Il Papa: per la sete di Dio serve una pedagogia del desiderio

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Udienza in piazza San Pietro questa mattina per più di 30 mila fedeli che hanno ascoltato la catechesi che Benedetto XVI ha dedicato al desiderio di Dio nel cuore dell’ uomo. Parte dal Catechismo il Papa e arriva ai contesti culturali dell’ occidente secolarizzato nei quali molti “potrebbero infatti obiettare di non avvertire per nulla un tale desiderio di Dio.” Non più atteso o desiderato Dio sembra quasi diventare indifferenti, ma, spiega il Papa “quello che abbiamo definito come «desiderio di Dio» non è del tutto scomparso e si affaccia ancora oggi, in molti modi, al cuore dell’uomo. Il desiderio umano tende sempre a determinati beni concreti, spesso tutt’altro che spirituali, e tuttavia si trova di fronte all’interrogativo su che cosa sia davvero «il» bene, e quindi a confrontarsi con qualcosa che è altro da sé, che l’uomo non può costruire, ma è chiamato a riconoscere. Che cosa può davvero saziare il desiderio dell’uomo?”

E dell’ amore umano e divino parla il Papa nella sua catechesi, ritornando alla sua prima enciclica Deus Caritas est: “Se ciò che sperimento non è una semplice illusione, se davvero voglio il bene dell’altro come via anche al mio bene, allora devo essere disposto a de-centrarmi, a mettermi al suo servizio, fino alla rinuncia a me stesso.”E’ il senso base “della risposta alla questione sul senso dell’esperienza dell’amore passa quindi attraverso la purificazione e la guarigione del volere, richiesta dal bene stesso che si vuole all’altro. Ci si deve esercitare, allenare, anche correggere, perché quel bene possa veramente essere voluto.”

Se l’io si apre alla dimensione del pellegrinaggio da da se stessi fino all’altro. Ma questo amore umano non basta e “l’esperienza umana dell’amore ha in sé un dinamismo che rimanda oltre se stessi, è esperienza di un bene che porta ad uscire da sé e a trovarsi di fronte al mistero che avvolge l’intera esistenza.” Ma è indubbio che un desiderio profondo che nasconde anche qualcosa di enigmatico, non può arrivare direttamente alla fede. “L’uomo- dice il Papa-in definitiva, conosce bene ciò che non lo sazia, ma non può immaginare o definire ciò che gli farebbe sperimentare quella felicità di cui porta nel cuore la nostalgia. Non si può conoscere Dio a partire soltanto dal desiderio dell’uomo.” Cita Pascal il Papa e spiega come “Gli occhi riconoscono gli oggetti quando questi sono illuminati dalla luce. Da qui il desiderio di conoscere la luce stessa, che fa brillare le cose del mondo e con esse accende il senso della bellezza.”

Anche oggi allora in un’epoca “apparentemente tanto refrattaria alla dimensione trascendente, aprire un cammino verso l’autentico senso religioso della vita, che mostra come il dono della fede non sia assurdo, non sia irrazionale.” E parla di” pedagogia del desiderio, sia per il cammino di chi ancora non crede, sia per chi ha già ricevuto il dono della fede.” con due aspetti importanti: imparare o re-imparare il gusto delle gioie autentiche della vita e non accontentarsi mai di quanto si è raggiunto. e bisogna ricordare che “il dinamismo del desiderio è sempre aperto alla redenzione. Anche quando esso si inoltra su cammini sviati, quando insegue paradisi artificiali e sembra perdere la capacità di anelare al vero bene. Anche nell’abisso del peccato non si spegne nell’uomo quella scintilla che gli permette di riconoscere il vero bene, di assaporarlo, e di avviare così un percorso di risalita, al quale Dio, con il dono della sua grazia, non fa mai mancare il suo aiuto.”

Tutti abbiamo bisogno di purificazione e guarigione e “quando nel desiderio si apre la finestra verso Dio, questo è già segno della presenza della fede nell’animo, fede che è una grazia di Dio.” E siamo tutti compagni di viaggio “anche di coloro che non credono, di chi è in ricerca, di chi si lascia interrogare con sincerità dal dinamismo del proprio desiderio di verità e di bene.”

 

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