Sinodo: gli appelli per una Chiesa dinamica, santa, affettuosa e vicina a chi soffre. “La gente lotterà per entrare in essa”

La nuova evangelizzazione fa tornare alla mente di Foskolos la lotta tra Davide e Golia: la Chiesa deve oggi affrontare un nemico gigante che vuole annientarla. Esso ha molti nomi: relativismo, indifferentismo, materialismo, edonismo e “armi grosse, pesanti e sofisticate”. La Chiesa, seguendo l’esempio di Saul, vuole che Davide utilizzi delle “armi pesanti”. Dev’essere invece più “snella”: “deve abbandonare molte usanze del medioevo europeo” e agire “non come una potenza mondiale né come una potenza europea”. Anche il vescovo ecuadoregno Jesús Esteban Sádaba Pérez ha rimarcato che oggi la presenza del Vangelo è spesso “considerata una forma di colonizzazione”. Il Vangelo tuttavia “non è patrimonio esclusivo di una cultura”, ma “può e deve essere accolto da tutte”. Superando, è l’esortazione del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, il “complesso d’inferiorità nei confronti della modernità e postmodernità” vissuto da molti cattolici per via di un “non risolto conflitto tra fede e ragione”.
Dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, è provenuto l’invito a visitare i Luoghi Santi.Il pellegrinaggio, se guidato dalla lettura della Parola di Dio e attraverso l’incontro con la comunità locale, può “fortificare i credenti di poca fede e far rinascere la fede in coloro in cui era morta”. La nuova evangelizzazione “per essere moderna ed efficace deve ripartire da Gerusalemme” sostiene il Patriarca, cioè dai Luoghi dove vivono i discendenti della prima comunità cristiana “ancorata sulla persona di Cristo”. Oggi “non si tratta di sopravvivere ma di sfondare e comunicare” e, sentendosi attraverso la fede “più figli di Dio”, si potrà essere anche “più fratelli verso gli altri”. Una “immensa risorsa” per la nuova evangelizzazione deriva secondo il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo in Brasile, dai Santi, che lungo la storia della Chiesa sono stati “autentici cristiani e gli evangelizzatori più efficaci”. In ogni Paese “hanno sostenuto e sorreggono tuttora la fede dei fedeli” e costituiscono per loro “un esempio di vita”, mentre i santuari che sorgono dove hanno vissuto “sono luoghi di fede e di consolazione per il popolo dei credenti”.
“La Nuova Evangelizzazione ha sete di incontrare i cristiani ormai lontani e di dialogare con la cultura attuale del mondo” ha ricordato monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, che ha accennato ai 27 anni trascorsi in missione in Brasile per poi soffermarsi sugli “effetti inquinanti della più grande fabbrica siderurgica d’Europa”, (l’Ilva di Taranto, ndr). “Dodicimila persone (ventimila con l’indotto) rischiano di perdere il posto di lavoro, mentre molte altre persone già sono state vittime di tumori e di altre gravi malattie a causa della contaminazione ambientale” ha riferito. “La Chiesa non è stata a guardare – ha proseguito Santoro – , ma ha preso subito partito per la difesa della vita attaccata dalla diossina e da altre sostanze tossiche, ma ha anche difeso il lavoro che permette lo sviluppo della vita”. “Non offriamo soluzioni – ha infine precisato –, ma la vicinanza, consapevoli della missione di farci pellegrini accanto a chi soffre, favorendo il dialogo e la concertazione per il bene comune”.
Da monsignor José Guadalupe Martín Rábago, arcivescovo di León, in Messico, è arrivato un richiamo all’evangelizzazione e alla purificazione della pietà popolare, perché non venga lasciata “in balia del puro sentimentalismo e del folclore”. Il vescovo portoghese António José Da Rocha Couto ha invece ribadito che la Chiesa dovrà sempre avere “i tratti del volto di Gesù Cristo” ed essere “filiale, fraterna, affettuosa, vicina e accogliente”, animata dalla “dinamica delle prime comunità cristiane”: “permanentemente attente alla Parola di Dio, alla comunione, alla frazione del pane e alla preghiera”, così “da essere e da rispecchiare una Chiesa giovane, agile e bella, così giovane, abile e bella, che la gente lotterà per entrare in essa”. Rilevando che molti “sono oggi sempre più sensibili alle questioni dei diritti umani, della giustizia, dell’ecologia, della lotta alla povertà, ai temi che toccano la vita concreta delle persone e quella in comune delle nazioni”, il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, individua nel “sociale” la “porta d’accesso all’evangelizzazione”. Suggerisce pertanto di far conoscere maggiormente la grande tradizione della “santità sociale”, ad esempio la vita e le opere del beato Giuseppe Toniolo, o di Robert Schuman e Alcide De Gasperi in campo politico, ipotizzando “che nella pagina web del Vaticano, alla voce Testi fondamentali, oltre al Catechismo della Chiesa Cattolica appaia anche il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa”.
Una interessante riflessione sui rapporti tra la conoscenza scientifica e i contenuti fondamentali della fede è stata svolta ieri, 12 ottobre, dal professor Werner Arber, microbiologo e genetista svizzero, protestante, premio Nobel per la medicina nel 1978 e attuale Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, invitato speciale al Sinodo. Al termine di un articolato ragionamento sulle variazioni genetiche spontanee quali forza motrice dell’evoluzione biologica, Arber ha affermato: “Io presumo che se Gesù Cristo vivesse in mezzo a noi oggi, egli sarebbe favorevole all’applicazione di una solida conoscenza scientifica per il bene a lungo termine dell’umanità e del suo ambiente naturale, almeno finché l’applicazione che porta a plasmare il futuro può garantire che le importanti leggi della natura siano pienamente rispettate”. Ed ha fornito un esempio concreto sulle piante transgeniche, sostenendo che “i metodi recentemente adottati nel preparare gli organismi transgenici seguono le leggi naturali di evoluzione biologica e non comportano rischi legati alla metodologia dell’ingegneria genetica”.“Le prospettive benefiche per migliorare i raccolti delle piante alimentari più ampiamente consumate – ha quindi concluso –, potrebbero alleviare la denutrizione e la fame che ancora esistono nella popolazione del mondo in via di sviluppo”.
Si chiude con la decima Congregazione Generale, nel pomeriggio di sabato 13 ottobre, la prima settimana del Sinodo. I lavori sono stati impegnativi e si accusa tra i partecipanti una certa stanchezza, al punto che lo stesso Pontefice, ieri pomeriggio al termine del pranzo con i Padri, ha posticipato la ripresa dei lavori dalle 16.30 alle 18. Domani, 14 ottobre, non si terranno Congregazioni Generali e i Padri sinodali potranno godere di un giorno di vacanza.