Il Papa: la dottrina sociale della Chiesa nasce dall’ amore che aliena la violenza nelle religioni monoteistiche
La teologia ha tante forme di espressione, ma per definirsi cattolica ha bisogno di un legame assoluto con la fede e con il Magistero. C’è poi il problema del posto della teologia nel mondo accademico con “il rischio di confonderla con le scienze religiose”, mentre la teologia “è inscindibilmente confessionale e razionale e che la sua presenza all’interno dell’istituzione universitaria garantisce una visione ampia ed integrale della stessa ragione umana.” E la teologia non può prescindere dal “sensus fidelium.” Il Papa rilegge il Concilio che ribadisce “il ruolo specifico ed insostituibile che spetta al Magistero, ha sottolineato nondimeno che l’insieme del Popolo di Dio partecipa dell’ufficio profetico di Cristo.” Un dono allora il sensus fidei, “un criterio per discernere se una verità appartenga o no al deposito vivente della tradizione apostolica.”
Ma attenzione non si tratta di “una sorta di opinione pubblica ecclesiale, e non è pensabile poterlo menzionare per contestare gli insegnamenti del Magistero, poiché il sensus fìdei non può svilupparsi autenticamente nel credente se non nella misura in cui egli partecipa pienamente alla vita della Chiesa, e ciò esige l’adesione responsabile al suo Magistero.” Si tratta di una sensibilità che fa reagire i fedeli anche contro il pregiudizio “secondo cui le religioni, ed in particolare le religioni monoteiste, sarebbero intrinsecamente portatrici di violenza, soprattutto a causa della pretesa che esse avanzano dell’esistenza di una verità universale.”
C’è tutto il pensiero di Joseph Ratzinger in questa affermazione e quell’ idea che la religione non è qualcosa che i “laici” debbano temere, ma la contrario, è il vivere mettendo Dio al centro che combatte la irrazionalità della natura umana. “Alcuni- spiega il Papa- ritengono che solo il “politeismo dei valori” garantirebbe la tolleranza e la pace civile e sarebbe conforme allo spirito di una società democratica pluralistica.” Un pluralismo che scivola facilmente nel relativismo. La Commissione ha in agenda uno studio sul tema “Dio Trinità, unità degli uomini. Cristianesimo e monoteismo” ed è essenziale ricordare che “la fede nel Dio unico, Creatore del cielo e della terra, incontra le esigenze razionali della riflessione metafisica, la quale non viene indebolita ma rinforzata ed approfondita dalla Rivelazione del mistero del Dio-Trinità.” E torna il tema caro a Benedetto XVI, l’ amore di Dio che nella vita di Gesù “attesta un rifiuto radicale di ogni forma di odio e violenza a favore del primato assoluto dell’agape.”
E’ quindi chiaro per il Papa che se “nella storia vi sono state o vi sono forme di violenza operate nel nome di Dio, queste non sono da attribuire al monoteismo, ma a cause storiche, principalmente agli errori degli uomini.” É dimenticare Dio che immerge “le società umane in una forma di relativismo, che genera ineluttabilmente la violenza.” Senza l’apertura al trascendente la regola dei rapporti umani è la violenza “dichiarata o nascosta”, l’uomo perchè non si trovano risposte e l’uomo “diventa incapace di agire secondo giustizia e di impegnarsi per la pace.” Squilibrio per l’uomo nella rottura dei rapporti con Dio e al contrario unità e fraternità dalla riconciliazione con Dio.
Ed ecco ancora un punto fondamentale per il Magistero di Benedetto XVI: da questo deriva la dottrina sociale della Chiesa che “non è un’aggiunta estrinseca, ma, senza trascurare l’apporto di una sana filosofia sociale, attinge i suoi principi di fondo alle sorgenti stesse della fede.” Un modo di rendere effettivo il comandamento della carità. E nella mani di Maria il Papa affida la “intelligenza della fede” che i teologi debbono avere a favore di tutta la Chiesa.
I partecipanti alla plenaria hanno anche organizzato un pellegrinaggio per l’ Anno della Fede a Santa Maria Maggiore.