Al Sinodo dei Vescovi la simbiosi tra scienza e fede

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La recente assegnazione del premio Nobel per la medicina al ricercatore giapponese Shinya Yamanaka è l’ennesima dimostrazione che non c’è alcuna ‘rottura’ tra scienza e fede, anzi la scienza ha spesso aiutato la fede così come la fede è venuta in aiuto alla scienza. Questo fertile connubio plurisecolare è stato esaminato durante l’ottava congregazione generale del Sinodo dal prof. Werner Arber, docente di microbiologia nel Biozentrum dell’Università di Basilea, sul tema ‘Riflessione sulle relazioni tra le scienze e la fede religiosa’. Il prof. Arber è un microbiologo e genetista svizzero; insieme ai ricercatori americani Hamilton Smith e Daniel Nathans, Werner Arber ha condiviso il premio Nobel in medicina nel 1978 per la scoperta degli enzimi di restrizione. Il concetto di virus ibridi trasducenti è stato successivamente utile come modello per il progetto di clonare vettori nella tecnologia ricombinante del DNA. Fra i molti riconoscimenti, premi e titoli accademici, Werner Arber è membro del World Knowledge Dialogue Scientific Board, professore associato dell’Accademia delle Scienze del Terzo Mondo (TWAS) (1997) e Presidente del Consiglio Internazionale delle Unioni Scientifiche (ICSU) (1996-1999). Nel gennaio 2011 papa Benedetto XVI lo ha nominato Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, facendone il primo protestante a ricoprire tale ruolo.

 

 

Nel suo intervento il professore ha ricordato che “La curiosità è una caratteristica fondamentale della mente umana. Da una parte rappresenta la forza motrice della ricerca scientifica che cerca di scoprire le leggi naturali. Dall’altra, la curiosità è anche alla base dell’interesse di ogni essere umano di conoscere le leggi fondamentali della natura che sono essenziali alla sua ricerca di senso e di verità. Mentre la scienza finora non è riuscita a trovare risposte pertinenti a tutti gli interrogativi sollevati, soprattutto a quelli che trascendono la sfera naturale, diverse credenze (comprese quelle che affondano le loro radici nella religione) hanno un loro ruolo nel dare risposte a questi interrogativi sul senso. Esse rappresentano una parte essenziale del sapere orientativo, che funge da fondamento guida per le attività umane. In questo contesto solleviamo qui il problema dei rapporti e delle compatibilità reciproci tra la conoscenza scientifica e i contenuti fondamentali della fede”.

Poi il prof. Arber ha spiegato i compiti molto importanti svolti dalla Pontificia Accademia delle Scienze, lavori che ignoriamo completamente ma molto importanti nel settore scientifico: “La Pontificia Accademia delle Scienze tratta spesso delle scoperte scientifiche in continuo aumento riguardo sia all’evoluzione dell’universo che all’evoluzione della vita. Queste si basano in larga misura sull’osservazione dell’evoluzione in fieri. Alcune delle nozioni così acquisite possono permetterci inoltre di estrapolare i processi evolutivi avvenuti in tempi precedenti. Finora però, la scienza non ha ancora una nozione precisa né delle radici dell’evoluzione cosmica (vale a dire come nascono le particelle fondamentali, gli elementi costitutivi della materia?), né dei fondamenti della vita (come si sono combinati tutti gli elementi necessari alla vita?). In altre parole, fino ad ora non abbiamo prove scientifiche solide di una cosiddetta creazione ex-nihilo, che rimane materia da trattare attraverso la filosofia. D’altra parte, i continui processi di evoluzione dell’universo e della vita rappresentano adesso fatti scientifici stabilmente accertati che forniscono elementi essenziali della creazione permanente”.

E dopo un excursus storico dei rapporti tra scienza e fede nel contesto dell’evoluzione biologica, il prof. Arber ha ribadito: “Da una parte, la conoscenza scientifica acquisita arricchisce la nostra visione del mondo contribuendo così al nostro sapere orientativo. Dall’altra, la conoscenza scientifica può anche aprire nuove strade alle applicazioni tecnologiche, innovazioni che migliorano la nostra vita come pure il nostro ambiente. Poiché tali innovazioni contribuiranno spesso a plasmare il nostro futuro, dovremmo postulare idealmente che ogni decisione al riguardo deve dipendere da una valutazione tecnologica attentamente esercitata e, d’altra parte, che la società civile e la Chiesa siano pronte ad assumersi la corresponsabilità, con gli scienziati e con l’economia, di mettere a punto una nuova concezione del futuro, che comporti benefici per l’umanità e il suo ambiente. Tali misure potranno contribuire a garantire la sostenibilità del processo e quindi lo sviluppo futuro a lungo termine sul nostro pianeta”.

E parlando dell’importanza delle regole di vita, il prof. Arber ha indicato la concordanza tra conoscenza scientifica e fede religiosa, dimostrata già nel libro del Genesi: “Esso propone una sequenza logica di avvenimenti in cui la creazione del nostro pianeta Terra potrebbe essere stata seguita dalla costituzione delle condizioni per la vita. Vennero quindi introdotte le piante che hanno fornito, in un secondo momento, il cibo per gli animali prima che venissero infine introdotti gli esseri umani…  Dalla genealogia descritta nell’Antico Testamento, posso anche concludere che i suoi autori erano consapevoli delle varianti fenotipiche (vale a dire genetiche). Le persone descritte avevano le proprie caratteristiche personali, non rappresentavano quindi cloni geneticamente identici ad Adamo ed Eva. In questi racconti, possiamo individuare una buona coerenza tra la fede religiosa delle origini e la conoscenza scientifica degli sviluppi evoluzionistici. Oggi è nostro dovere custodire (e, ove necessario, ristabilire) tale coerenza sulla base della migliorata conoscenza scientifica ora disponibile. Secondo la mia opinione, la conoscenza scientifica e la fede sono, e devono rimanere, elementi complementari del nostro sapere orientativo”.

Il Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali dell’Europa, card. Péter Erdö, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, ha precisato che la fede cattolica parte dalla realtà, coinvolgendo anche il mondo scientifico: “La realtà colossale di Dio, quando incontra il mondo, essendo intimamente presente in esso, ma stando al disopra dello spazio e del tempo, produce delle situazioni che ci sembrano spesso paradossali. Le scienze naturali, la fisica, l’astronomia, ci dimostrano l’elasticità e la ricchezza di concetti fondamentali come la materia o l’energia. Pongono la domanda dell’inizio e della fine dell’Universo. Parlano persino di energia oscura o di antimateria, categorie utili per spiegare certi fenomeni basilari dell’Universo. Non mancano i ricercatori che sono aperti all’accettazione dell’esistenza di un Dio trascendente, il quale non è identico quindi con lo stesso Universo… La tradizione della fede suona come un’autentica risposta alla nostra grande esperienza e domanda circa l’Universo. Viviamo quindi in un’epoca di grandi opportunità per annunciare la nostra fede anche attraverso il dialogo con le scienze naturali e quelle storiche”.

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