Cattolici in politica. La diagnosi, la cura

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Sono molto stretti gli orizzonti del mondo politico nostrano. E’ bastato che il papa ripetesse un concetto caro alla dottrina sociale della Chiesa e al Magistero (l’impegno dei cattolici in politica), perché tutto fosse ricondotto a beghe di partito. C’è chi riflette sulla crisi della Dc, chi sulle prospettive attuali, chi ancora sul ruolo della Chiesa. E se quasi tutti danno ragione al papa, pochi hanno il coraggio di dire veramente come stanno le cose. È innegabile che il periodo storico attuale richieda una riscoperta dell’impegno pubblico, del valore del bene comune e anche della politica intesa come servizio. Ma come arrivarci?

Le rivoluzioni si fanno solo investendo nell’educazione, nella capacità di comunicare dimensioni alte, nella disponibilità a coinvolgere le risorse migliori, che rappresentano la vera anima del nostro Paese. In uno scenario simile, i cattolici potrebbero dare un contributo importante. Eppure, il campo viene lasciato ad altri: a chi ha fatto dell’impegno pubblico un mestiere, a chi interpreta il cristianesimo come un pacchetto di valori da difendere in Parlamento con un approccio più moralistico che di sostanza, a chi interpreta l’identità cattolica come espressione di semplice clericalismo.

Tutto il resto sembra passare insecondo piano, a cominciare da una grande verità e cioè che anche la politica può essere scuola di santità, come dimostrano uomini come il beato Alberto Marvelli, il leader della Dc, Alcide De Gasperi, il sindaco Giorgio La Pira. Figure che indicano una via essenziale da percorrere, che rimane ancora valida, al di là dell’alibi dell'”erano altri tempi”.

È in particolare ai giovani che dovrebbe essere rivolta la proposta all’impegno, per superare ritrosie e diffidenza, e capire che i posti lasciati liberi, saranno riempiti da altri, forse non all’altezza. Spiegava il sociologo Franco Garelli, parlando dei giovani cattolici: “L’assenza di impegno politico è uno dei grandi problemi del mondo cattolico. Ci si orienta più sul volontariato che sulla politica, dimenticando che l’impegno nelle istituzioni è uno dei tanti ambitiin cui esprimere non solo un’identità religiosa, ma anche una visione del mondo e della storia.Credo che la Chiesa debba chiamare i giovani a questa ulteriore maturazione per portare inpolitica le migliori energie”.

Parole sante che richiedono a tutti i soggetti educativi di fare la loro parte. È la strada che diverse diocesi hanno già percorso organizzando laboratori per formare i giovani alla politica, ma come sempre, è necessario fare di più. In particolare, non deve mai venire meno la richiesta di regole trasparenti di partecipazione, di accesso concreto alla vita dei partiti, di preparazione reale di quanti sono chiamati a rappresentare e amministrare. E’ questo il vero nodo della questione. Chi di dovere faccia il suo esame di coscienza…

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