L’importante contributo della stampa durante i lavori del Concilio

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Cinquant’anni fa anche i giornalisti – provenienti da tutto il mondo – potevano raccontare nei loro giornali i momenti salienti del Concilio Ecumenico Vaticano II, l’evento del secolo ricordato e vissuto ancora oggi come una nuova primavera ecclesiale nel corso di questo Anno della Fede. Due erano gli organi principali voluti dal Concilio per i rapporti con i giornalisti rappresentanti di tutte le nazioni: il Comitato per la stampa del Concilio (istituito da Papa Paolo VI alla vigilia della seconda sessione, nel settembre 1963) – formato da 16 padri conciliari scelti su segnalazione delle Conferenze Episcopali per rappresentare otto gruppi linguistici e sei aree geografiche importanti per la notevole eco mediatica – e l’Ufficio Stampa, già a lavoro dal periodo preparatorio. Il Comitato per la stampa del Concilio si riunì in seduta plenaria 18 volte; suo il compito di impartire le principali direttive all’Ufficio Stampa, seguire l’andamento dell’informazione conciliare occupandosi anche (nulla di nuovo rispetto ad oggi!) di tutte quelle particolari questioni sollevate da un certo tipo di stampa tendenziosa e la pubblicazione integrale anticipata di alcuni schemi conciliari.

I lavori dell’Ufficio Stampa iniziarono invece il 18 aprile del 1961 con 200 pagine ciclostilate per dare notizia dei lavori della Commissione Centrale Preparatoria del Concilio, 4 opuscoli illustrativi del Concilio tradotti in quattro lingue. Alla vigilia della prima sessione del Concilio erano stati accreditati presso l’Ufficio più di mille giornalisti rappresentanti di ogni continente. Si era solo all’inizio! Per comprendere la portata dell’evento e il grande lavoro mediatico generato dal Concilio ecco alcuni numeri tratti da un’antichissima copia dell’«Osservatore della domenica» (L’Osservatore romano della Domenica era il nome originale del periodico settimanale, supplemento illustrato dell’Osservatore Romano, fondato nel 1934 e che dal 1951 cominciò ad uscire con il nome L’Osservatore della Domenica). Oltre all’enorme quantità di bollettini, notiziari, testi di discorsi pontifici e di conferenze, documentazioni sugli schemi discussi distribuiti ai giornalisti, “si può calcolare che siano stati utilizzati, in media, circa tre milioni di fogli di carta ciclostile in ogni sessione […]. L’Ufficio ha organizzato in totale trentasei conferenze-stampa in varie lingue […].

Nei tre anni e passa di Concilio furono effettuate nella Sala Stampa duemilacinquecento telefonate interurbane in Italia e undicimila internazionali ed intercontinentali. Dalla Sala Stampa partirono circa quattromila telegrammi. Il servizio «Radiostampa» trasmise dalla Sala Stampa una sequenza interminabile di servizi giornalistici agli organi di informazione per un totale di circa dieci milioni di parole. […] Si può calcolare che in ogni sessione siano state scattate dai soli fotografi accreditati almeno dieci o quindicimila fotografie di argomento conciliare”. Tenuto conto del periodo storico e dell’inesistenza di internet, computer portatili, smartphone e quant’altro, la Sala Stampa – inaugurata il 5 ottobre del 1962 e sita in Via della Conciliazione, 52 (oggi al civico 54) – contava su un’attrezzatura modernissima di 80 tavoli, 120 sedie, 40 macchine da scrivere, 2 ciclostili, 6 cabine telefoniche con linee urbane e 22 con linee nazionali ed internazionali, radio stampa, radiofoto, uffici telegrafici e postali, servizi fotografici. Il 26 novembre del 1965, qualche giorno prima della chiusura del Concilio Vativano II, Papa Paolo VI fece visita ai giornalisti che avevano seguito i lavori conciliari per ringraziarli del loro operato, “Se la Chiesa – affermava il Pontefice – ha sentito, come mai prima nella sua bimillenaria storia, tanti milioni di uomini interessati alla riunione dei vescovi di tutto il mondo, è senza dubbio, cari signori, a voi lo dobbiamo grandemente”.

Con la stessa schiettezza il Papa, a proposito della dialettica dottrinale e spirituale dei contenuti del Concilio sottolineava: “Troppo spesso, ad esempio, sono stati applicati, senza discernimento, ai fatti conciliari, per drammatizzarne la discussione in termini correnti, i concetti e le categorie in uso nella società civile… Chi di voi non ha sentito sorgere da questa difficoltà anche uno stimolo acuto? Per informare bisogna essere informati; per insegnare bisogna sapere; per adempiere pienamente al vostro nobile officio, bisogna aver compreso. Così per parlare della Chiesa bisogna conoscerla e per conoscerla bisogna studiarla”. Una lezione valida ancora oggi!

 

* la Foto dell’ Istituto Luce ritrae il cardinale Cicognani che inaugura la sala stampa del Concilio. Il  locali sono quelli dove ancora oggi è la Sala Stampa della Santa Sede

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