Sinodo: le storie di ogni continente e le voci dei Padri

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Secondo il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-es-Salaam e presidente del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar, che ha ricordato l’esortazione pronunciata da Paolo VI nel 1969 in Uganda: “Africani, siate missionari di voi stessi”, in Africa è difficile distinguere tra vecchia e nuova evangelizzazione, che è ostacolata da diversi fattori. Il primo è la globalizzazione, che sta introducendo nel continente “valori stranieri non assimilati”, mentre diventa difficile mettere in pratica “i valori tradizionali, come il rispetto per la vita e le strette relazioni sociali familiari”. Persistono poi “conflitti su base tribale, le malattie, la corruzione, il traffico di esseri umani, l’atrocità degli abusi sui bambini e la violenza nei confronti dei minori e delle donne”, senza trascurare il “fondamentalismo islamico”.

“Comunione” è il concetto sul quale ha insistito monsignor Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla e presidente del Consiglio episcopale latinoamericano, che ha indicato la “comunione ecclesiale” e la “santità” come “urgenze pastorali”, mentre ha notato che “la religiosità continua a essere viva ed è la grande riserva potenziale dei nostri popoli”. Protagonisti della nuova evangelizzazione in America sono i laici, la cui condotta sociale deve basarsi sui valori evangelici, mentre ripete l’invito ad annunciare Cristo “con il linguaggio e con le forme culturali delle nuove tecnologie della comunicazione sociale”.

L’Asia è il continente in cui vive il 60% della popolazione mondiale e presenta tre sfide per la Chiesa, basate sul dialogo con le culture, con i poveri e con le religioni. Queste le considerazioni di partenza del cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e Segretario generale della Federation of Asian Bishops’ Conferences. Il processo “continuo, inesorabile, complesso e ambivalente” della globalizzazione, toccando “ogni sfera della nostra vita e della nostra attività”, sta portando con sé “materialismo, individualismo, consumismo e relativismo”. Si diffonde uno “spirito di secolarismo e materialismo”, i legami familiari si sfaldano, aumentano le minacce alla vita – a causa di conflitti etnici, violenza contro diversi credo religiosi, soppressione di feti femminili –, aumentano gli attacchi alla religione e “in alcuni Paesi la persecuzione dei cristiani è in aumento”. Eppure la persona di Gesù rimane “profondamente affascinante”.

Infine monsignor John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington e presidente della Federazione delle Conferenze dei Vescovi cattolici di Oceania, ha narrato che si vede ovunque la “vitalità dei giovani”, spesso “impegnati in “una sincera e talvolta dolorosa ricerca di senso e di spiritualità”, che uniscono ai valori tradizionali l’entusiasmo di quest’epoca tecnologica. Mentre risulta fondamentale la “preparazione e la formazione permanente” degli evangelizzatori.

Sono seguiti tre interventi in aula dei Padri. Il primo è stato quello del Decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano, che ha confidato di aver riletto, in preparazione al Sinodo, sia gli Atti degli Apostoli, ove si vede che l’opera evangelizzatrice della Chiesa dipendeva “dalle parole e dalle iniziative pratiche degli Apostoli come dall’intervento continuo della grazia di Dio”, sia l’Apocalisse, alcune pagine della quale “descrivono la presenza devastante del Maligno nella storia umana”. Ma, alla fine, è “la potenza vittoriosa di Cristo a splendere su tutte le miserie umane”. Monsignor Salvador Piñeiro, presidente della Conferenza episcopale del Perù, ha osservato che “un’accurata preparazione della liturgia e dei segni della celebrazione è la migliore catechesi per i fedeli”, rimarcando poi il valore della “religiosità popolare”. Il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, si è infine soffermato sul dinamismo missionario dei movimenti e delle nuove comunità, invitando vescovi e sacerdoti “a riconoscere che i movimenti sono innanzitutto un dono prezioso piuttosto che un problema”.

Nel corso degli interventi liberi, svolti ieri tra le 18 e le 19 e rimasti anonimi, alcuni vescovi del Medio Oriente hanno riferito che l’opera di evangelizzazione non è agevole, poiché questa può essere considerata come proselitismo. Un Padre ha notato che la crisi del nostro tempo non è solo economico-finanziaria, ma è “una crisi dell’anima”. Un altro Padre vede nel Sinodo un “segno della simpatia di Dio”. Per un altro ancora la cultura che inonda l’Europa è “superficiale e ripetitiva” e segnata da “liberalismo e libertismo in campo morale”.

27 sono stati gli interventi svolti nel corso della terza Congregazione generale, che ha avuto luogo la mattina del 9 ottobre. “La Chiesa deve imparare l’umiltà da Gesù”, ha ricordato monsignor Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila. Anche per l’arcivescovo filippino Socrates Villegas la nuova evangelizzazione “deve iniziare con un profondo senso di rispetto e di riverenza per l’umanità e per la sua cultura” e “la gerarchia deve evitare l’arroganza, l’ipocrisia e il settarismo”, perché “la nostra missione è di proporre umilmente e non di imporre con orgoglio”. “La grande povertà del mondo attuale – ha proseguito – è la povertà di santi”, e ha sostenuto che “il Vangelo può essere predicato a chi ha lo stomaco vuoto, ma solo se lo stomaco di chi predica è vuoto come quello dei suoi parrocchiani”. Per il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, “oggi la Chiesa deve volgersi alla cultura contemporanea, certa che nulla può resistere alla potenza risanante del Vangelo”. Ma “gli autentici operatori di evangelizzazione devono prima essere evangelizzati”. Parola del cardinale arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan. Convinzione del vescovo uruguayano Alberto Francisco María Sanguinetti Montero è che il sacramento della confermazione debba essere amministrato dopo il battesimo ma prima della comunione, e da quest’ordine “dipenderà il volto futuro del cristianesimo in Occidente”. Per Joseph Edward Kurtz, arcivescovo di Louisville, un momento di nuova evangelizzazione è un rito che si effettua negli Stati Uniti: la benedizione del bambino nel grembo materno. Sul tema di una “pastorale presbiterale sistematica” ha riflettuto il vescovo argentino Carlos María Franzini, mentre l’arcivescovo ecuadoregno Arregui Yarza ha illustrato il valore dei rapporti personali e amicali per la trasmissione del Vangelo. Innanzi a un mondo in cui “mille novità ci interpellano su cosa sia davvero la novità”, il neo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, monsignor Gerhard Ludwig Müller, ha ricordato che è in Cristo che “è concentrata ogni novità”.

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