Sinodo, monsignor Gmür: la Chiesa deve dialogare ed essere vicina alle domande della gente
“Non tutte le persone vivono come noi pensiamo che dovrebbero vivere – ha premesso monsignor Gmür –. Come possiamo avvicinarci a queste persone che vivono in forme di famiglia un po’ diverse?” si è quindi chiesto. Bisogna considerare queste domande: “Dobbiamo essere coscienti che ci sono diverse realtà: le coppie che vivono insieme preparandosi al matrimonio sono diverse da quelle che non vogliono il matrimonio perché non ci credono”. Circa le convivenze, il “concubinato”, ha notato che bisognerebbe sapere perché un uomo e una donna vivono insieme senza sposarsi. “Forse perché si sentono più liberi, o hanno paura del divorzio, o non pensano al futuro, se vogliono o meno dei bambini”. “Ogni caso è unico” ha specificato, citando quello dei divorziati che hanno un nuovo matrimonio, e che sono considerati peccatori e non ammessi all’eucarestia. “Io conosco una coppia che è sposata da 50’anni – ha proseguito –, anche se entrambi avevano un precedente matrimonio di uno o due anni. Questi 50’anni non valgono niente? La famiglia che hanno creato e in cui hanno vissuto non vale niente, è soltanto una realtà peccatrice?”. Le vie possibili sono diverse, ma “si deve prendere sul serio che è un problema, un problema della Chiesa come Corpo, come comunità”.
Riguardo ai laici, monsignor Gmür ha constatato che in Svizzera ci sono un gran numero di parrocchie, mentre mancano i preti. “E allora chi deve fare l’evangelizzazione? Chi deve avvicinarsi ai giovani, agli studenti nelle scuole, o al mondo del lavoro?” si è domandato. “Sono sempre i laici, e penso che alcuni che hanno una responsabilità specifica per l’evangelizzazione dovrebbero ricevere una missione ufficiale, un riconoscimento che attesti che operano a nome della Chiesa, non per conto privato” ha risposto. “Nei gruppi linguistici v’è un’ampia discussione sul ruolo dell’uomo e della donna laici nell’ambito della nuova evangelizzazione – ha detto –. Questa varia da Paese a Paese, forse bisogna sviluppare vie nazionali, o per diocesi, rispettando le varie culture” ha ipotizzato. Interrogato sugli abusi sessuali da parte dei sacerdoti, il vescovo ha replicato che vale l’insegnamento rivolto ad ogni bambino: “Se hai commesso un errore, vai e chiedi scusa. Anche noi come Chiesa possiamo fare questo. E poi si fa giustizia in tribunale”. “Io posso prendere solo misure canoniche – ha aggiunto –, poi c’è il processo in tribunale”. Ma “chiunque è a conoscenza di un reato lo deve denunciare”.
Sono state quindi trattate alcune questioni prettamente svizzere. Sul caso dei cinque parroci che in giugno si sono rifiutati d’inviare a Roma le offerte per l’obolo di San Pietro, monsignor Gmür ha osservato che sono stati richiamati dai superiori. Ma contemporaneamente sono state richieste al Vaticano delle indicazioni per conoscere a cosa vengano destinate le offerte e così rispondere a un desiderio di trasparenza espresso dai cittadini svizzeri. Sull’iniziativa anti-minareti del 2009, ha invece riferito che i vescovi erano contrari ad essa, ritenendola contro il Vaticano II. “I rapporti con i musulmani adesso si sono normalizzati, ma l’iniziativa ha ferito la libertà religiosa”.
I lavori dei Circoli minori
Ieri si sono riuniti i Circoli minori per la stesura e l’approvazione dei progetti di testi per le Proposizioni, cioè le formule riguardanti alcuni argomenti considerati importanti dai Padri, che poi vengono proposti al Papa. La prima fase dei lavori ha riguardato la discussione sui punti principali della Relatio post disceptationem, e si è conclusa con l’approvazione delle Relazioni dei Circoli minori, che i Relatori hanno presentato nella XVII Congregazione Generale di questa mattina, 19 ottobre. Le Relazioni raccolgono i suggerimenti e le riflessioni dei membri di ogni Circolo, le opinioni convergenti e quelle eventualmente contrarie, costituendo una proiezione fedele dei pareri della maggioranza, nonché quelli dell’eventuale minoranza. Esse rappresentano la prima sintesi del lavoro sinodale e contengono in embrione gli elementi per il consenso generale del Sinodo stesso, da cui trarre l’elenco definitivo delle Proposizioni.
I Circoli Minori sono 12: 1 in lingua tedesca, 2 in francese, 2 in spagnolo, 3 in italiano, 4 in inglese. I relatori dei Circoli in lingua italiana sono: padre Renato Salvatore, Superiore Generale dei Camilliani, monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Le Relazioni dei Circoli minori in lingua italiana
Nella sua Relazione, padre Salvatore ha ribadito che scopo primario della nuova evangelizzazione è di “far rinascere una fede tiepida con un rinnovato impegno che si caratterizzi per il suo ardore, per i suoi metodi e per la sua espressione”. Ha manifestato il desiderio che venga riaffermata nel testo sinodale la “primaria importanza della Bibbia che per lo più i cattolici non conoscono”. Ha inoltre riferito le proposte di istituire il “ministero del catechista”, come pure di “affidare anche alle donne il ministero del lettorato, attualmente proibito dal diritto canonico”.
Monsignor Forte ha notato come il Sinodo sia stato “una vera grazia per la Chiesa e per il mondo”, nonché una “straordinaria occasione per condividere esperienze di pastori di tutto il mondo”. Nella sua Relazione, ha individuato come elementi costitutivi della nuova evangelizzazione: il riferimento alla Parola di Dio; la dimensione contemplativa, che si nutre continuamente della preghiera, specialmente liturgica, e che comporta la chiamata incessante alla conversione; la comunione ecclesiale vissuta in obbedienza ai Pastori.
Non poche sono le difficoltà che incontra oggi l’annuncio del Vangelo, dalla persecuzione religiosa a una diffusa indifferenza. I Padri hanno ribadito che il Vangelo “è sì una visione totale della vita e del mondo, ma non ha nulla di violento, è anzi la buona novella dell’amore e della pace”. Perché sia incisivo, occorre rivolgersi all’interlocutore “con simpatia e amicizia”, considerando le diversità delle varie culture cui ci si indirizza.
Tutti i battezzati – vescovi, presbiteri e diaconi, i movimenti, i cristiani laici, la famiglia, i catechisti, i consacrati – sono protagonisti della nuova evangelizzazione, che si realizza anzitutto con la santità, rivolgendo particolare attenzione all’educazione delle giovani generazioni, alla cura dell’iniziazione cristiana, all’uso dei mezzi di comunicazione sociale, al dialogo fra scienza e fede (“Non tutto ciò che è tecnicamente possibile è eticamente giusto”), alla via della bellezza, alla dimensione ecumenica e, infine, all’impegno per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato.
Monsignor Fisichella ha in primo luogo sottolineato che l’odierno contesto culturale, che presenta i tratti del secolarismo, “possiede elementi di indiscussa complessità”. Ad esso bisogna opporre “nuove categorie del sapere teologico”, che sappiano esprimere “i contenuti di mistero e comunione”, e offrire una “nuova visione dell’antropologia, mostrando l’importanza della persona come relazione, fonte di rapporti interpersonali, di comunione e di amore”. Ha parlato poi di “conversione pastorale”, come “consapevolezza di una rinnovata esigenza di attenzione al momento presente e alle domande del nostro contemporaneo”. L’arcivescovo si è soffermato sull’ars celebrandi, che può aiutare a scoprire la bellezza del mistero evocato, e in cui svolge un grande ruolo l’omelia, mentre dovrebbe tornare al centro della vita del credente il sacramento della riconciliazione. La famiglia mantiene un “insostituibile ruolo di trasmissione della fede”, cui sono di aiuto i nonni. Il Circolo ha espresso molti dubbi riguardo l’istituzionalizzazione del ministero dei catechisti. È stata infine riaffermata l’importanza del Credo quale “preziosa sintesi della fede che merita di essere studiato a memoria e divenire di nuovo la preghiera quotidiana dei credenti”.
Gli interventi degli uditori
“A maggior ragione oggi che le famiglie sono disunite e spesso abdicano al loro ruolo educativo – ha ricordato il catechista romano Tommaso Spinelli durante gli interventi al termine delle Relazioni –, i sacerdoti testimoniano ai giovani la fedeltà ad una vocazione e la possibilità di scegliere un modo di vivere alternativo e più bello rispetto a quello proposto dalla società”. Però oggi hanno perso “carisma e cultura”, “si adattano al pensiero dominante”. Stessa cosa avviene “nelle liturgie che nel tentativo di farsi originali diventano insignificanti”. È seguito un forte richiamo: “Sacerdoti, vi chiedo di trovare il coraggio di essere voi stessi. Non temete perché lì dove sarete autenticamente sacerdoti, lì dove proporrete senza paura la verità della fede noi giovani vi seguiremo”. La suora giapponese Immacolata Fukasawa ha invitato a “lasciare che il carisma sia in noi religiosi una passione che trasformi in un abbraccio compassionevole ogni dolore e incoraggi la vita”. Jesús Higueras Esteban, parroco spagnolo, ha insistito sulla ricerca della “serietà eucaristica”, troppo spesso accantonata nella Messa e nell’Adorazione eucaristica, “lasciandola all’arbitrio di una pretesa creatività liturgica che riempie di disgusto i nostri fedeli”. Ma ha anche esortato i laici a farsi carico dei sacerdoti, soprattutto di quelli soli, e a creare spazi perché si sentano amati e accompagnati nella ricerca della santità personale. Ewa Kusz, già presidente della Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari, ha invece sostenuto che bisogna incontrare le persone ferite, anche a causa della Chiesa, oltre che dalla vita.
Un conto corrente dei Padri sinodali per la Siria
Il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, monsignor Nikola Eterovic, ha richiamato stamattina in Aula le parole del cardinale Bertone, segretario di Stato, circa la Delegazione in Siria disposta dal Santo Padre, annunciando l’apertura di un conto corrente presso lo Istituto per le opere di religione, sul quale i Padri sinodali potranno versare un contributo economico personale, che si sommerà a quello della Santa Sede.