggere i valori Costituzionali. Non si può continuare così” (Barbara Balanzoni @barbarab1974 – Twitter, 3 gennaio 2021).
Un bilancio da conflitto bellico
«Abbiamo avuto più vittime di ogni altro paese d’Europa. Abbiamo così poco imparato la lezione della prima ondata che i numeri della seconda sono stati addirittura peggiori. Eppure siamo stati l’unico paese ad aver chiuso ermeticamente le scuole, con la foglia di fico della didattica a distanza, pur essendo i meno digitalizzati del continente. Gli studenti universitari non entrano in ateneo da dieci mesi, come buona parte dei liceali.
Tra quattro giorni infine i portoni dovrebbero riaprire, come annunciato solennemente da più di un mese: ma già esperti sanitari, presidi e regioni dicono che si rischia, per i nebulosi orari a scacchiera e per il caos dei trasporti locali.
Pensateci: quella dell’istruzione è la principale “industria” del paese. Tutte le altre nel corso dei mesi sono state riaperte e messe in condizione di produrre. La scuola no.
Stiamo facendo centinaia di miliardi di debito che i giovani di oggi dovranno restituire; non un capitolo del progetto di Recovery Fund riguarda il sostegno all’occupazione giovanile; la lesione plateale del diritto allo studio e della sua dignità costituisce il terzo indizio, e per dirla con Agatha Christie fa prova. Un paese che non si cura del futuro non ha futuro» (Enrico Mentana – Facebook, 3 gennaio 2021).