Migrantes: 25 anni di educazione all’accoglienza

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Quattro giorni di lavori intensi sul tema dell’Educare all’incontro sono stati promossi dalla Migrantes in un convegno che ha aperto le iniziativa per il 25° di Fondazione. Momento clou del convegno – al quale hanno partecipato gli operatori pastorali in Italia e nelle Missioni Cattoliche Italiane in Europa – una celebrazione nella Basilica di San Pietro presieduta dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei e animata da un gruppo di immigrati “Valige musicali” coordinati da sr. Etra Modica, delegata dell’Usmi per il settore mobilità. “Tutti i Vescovi sono qui presenti con affetto, e rinnovano stima e fiducia a questo vitale Organismo che traduce con generosità e intelligenza l’ansia ecclesiale e le indicazioni pastorali dell’intera Conferenza del nostro Paese”, ha detto Bagnasco nell’omelia. E rivolgendosi agli operatori ha sottolineato che “Voi, che per motivi diversi di mobilità o di migrazione, vivete senza particolari radicamenti di luogo, più di altri siete in grado di apprezzare i legami degli affetti nella parentela, nell’amicizia, nella solidarietà, ritrovando lì le radici umane di cui tutti abbiamo bisogno.

Non ci sentiamo stranieri e ospiti da nessuna parte, ma concittadini del mondo in marcia verso il Cielo. Chiudere gli occhi ai fratelli che chiedono un po’ di spazio o lavoro – ha sottolineato Bagnasco – un po’ di accoglienza e di futuro nella reciprocità dell’amore, significa non fare la volontà del Padre e quindi non essere familiari di Cristo”. Al convegno è intervenuto anche il segretario generale della Cei sottolineando che il fenomeno migratorio può essere “l’occasione e la sfida per educare alla differenza, all’inclusione e all’integrazione, a una nuova storia di comunità e di relazioni”. Le migrazioni, infatti, “spingono a costruire nuove relazioni sociali, culturali, ecclesiali, nei confronti dei fratelli separati e di altre religioni”, a partire dalla consapevolezza che “la mobilità e l’incontro tra i popoli, la ‘diaspora’ di molte persone e famiglie è certamente un segno dei tempi”, come ha ricordato il Papa nel messaggio per la Giornata del Migrante e del Rifugiato del 2005, “un campo che provoca all’incontro tra i popoli, al confronto, allo scambio culturale, al dialogo interreligioso”.

Mons, Crociata ha quindi evidenziato che in questa prospettiva, l’immigrazione “è un ambito pastorale ma anche un ‘luogo teologico’ per un rinnovato cammino di Chiesa”, un elemento cioè attraverso il quale “ripensare l’essere e l’agire della comunità cristiana”, in un cammino di “ascolto e di incontro”. “La debolezza culturale più rischiosa – ha poi detto – è cedere alla sfiducia e alla paura”: di qui l’importanza di “richiamare alcuni percorsi educativi” per la “pastorale della mobilità” nelle diocesi. Durante il convegno molte le testimonianze e i progetti attivi nelle varie diocesi italiane e nelle comunità dei nostri connazionali all’estero che dimostrano l’attenzione della chiesa verso questo mondo variegato: immigrati, profughi, richiedenti asilo, rom e sinti, circensi e fieranti, emigrati italiani nel mondo.

Al centro del convegno – ha detto il direttore della Migrantes, mons. Giancarlo Perego – il tema “Educare all’incontro”: “noi oggi abbiamo questa straordinaria occasione di incontrare tantissime persone, di essere viaggiatori. La mobilità che sta crescendo nel mondo, con 214 milioni di persone coinvolte, la mobilità dall’Italia verso l’estero di quattro milioni di persone e dall’estero verso l’Italia di cinque milioni di persone ci porta a domandarci come questi incontri possano divenire occasioni importanti per costruire città, ma anche per costruire Chiesa, e cosa si debba fare per evitare che questo incontro diventi un motivo ulteriore di conflittualità e di divisione sociale”.

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