Il papa in Sardegna. Famiglia, formazione e fede: le consegne ai giovani
“Famiglia”, “seria formazione spirituale”, “fede sincera e profonda”. Benedetto XVI incontra i giovani della Sardegna e affida loro tre valori e parole chiave, già usati da papa Giovanni Paolo II durante la sua visita a Cagliari nel 1985. Nella piazza Yenne, si ripetono le scene e l’atmosfera tipica di ogni incontro di un papa con le nuove generazioni.
Benedetto XVI si mette subito in dialogo e rinnova l’invito ad andare in profondità, rilanciando il messaggio di speranza del cristianesimo. Un messaggio non sradicato dalla realtà, segnata da “difficoltà e problemi”: “la piaga della disoccupazione” e “la precarietà del lavoro”; “l’emigrazione” e “l’esodo delle forze più fresche ed intraprendenti”, il consumismo e la bramosia di successo. Con una conseguenza: “si è portati a dar valore solo a chi – come si suol dire – “ha fatto fortuna” ed ha una sua “notorietà”, non certo a chi con la vita deve faticosamente combattere ogni giorno”.
In un contesto sempre più individualista, rimangono attuali le indicazioni date da papa Wojtyla il 20 ottobre del 1985. Si comincia dalla famiglia, un progetto di vita che richiede preparazione. Nei fatti, denuncia il papa, “domina una mentalità diversa”, “sono ammesse altre forme di convivenza” e, soprattutto, “si è molto ridotta la capacità dei coniugi di difendere l’unità del nucleo familiare a costo anche di grandi sacrifici”. Da qui, l’invito ai giovani a riappropriarsi del valore della famiglia, amandola “non solo per tradizione”, “ma per una scelta matura e consapevole”. “Preparatevi”, dice il papa, “perché l’amore vero non si improvvisa”. “L’amore è fatto, oltre che di sentimento, di responsabilità, di costanza, di senso del dovere. Tutto questo lo si impara attraverso l’esercizio prolungato delle virtù cristiane della fiducia, della purezza, dell’abbandono alla Provvidenza, della preghiera”.
A seguire, l’invito a mettere al centro la “seria formazione intellettuale e morale, indispensabile per progettare e costruire il vostro futuro e quello della società”. “Chi su questo vi fa degli “sconti” non vuole il vostro bene”, chiarisce il pontefice, ribadendo che “la crisi di una società inizia quando essa non sa più tramandare il suo patrimonio culturale e i suoi valori alle nuove generazioni”. È un tratto dell’attuale “emergenza educativa”, che “per essere affrontata richiede genitori e formatori capaci”, “giovani interiormente aperti”, “appassionati della verità”. Una risposta al nichilismo moderno che “sostiene che non esiste nessuna verità, aprendo così la strada allo svuotamento dei concetti di bene e di male e rendendoli addirittura interscambiabili”.
Il papa parla ai giovani (Foto Reuters)
Ultimo punto è quello di “una fede sincera e profonda, che diventi sostanza della vostra vita”. “Quando si smarrisce il senso della presenza di Dio, – dice il papa – tutto si “appiattisce” e si riduce ad una sola dimensione. Tutto resta “schiacciato” sul piano materiale. Quando ogni cosa viene considerata soltanto per la sua utilità, non si coglie più l’essenza di ciò che ci circonda, e soprattutto delle persone che incontriamo. Smarrito il mistero di Dio, sparisce anche il mistero di tutto ciò che esiste: le cose e le persone mi interessano nella misura in cui soddisfano i miei bisogni, non per sé stesse. Tutto ciò costituisce un fatto culturale, che si respira fin dalla nascita e che produce effetti interiori permanenti”.
La fede, invece, “prima di essere una credenza religiosa, è un modo di vedere la realtà, un modo di pensare, una sensibilità interiore che arricchisce l’essere umano come tale”. “Stando con Gesù, frequentandoLo come un amico nel Vangelo e nei Sacramenti, voi potete imparare, in modo nuovo, ciò che la società non è più in grado di darvi, cioè il senso religioso. E proprio perché è una cosa nuova, scoprirla è meraviglioso”.
In questa prospettiva, “non avrete più paura di perdere la vostra libertà, perché la vivrete in pienezza donandola per amore. Non sarete più attaccati ai beni materiali, perché sentirete dentro di voi la gioia di condividerli. Non sarete più tristi della tristezza del mondo, ma proverete dolore per il male e gioia per il bene, specialmente per la misericordia ed il perdono. Non penserete più alla Chiesa come ad una istituzione esterna a voi, ma come alla vostra famiglia spirituale. Questa è la fede che vi hanno trasmesso i vostri padri. Questa fede voi siete chiamati a vivere oggi, in tempi ben diversi”.