Anche in Irak si è aperto l’Anno della Fede

Il sito Baghdadhope ha riportato la notizia che anche a Baghdad è stato aperto l’Anno della Fede con una celebrazione eucaristica, nella cattedrale di San Giuseppe, presieduta da mons. Jacques Isaac, ausiliare patriarcale caldeo e da mons. Yousif Abba, vescovo siro cattolico di Baghdad, concelebrata insieme a mons. Giorgio Lingua, nunzio apostolico in Giordania ed Iraq che ha pronunciato l’omelia, mons. Jean B. Sleiman, vescovo latino di Baghdad, mons. Emmanuel Dabbaghian, vescovo armeno cattolico dell’Iraq, mons. Gewargis Sliwa, vescovo di Baghdad della Chiesa dell’Est e rappresentanti di altre chiese a dimostrazione di una volontà da parte di tutti i cristiani in Iraq di unirsi in nome della fede in un solo Dio che li accomuna al di là dei particolarismi di rito e di riconoscimento di autorità diverse. Nel corso della cerimonia, cui ha partecipato anche Raad Kachaci, presidente dell’ufficio governativo per i cristiani e le altre religioni, e che è stata trasmessa in diretta dal canale televisivo iracheno Al Sumaria, padre Albert Hisham ha riassunto ai fedeli il significato e le tappe principali dell’Anno della Fede attraverso la proiezione di alcune diapositive.
Inoltre in un incontro a Najaf, il nunzio apostolico di Iraq e Giordania, mons. Giorgio Lingua, ha consegnato all’ayatollah ʿAlī al-Sīstānī, figura religiosa più in vista della città santa sciita, l’Esortazione post-sinodale ‘Ecclesia in Medio oriente’: “Lo scopo della visita a Najaf era quello di visitare i luoghi cristiani scoperti in quella città. Al Sistani ci ha concesso una visita di cortesia durante la quale gli ho consegnato l’esortazione ‘Ecclesia in Medio oriente’ ed abbiamo commentato il recente viaggio del Papa in Libano risultato molto significativo anche per il dialogo interreligioso”. Nell’incontro, inoltre, è stato sottolineato quanto i cristiani siano parte integrante ed antichissima del tessuto sociale iracheno.
E nell’omelia della messa di apertura dell’Anno della Fede, di mons. Giorgio Lingua il termine più ricorrente è stato l’amore ’ di Dio che permette all’uomo di superare qualsiasi difficoltà nella convinzione che, come diceva San Tommaso Moro: ‘Non accade nulla che Dio non voglia ed io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio’: “Riflettendo sul significato di un ‘Anno della Fede’ mi sono chiesto: ma io credo veramente? e mi sono reso conto che esistono solo due possibilità: o credere o non credere. Ma qual è la differenza tra credere e non credere? Cosa deve cambiare nella mia vita se credo? La fede, infatti, ‘è un dono che interpella la nostra libertà e attende la nostra risposta’, ricorda ancora il Papa nell’Esortazione Apostolica Ecclesia in Medio Oriente… E’ viva in me, in noi, la fede nell’amore di Dio? E che differenza c’è tra credere al Suo amore o non crederci? Credere all’amore di Dio significa innanzitutto aver fede nella sua Divina Provvidenza, nonostante tutto! Significa credere che nulla succede a caso, ma tutto è voluto o permesso dal Suo amore. Credere in ‘Dio-Amore’ vuol dire allora avere la certezza che tutto quello che mi accade, tutto quello che ci accade è per il nostro bene!”
Compreso l’amore di Dio, mons. Lingua ha spiegato la consistenza della fede cristiana: “Certo, la fede nell’amore di Dio è comune a tutte le religioni. Anche i nostri fratelli musulmani credono in Dio clemente e misericordioso. Allora dobbiamo domandarci: dov’è, dunque, lo specifico della nostra fede? ‘Dio è Amore’ perché è Uno e Trino. Le tre persone della Santissima Trinità, che sono un solo Dio, si amano dall’eternità. Non potrebbe essere amore eterno se non ci fosse stata la possibilità di una relazione eterna. Ma come si fa a credere una cosa del genere? Come si fa a pensare, ad immaginare che un solo Dio sia composto da tre Persone e che tutte e tre sono l’Unico Dio? La nostra fede non può essere concepita senza una rivelazione. Senza che il Figlio stesso di Dio ci abbia fatto conoscere l’intimità di Dio, il suo cuore. La nostra fede si fonda su un avvenimento: la risurrezione di Cristo, del Figlio di Dio fatto uomo: ‘se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede’. Cristo risorto, è questo il punto di partenza della nostra fede! Credere nella risurrezione non è qualcosa di dimostrabile. Per questo la fede è un dono. Questa fede ci è stata trasmessa, e noi l’abbiamo accolta, e vi abbiamo aderito, non solo perché avevamo fiducia nei nostri genitori, ma perché ne abbiamo fatto esperienza”.
Riprendendo le parole di papa Benedetto XVI nel recente viaggio libanese, il nunzio apostolico ha incoraggiato i fedeli iracheni a non scoraggiarsi, perché la fede illumina la realtà quotidiana: “Come sapete nel recente viaggio di Papa Benedetto XVI in Libano, il Santo Padre ha auspicato che i cristiani non abbandonino queste terre che hanno visto i primi passi della storia d’amore tra Dio e l’umanità ed ha detto che dobbiamo fare di tutto per aiutarli a rimanere. E’ facile chiedere di rimanere, ma come convincere coloro che incontrano enormi difficoltà ogni giorno? Credo che solo questa fede, solo vedendo il volto del Crocifisso nelle contrarietà della vita, nelle difficoltà di ogni giorno, può dare la forza di rimanere, di non fuggire. Solo chi ama veramente Gesù crocifisso e abbandonato può trovare la forza e il senso nelle difficoltà e superare le prove… Coraggio, dunque!
Ridiciamo il nostro Sì a Cristo e all’amore misericordioso di Dio. Solo Lui può donarci un cuore capace di amare e di perdonare. Solo Lui può liberarci dalle nostre paralisi e dai nostri dubbi. Solo Lui può rialzarci e rimetterci in cammino. Deboli o lontani che siamo non dobbiamo abbatterci, perché in Cristo, venuto a liberarci dai nostri peccati, è la nostra speranza. Chiediamo al Signore in questo Anno della Fede di aumentare la nostra poca fede. Vedremo le cose in modo diverso, vedremo la realtà (l’amore di Dio) oltre l’apparenza (le fatiche umane). Cristo crocifisso-risorto è la speranza dei disperati, è la consolazione degli afflitti, è la gioia dei tristi, è la vita di coloro che sperimentano la morte. È il fondamento della nostra fede!”. Nel frattempo, ad Ankawa, sobborgo di Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, all’interno di un’area di 30mila mq messa a disposizione dalla Chiesa caldea, sabato 20 ottobre è stata posta la prima pietra della futura Università cattolica. Alla cerimonia è intervenuto anche il governatore di Erbil, Nawzad Hadi Mawlood, che ha espresso il pieno sostegno delle istituzioni civili ad un progetto accademico considerato di grande impatto sociale.