Senza fede non c’è teologia: La Commissione teologica in pellegrinaggio per l’ Anno della Fede
Il grande teologo Hans Urs von Balthasar parlava sempre di teologia in ginocchio. Non un atteggiamento pietistico, ma una posizione del cuore del teologo, come Paolo sulla via di Damasco: afferrato dalla forma della gloria gettato in ginocchio adorante. La Commissione teologica internazionale sembra avere ripreso proprio lo stile teologico di von Balthasar per indicare, nell’ Anno della Fede, la via ai teologici contemporanei. “La teologia non esiste che in relazione al dono della fede.” Così inizia il messaggio della Commissione Teologica Internazionale che il 6 dicembre 2012 prossimo compirà un pellegrinaggio alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore per affidare il proprio lavoro, e quello di tutti teologi cattolici, alla Vergine fedele, proclamata «beata perché ha creduto» (Lc 1, 45), modello dei credenti e baluardo della vera fede.”
Un appuntamento che indica ai teologi una precisa linea di lavoro e che mette al centro del lavoro della Commissione la attenzione non solo alla “ortodossia”, ma ad una atteggiamento preciso per gli studi teologici che hanno lo scopo di “aiutare” la fede. Qualche mese fa la Commissione ha pubblicato un documento proproprio dedicato a questo tema: “ La teologia oggi: prospettive, principi e criteri”. Insmma la “teologia deriva tutta intera dalla fede: e si esercita in costante dipendenza dalla fede che è vissuta nel popolo di Dio guidato dai suoi Pastori. Difatti, solo la fede permette al teologo di accedere realmente al suo oggetto : ossia la verità di Dio, che illumina l’insieme del reale con la luce di un nuovo giorno – sub ratione Dei.” Senza fede e senza carità è estremamente difficile entrare nel disegno di Dio. “Il teologo- si legge nel messaggio- lavora dunque per «inculturare» nell’intelligenza umana, sotto le forme di un’autentica scienza, i contenuti intelligibili della «fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte»” Non solo la comprensione della fede, ma anche un atto di affidamento a Dio. Un vero atto di fede.
“Di questo atto di fede -si legge nel testo- il teologo elabora la consonanza antropologica di alto profilo – la “convenienza” (cf. Giovanni Paolo II, Fides et ratio, nn. 31-33) ; si interroga perciò sul modo in cui la grazia preveniente di Dio suscita, nel cuore stesso della libertà dell’uomo, il «sì» della fede ; e mostra come la fede costituisca il «fondamento di tutto l’edificio spirituale (fundamentum totius spiritualis aedificii)» (Tommaso d’Aquino, In III Sent., d. 23, q. 2, q. 1, a. 1, ad 1; cf. Summa theologiae, IIa-IIae, q. 4, a. 7), nel senso che dà forma a tutte le dimensioni della vita cristiana, personale, familiare e comunitaria.” In poche parole lo studio della teologia parte dalla fede per approfondire la fede. E poi c’è la gioia, la vera gioia cristiana di cui il teologo è servitore. “Dio può essere considerato l’oggetto, il testimone e il fine della fede: ma se oggetto o testimone della fede può essere anche una creatura, il fine ultimo della fede non può essere che Dio soltanto, perché il nostro spirito non può essere indirizzato altro che a Dio come al proprio fine»”.
Un rilancio della filovia di Tommaso d’Aquino che porta a quel credere in Dio come essenziale dinamismo della fede. Un vero “desiderio della beatitudine” che è nel profondo di noi stessi e che porta a dire che la “fede – e la stessa teologia, come scientia fidei e sapienza – procura a tutti gli «innamorati della bellezza spirituale» (Agostino, Regula ad servos Dei, 8, 1) una reale pregustazione della gioia eterna.” Il messaggio è scritto in preparazione della prossima sessione plenaria annuale che si celebra sotto la guida del suo Presidente, S.E. Mons. Gerhard L. Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.