Il Papa: per il cristiano la morte è stare per sempre nelle mani e nell’ amore di Dio
E’ lì il Papa, con le schiere dei martiri e dei santi, con la moltitudine dei fedeli in preghiera davanti alle tombe de cari, con la Chiesa che è legata tramite le memorie dei morti alle generazioni di ogni tempo. Benedetto XVI ha celebrato questa mattina la messa per i vescovi e cardinali defunti nell’anno passato. Un appuntamento che ogni anno permette al papa di riflettere sul difficile tema della morte. “Come rispondiamo noi cristiani al problema della morte?” Chiede il Papa. La risposta è forte nella dottrina e da un’immagine delicata:
“Rispondiamo con la fede in Dio, con uno sguardo di solida speranza che si fonda sulla Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Allora la morte apre alla vita, a quella eterna, che non è un infinito doppione del tempo presente, ma qualcosa di completamente nuovo. La fede ci dice che la vera immortalità alla quale aspiriamo non è un’idea, un concetto, ma una relazione di comunione piena con il Dio vivente: è lo stare nelle sue mani, nel suo amore, e diventare in Lui una cosa sola con tutti i fratelli e le sorelle che Egli ha creato e redento, con l’intera creazione. Essere nelle mani di Dio ovviamente richiede fede e fiducia, e può nascere anche dalla convinzione che “la morte, paradossalmente, conserva ciò che la vita non può trattenere.”
Questo viene agli uomini dalla visita ai cimiteri: “in modo singolare proprio dalle tombe, che sono rimaste quasi come uno specchio della loro esistenza, del loro mondo: esse ci interpellano e ci inducono a riannodare un dialogo che la morte ha messo in crisi. Così, i luoghi della sepoltura costituiscono come una sorta di assemblea, nella quale i vivi incontrano i propri defunti e con loro rinsaldano i vincoli di una comunione che la morte non ha potuto interrompere.”
Il Papa ci conduce per mano nella storia della Chiesa, nelle catacombe romane e nei piccoli cimiteri di ogni città: “come se noi varcassimo una soglia immateriale ed entrassimo in comunicazione con coloro che lì custodiscono il loro passato, fatto di gioie e di dolori, di sconfitte e di speranze. Ciò avviene, perché la morte riguarda l’uomo di oggi esattamente come quello di allora; e anche se tante cose dei tempi passati ci sono diventate estranee, la morte è rimasta la stessa.”
La morte è una realtà difficile da affrontare, ma oggi che sempre più si cerca o dimenticarla o di ottenerla il Papa offre invece il giusto equilibrio per affrontarla.
“La nostra speranza – spiega il Papa- allora riposa sull’amore di Dio che risplende nella Croce di Cristo e che fa risuonare nel cuore le parole di Gesù al buon ladrone: «Oggi con me sarai nel paradiso» (Lc23,43). Questa è la vita giunta alla sua pienezza: quella in Dio; una vita che noi ora possiamo soltanto intravedere come si scorge il cielo sereno attraverso la nebbia.”
Benedetto XVI ha ricordato il nomi dei cardinali morti negli ultimi 12: “John Patrick Foley, Anthony Bevilacqua, José Sánchez, Ignace Moussa Daoud, Luis Aponte Martínez, Rodolfo Quezada Toruño, Eugênio de Araújo Sales, Paul Shan Kuo-hsi, Carlo Maria Martini, Fortunato Balzelli”.
Discepoli «miti», «misericordiosi», «puri di cuore», «operatori di pace», “amici del Signore che, fidandosi della sua promessa, nelle difficoltà e anche nelle persecuzioni hanno conservato la gioia della fede, ed ora abitano per sempre la casa del Padre e godono della ricompensa celeste, ricolmi di felicità e di grazia.”
E sottolinea il Papa anche il loro “prezioso contributo alla stagione post-conciliare, tempo di rinnovamento in tutta la Chiesa.”
La conclusione del Papa è una invocazione allo “Spirito Santo, per mezzo del quale l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori, a far sì che la nostra speranza non sia vana” e a Maria alla cui “intercessione vogliamo oggi affidare le loro anime, affinché siano da Lei introdotti nel Regno eterno del Padre, attorniati da tanti loro fedeli per i quali hanno speso la vita.”
Nella messa celebrata dal Papa all’ Altare della Cattedra nella Basilica Vaticana hanno partecipato, concelebrando, vescovi e cardinali della Curia e presenti a Roma. Tra le intenzioni di preghiera anche una per “quanti hanno responsabilità civili e sociali” perché lo Spirito Santo “ ispiri loro progetti di giustizia e di pace per il bene dell’intera famiglia umana.”
Dopo la conclusione della messa, come ormai succede da qualche tempo si è canta una antifona mariana.
Ieri pomeriggio alle 18.00 il Papa era sceso nelle Grotte Vaticane per una preghiera privata in suffragio dei Sommi Pontefici che vi sono sepolti.