il cardinal Betori commenta il Messaggio del Sinodo con i giornalisti

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“Tutto nasce dallo Spirito, passa attraverso l’annuncio, si realizza nell’incontro e si fa missione verso gli altri”. Così il cardinale Giuseppe Betori, presidente della Commissione che lo ha redatto, sintetizza il senso del Messaggio al Popolo di Dio della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che è stato approvato stamane per acclamazione dall’Assemblea sinodale. Esso adopera un linguaggio “più biblico, che teologico in senso stretto” e presenta un tono “esortativo, ma soprattutto incoraggiante”, spiega il cardinale. Guarda positivamente le sfide del tempo presente, ricordando che negli interventi in Aula la parola “sfida” era sempre accompagnata dalla parola “occasione”. “Ci sono delle sfide, dei problemi di fronte a noi, ma queste sono delle opportunità per la Chiesa” nota Betori.

“Scopo del Messaggio – premette l’arcivescovo di Firenze – non è dire cosa dobbiamo fare da ora in poi: questo lo diranno le Proposizioni e il Santo Padre poi riconfigurerà il tutto nell’Esortazione. Il Messaggio è incoraggiamento: il Signore guida la storia con il suo Spirito, Egli è il risorto vivente sulla strada degli uomini. Questo dà serenità e coraggio ai credenti nell’affrontare quelle che sono le problematiche nuove, in questo nostro tempo”. È questo coraggio della fede il vero leitmotiv del Messaggio, che è stato presentato questa mattina ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa alla quale oltre al cardinale Betori sono intervenuti il vicepresidente della Commissione e neo cardinale Luis Antonio Tagle e il segretario speciale del Sinodo, monsignor Pierre-Marie Carré.

Il lavoro di redazione del Messaggio

Betori definisce la formulazione del testo “una bellissima esperienza di comunione tra i Vescovi, perché esso nasce anzitutto dall’ascolto di ciò che è stato detto in Assemblea, non ci sono concetti che vengono da fuori”. “Un ottimo Messaggio – ritiene monsignor Carré –, forse un po’ lungo, ma non è facile raccogliere così tante proposte e suggestioni in un testo breve”.

Illustrando il lavoro di redazione, il cardinale Betori ha affermato che si è svolto “attraverso la riflessione e un ascolto che ha cercato di dare ordine alle cose dette. Tutti si sono ritrovati nel testo, la cui impostazione è rimasta molto simile alla Bozza”. Sulle “procedure democratiche” che dividono, poiché “si crea una maggioranza e una minoranza”, hanno prevalso le “procedure comunionali”, che “uniscono perché chiedono a ciascuno di dare un contributo e di riconoscere come proprio quello che è un lavoro fatto dal contributo di tutti”. “Non esiste una maggioranza e una minoranza all’interno di questo Messaggio – ha aggiunto il cardinale –, ma una sintesi comunionale che non ha provocato spaccature, ma ha inteso dare voce alla sensibilità di vescovi che provengono da tutto il mondo”. La Commissione presieduta da Betori e Tagle ha condotto collegialmente il lavoro. Era composta dai cardinali Alencherry, Pengo, Dolan, Schönborn, Ravasi, dagli arcivescovi Villegas e Dew e da padre Adolfo Nicolás. A questi membri eletti, il Papa ha aggiunto gli arcivescovi Da Rocha di Brasilia e Léonard di Bruxelles.

“I problemi sono stati affrontati, nessuno ha finto che non ci fossero – ha rilevato monsignor Tagle –. Noi siamo credenti e crediamo che lo Spirito del Signore sia principio e fonte di ogni miglioramento. Questo ottimismo non ci ha mai abbandonato”.

“Più erano difficili le situazioni da cui i vescovi provenivano, più sereno lo sguardo con cui si ponevano di fronte al futuro della Chiesa” ha raccontato riferendosi agli interventi in Aula il cardinale Betori, che ha aggiunto: “Noi non possiamo aver paura, perché se ne avessimo negheremmo la presenza di Cristo e del suo Spirito nella storia”.

Il Messaggio contiene inoltre un’esortazione continente per continente: “È vero che le condizioni globalizzanti che caratterizzano la nostra società rendono certi fenomeni presenti ovunque, ma è anche vero che le situazioni culturali e sociali sono ancora molto diversificate a seconda dei continenti”, considera Betori.

Per monsignor Tagle il Messaggio “riflette in modo fedele le preoccupazioni dei vescovi, degli esperti e degli uditori. In molte parti rappresenta una Chiesa umile, a volte confusa come il resto dell’umanità, che soffre per il cambiamento, ma condivide le ferite inflitte all’umanità. Parla il linguaggio della gente e si rivolge a tutti i continenti: avviene la comunione, ma v’è spazio per la diversità, per attuare il Messaggio nei vari contesti”. E ricorda: “L’umiltà non è una strategia, ma il metodo di Gesù”.

No ad una “visione catastrofista”

Tra la prima e la seconda bozza del testo c’è stata una novità, ha confidato il cardinale Betori: “La Chiesa è viva: un’affermazione esplicita, perché non dobbiamo accettare una visione catastrofista. È una Chiesa viva, che ha grandi esperienze che vanno più comunicate e condivise”. Monsignor Carré parla della Chiesa in Francia, che “passa da un periodo in cui v’erano legami tra società e Vangelo, alla situazione di un mondo che non ha punti di riferimento molto chiari. Però è una Chiesa viva che continua a marciare e ad andare avanti nella fede e nella fiducia”. “Al Sinodo – riferisce Tagle – ho sentito alcuni interventi sulla diminuzione dei praticanti, su chiese e parrocchie chiuse, sul senso religioso che viene scemando. In Asia siamo minoranza, ma è normale, e vediamo questa vitalità della Chiesa che dà testimonianza, pur essendo minoranza”.

Il dibattito

Le domande dei giornalisti hanno spaziato su vari temi. Sui divorziati risposati è stata ribadita dal cardinale Betori la linea espressa dal Papa all’incontro con le Famiglie del giugno scorso a Milano: “Accoglienza, ma disciplina per quel che riguarda l’accesso ai sacramenti”. Sulle migrazioni ha risposto monsignor Tagle: “Esse presentano l’aspetto negativo di essere strappati dal proprio Paese, perché c’è qualcosa che manca”. In questo caso la migrazione è “penosa”, ma può trovare un senso attraverso il “radicamento nei Paesi di nuova destinazione”.

Storia ed eternità

Al punto 7, fa infine notare il cardinale Betori, sono accostate famiglia e vita consacrata. “La famiglia – spiega il porporato – è il luogo in cui emerge la novità del Vangelo nella storia. Ma dobbiamo spingerci oltre questo tempo e questa storia e proiettarci verso l’eternità. E il segno dell’eternità nella storia è dato da coloro che testimoniano che la vita ha un altro e definitivo esito nell’eternità di Dio. La vita eterna illumina il presente, ma è qualcosa che va oltre”.

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