Numeri ufficiali Covid-19 del 3 novembre 2020. Pericolosità di Sars-CoV-2 non sta nella mortalità, ma nel tasso di ospedalizzazione rapportata alla breve unità di tempo in cui avviene

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Raccontare la verità non è terrorismo mediatico. E lo dice un medico in prima linea, che ne sa più di noi: “L’influenza stagionale causa il ricovero e la morte di molte più persone del Covid-19 ogni anno, ma lo fa nell’arco di 7 mesi non di poche settimane! È un urto assorbibile dal sistema sanitario… e così anche per gli infarti, gli ictus ed i tumori che si distribuiscono nei 12 mesi di un anno solare! Di Covid-19 si muore poco, muoiono una minima parte dei malati, muoiono soprattutto gli anziani con molte comorbilità, lo sappiamo, non siamo scemi, lavoriamo in ospedale da molto più tempo di voi!”.

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi martedì 3 novembre 2020

In isolamento domiciliare: 394.803 (+20.153) (+5,38%)
Ricoverati con sintomi: 21.114 (+1.274) (+6,42%)
In terapia intensiva: 2.225 (+203) (+10,04%)
Deceduti: 39.412 (+353) (+0,90%) [I decessi non sono mai stati così alti dal 6 maggio, quando ancora non era finito il lockdown]

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 153 (-)
Il valore è al livello tra il 21 e 20 marzo 2020 (dal 30 settembre).
Lo ripetiamo per l’ennesima volta: non siamo in una fantomatica “seconda ondata”, ma siamo alla presa con una recrudescenza di quella che è sempre la “prima ondata”.

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione

Per quanto riguarda l’Rt si ribadisce per i teorici dell’attendismo che una leggera discesa di questo valore non esime da misure immediate. Anche un Rt di 1,3-1,4 con questo virus è inaccettabile: basti pensare che l’influenza stagionale, con un Rt stimato intorno a 1,3, genera ogni anno in Italia circa 8 milioni di casi. Con i valori espressi attualmente, a parità di casi, il Sars-CoV-2 porterebbe al ricovero cumulato nel tempo di circa 400.000 persone e di oltre 40.000 in terapia intensiva. In Italia i posti letto sommando Sanità pubblica e privata sono poco meno di 200.000: e non ci si ammala, purtroppo, solo di Covid-19. I dati sui ricoveri giornalieri (circa 1.000 al giorno nell’ultima settimana, ad oggi ci sono in totale 23.339 ospidalizzati) possono sembrare pochi in rapporto alla popolazione italiana. Rendiamo il calcolo più semplice per tutti: un reparto ospedaliero medio conta circa 30 letti; ogni giorno ci giochiamo più di 30 reparti; il tempo di raddoppio dei ricoverati è di circa 2 settimane (Fonte Lab24/Il Sole 24 Ore).

In Ungheria stato emergenza e coprifuoco notturno
L’Ungheria dichiarerà lo stato di emergenza e imporrà un coprifuoco notturno dalla mezzanotte di oggi per arginare la diffusione del coronavirus cinese di Wuhan che minaccia di mettere a dura prova le capacità degli ospedali. Lo ha annunciato il primo ministro, Viktor Orban. “È giunto il momento di nuovi passi, in modo da poter proteggere il funzionamento degli ospedali e la vita degli anziani”, ha detto Orban in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook.

Serve congedo parentale per dipendenti e autonomi
C’è anche “l’autorizzazione al congedo parentale, sia per i lavoratori dipendenti che per gli autonomi, di cui incredibilmente al momento nel Dpcm non c’è traccia” tra le richieste avanzate al governo dal Governatore del Piemonte Alberto Cirio, nell’incontro con le Regioni sulle nuove misure da adottare per far fronte all’emergenza Sars-CoV-2.

La proposta della Sardegna che fu impugnata e annulata
“Se avessero accolto il nostro modello, che ora è presente dappertutto, avremmo controllato gli accessi, filtrato i positivi e non avremmo avuto la recrudescenza che stiamo vivendo”. Christian Solinas, a “Monitor” su Videolina, è tornato così sul tema delle certificazioni di negatività e del “passaporto sanitario”. “Ho adottato un’ordinanza sul controllo e l’effettuazione dei tamponi in porti e aeroporti, che è stata impugnata dal governo e annullata dal Tar, sulla base del fatto che non ci fosse nessuna emergenza”, ha rimarcato il Presidente della regione Sardegna (Fonte SkyTG24).

Siamo nelle mani di un #brancodibalordi che ci porta nel baratro.

Raccontare la verità non è terrorismo mediatico

Da una pagina Facebook: «Cari internettologi, voi che in ospedale non ci avete mai messo piede, ma che vi permettete di sentenziare dall’alto delle vostre tastiere sull’irrilevanza dell’infezione da Covid-19 paragonandone la MORTALITÀ a quella dell’infuenza stagionale, dei tumori, degli infarti, della fame nel mondo ecc. ecc. ecc.
Ebbene ficcatevelo una volta per tutte nella testa LA MORTALITÀ NON È, NON ERA, E NON SARÀ MAI IL PROBLEMA DI QUESTA INFEZIONE VIRALE!
La pericolosità di questo virus è rappresentata dal TASSO DI OSPEDALIZZAZIONE dei malati sintomatici rapportata alla BREVE UNITÀ DI TEMPO (un mese o meno) in cui ciò avviene. Una caratteristica che altre malattie, acute e croniche, NON HANNO e che da sola è capace di mandare a gambe all’aria il sistema sanitario su cui ognuno di voi conta in caso di necessità.
L’INFLUENZA STAGIONALE causa il ricovero e la morte di molte più persone del Covid-19 ogni anno, MA LO FA NELL’ARCO DI 7 MESI non di POCHE SETTIMANE! È un urto assorbibile dal sistema sanitario… e così anche per gli infarti, gli ictus ed i tumori che si distribuiscono nei 12 MESI DI UN ANNO SOLARE!
Di Covid-19 si MUORE POCO, muoiono una minima parte dei malati, muoiono soprattutto gli anziani con molte comorbilità, LO SAPPIAMO, NON SIAMO SCEMI, lavoriamo in ospedale da molto più tempo di voi!
I malati di Covid-19 più seri NON MUOIONO ma SATURANO IL SISTEMA SANITARIO, rimanendo ricoverati per un periodo variabile da 10 a 30 giorni ed OCCUPANDO POSTI LETTO (intensivi o semintensivi), che non potranno essere usati da ALTRI che arriveranno nello stesso periodo con altre patologie (infarti, ictus, tumori, incidenti stradali, urgenze chirurgiche, ecc.) …e uno di questi “senza posto” potreste essere voi o un vostro caro!
Noi sanitari NON SIANO UNA MASSA DI PECORONI BELANTI dalla scarsa apertura mentale e sottomessi al grande complotto delle BigPharma! Non amiamo mascherarci ogni giorno con le FFP2, maschere, guanti, tute e visiere per prepararci ad Halloween 2020.
Chiunque vi cerca di convincere dell’inesistenza del problema Covid snocciolandovi meme, post e grafici comparativi basati sulla MORTALITÀ DEL COVID-19 non fa che dimostrare la sua profonda ignoranza in ambito medico-scientifico, e siete autorizzati a MANDARLI AFFANCULO DA PARTE DI TUTTI NOI OPERATORI SANITARI.
Tiziano Stocca, medico radiologo».

Certamente, i morti di COVID-19 avevano sì un’età e/o varie malattie che non avrebbero permesso loro di vivere a lungo. Ma sono morti PER IL COVID. Non per le altre patologie. Gli ospedali si stanno riempiendo (e di questo abbiamo parlato pocanzi). Questo non è soggettività o terrorismo mediatico. Stiamo parlando di gente che sta male. In pronto soccorso i malati di Covid-19 vengono portati solo a ragion veduta. Chi è malato con febbre non particolarmente alta viene seguito a distanza dal Servizio Sanitario Nazionale a domicilio.

Chi non lavora dentro un ospedale pensa di sapere come stanno le cose più di chi ci lavora. Da marzo parlo regolarmente con dei professionisti della sanità. Parlando ieri notte con un medico di emergenza di lunga corsa, che lavora in un pronto soccorso, mi ha detto che gli ospedali toscani scoppiano. Che non si possono curare le altre patologie. Che siamo vicini al collasso sanitario. Che il lockdown è inevitabile. Che gli operatori sanitari fanno un tampone ogni 3 giorni. Che nel suo reparto due colleghi sono out. Dice che lui stesso rischia la vita ogni giorno. Dice che io alla mia età per il Sars-CoV2 sono una preda succosa (e di questo sono consapevole e quindi mi comporto di conseguenza), come lui stesso. Infatti, usando il buon senso da marzo, non faccio più vita sociale, per libera scelta. Faccio di tutto per non fare la conoscenza diretta del coronavirus cinese di Wuhan. Chi non sta in casa e esce per motivi futili, per andare a fare assembramenti, senza le protezioni individuali e tutti gli accorgimenti del caso, prima o poi il virus lo becca. Io faccio solo la spesa in orari e luoghi di bassissimo affollamento e per il resto sto in casa. Altre cose non faccio. Porto sempre mascherina quando esco, anche nelle scale del condominio, mi lavo e disinfetto di continuo le mani, rispetto e faccio rispettare le distanze.

In conclusione, Cesare Damiano (Pd) l’ha detto come la penso io: “Per 27 giorni nel tunnel del virus. Chi può stia a casa, ma lockdown anagrafici inconcepibili”. E così siamo arrivato al punto dolens, che ha fatto discutere tanto in questi giorni. Una questione ben più seria del tweet inqualificabile (di cui abbiamo già parlato ieri) del Governatore della Liguria Giovani Toti, dell’opportunità o meno di isolare gli over 70 per proteggerli dal Covid-19. E lo facciamo con quanto scritto dal Foglio e dal Corriere della Sera.

Ancora su pro e contro del separare gli over 70 per proteggerli dal Covid-19
di Luca Angelini
Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera, 3 novembre 2020

Ma è o non è una buona idea provare a tenere separati gli over 70 dal resto della popolazione per proteggerli dal Covid-19, visto che sono la fascia d’età più a rischio? La proposta, che abbiamo ripreso nella rassegna stampa del 29 ottobre, era stata lanciata sul Foglio da Carlo Favero, Andrea Ichino e Aldo Rustichini. E, proprio sulla prima pagina del Foglio, si schierano su fronti opposti il direttore, Claudio Cerasa, e il biologo Enrico Bucci, che da mesi offre il suo punto di vista scientifico sulla pandemia (anch’esso spesso riproposto in questa rassegna).
A Cerasa l’idea sembra senz’altro buona. «Se è vero, come si dice e come ha ripetuto anche il premier Giuseppe Conte sulle colonne di questo giornale, che l’emergenza finirà quando le persone a rischio saranno messe al sicuro attraverso la somministrazione di un vaccino, non è del tutto razionale provare a ragionare su come mettere al sicuro le persone più a rischio già oggi per provare a rendere l’emergenza un po’ più sostenibile rispetto a oggi?». E quali sarebbero le misure concrete che si potrebbero prendere? Più o meno quelle già indicate da Favero, Ichino e Rustichini: «Per esempio, consentire ai docenti anziani di insegnare in modo telematico da casa. Per esempio, stabilire ingressi nei supermercati a seconda delle fasce d’età. Per esempio, separare in modo rigido i mezzi di trasporto dedicati agli anziani da quelli dedicati ai più giovani. Per esempio, mettere a disposizione delle persone più anziane un personale dedicato all’interno degli studi dei medici. Per esempio, rendere obbligatorio il lavoro da casa per tutti coloro che appartengono a una fascia a rischio. Per esempio, creare aree separate anche all’interno dei luoghi di ristorazione».
Sembrano misure di buon senso. Bucci, però, è di tutt’altro avviso. E scrive che «l’isolamento di una fetta della popolazione, anche se fosse concretamente attuabile – e non lo è – non sembra razionalmente sostenibile». Gli eventuali benefici gli sembrano di corto periodo e i rischi sul lungo periodo notevoli. «Cominciamo dal primo punto: l’effetto sugli ospedali. Se anche gli ultrasettantenni costituissero una fascia ampia degli ospedalizzati (diciamo il 50 per cento), sottrarre al virus il 20-30 per cento della popolazione suscettibile attraverso un efficientissimo isolamento significherebbe al massimo ritardare di un periodo di raddoppio il riempimento degli ospedali, perché i milioni di cittadini suscettibili e non isolati basterebbero abbondantemente a raggiungere la soglia di saturazione del sistema sanitario». Anche se, si potrebbe obiettare, gli under 70 potrebbero avere in misura molto minore necessità di essere curati in ospedale.
Ma c’è un secondo punto: «Se anche tenessimo a tempo indefinito una fascia ampia di popolazione in isolamento, la circolazione del virus nel resto della popolazione continuerebbe, e sappiamo che comunque non cesserebbe. Questo significa che, al rilascio dell’isolamento selettivo, avremmo improvvisamente un riempimento del serbatoio dei suscettibili, e quindi una nuova ondata epidemica, che peraltro colpirebbe selettivamente proprio i più anziani che vivano in comunità – vanificando lo sforzo di protezione che vorrebbe essere la giustificazione etica dell’isolamento stesso. Ciò non avviene se, invece, si controlla in maniera omogenea la diffusione del virus nell’intera società, rallentando ed appiattendo la curva epidemica». Un’obiezione forse contestabile se il vaccino, che andrebbe prioritariamente somministrato alle fasce più a rischio, fosse dietro l’angolo. Ma così, purtroppo, non pare (anche se Cerasa ricorda che, secondo il direttore dell’area Ricerca e sviluppo dell’oncologia di AstraZeneca, alla fine del primo trimestre 2021, il vaccino sarà «in una fase avanzata di distribuzione»).
Infine, Bucci scrive che quel che vale per gli over 70 dovrebbe valere per altre categorie a rischio: per gli obesi, o per chi ha patologie pregresse. E più per gli uomini che per le donne. A questo punto, per Bucci, si finirebbe per ridurre «la nostra società a una serie di scatole in “isolamento selettivo”, colpendo questo o quell’insieme di persone. Molto meglio, invece, la riduzione strategica dei contatti per tutti (bolla sociale), il tracciamento, l’isolamento dei positivi, le zone rosse e quelle misure che hanno già dimostrato di funzionare, ove siano state applicate davvero; anche se, al momento, tutte queste misure sembrano tardive, e probabilmente saremo costretti a pagare gli errori commessi almeno per qualche settimana». (Se poi volete approfondire la faccenda, leggete l’intervista di Gianni Santucci al geriatra Luigi Bergamaschini e il commento di Gian Carlo Caselli sul Corriere Torino).

Foto di copertina: in diversi ospedali l’attesa delle ambulanze in coda ai pronto soccorso può durare ore e in alcuni casi anche intere giornate.

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