In dialogo sul Concilio Vaticano II con padre Bartolomeo Sorge (seconda parte)
Concludiamo la conversazione con padre Bartolomeo Sorge sul Concilio Vaticano II con una citazione da papa Paolo VI, che nell’udienza del 12 gennaio 1966 diceva: “Noi siamo stati abituati a porre la religione ai margini dell’esperienza sensibile e della ragione scientifica, confinandola al limite delle nostre cognizioni sull’immensa sfera del mistero della natura, quasi che la religione si fondasse sull’ignoranza delle possibili soluzioni dei problemi oscuri, che un giorno la scienza potrebbe risolvere; ed ecco invece un ritorno dell’istanza religiosa, non tanto dai confini esterni della scienza, nei quali era stata relegata, ma al di sopra del campo scientifico, per scendere nel cuore di esso e per ricavare con antica e nuova sapienza, a sua esaltazione e ad onore dell’umana conoscenza da quanto è, da quanto dice ordine, legge, fine, e bellezza un’apologia di sé, una sua propria necessità, e una sua giovanile capacità di riprendere l’inno della creazione e di tutto illuminare e beatificare… Il quale per di più nella sua prima e magnifica Costituzione, quella sulla Sacra Liturgia, ha compiuto un atto di fede e di pietà, che deve penetrare tutta la mentalità religiosa della Chiesa, e deve riaccendere in lei – diciamo principalmente nel popolo di Dio, nei fedeli tutti – un senso di presenza e di comunione con Cristo, nello Spirito Santo, tale da ravvivare magnificamente le attitudini religiose dell’uomo moderno, e da rimettere nel suo cuore e sulle sue labbra la insuperabile e inebriante preghiera evangelica: ‘Padre nostro, che sei nei cieli…’. Pensate, Figli carissimi, pensate allo spirito religioso del Concilio; e dite poi a voi stessi se il vento di Pentecoste non viene, soave o impetuoso che sia, a invadere le anime vostre”.
Nonostante molti sforzi sembra che questa ricorrenza sia vissuta un po’ ‘sotto tono’?
“Questo cinquantesimo anniversario arriva in un momento difficile per la Chiesa. Ma non è certo la prima volta chela Chiesa attraversa momenti difficili. Infatti, è ineluttabile che, con il passare del tempo, polvere e sporcizia si depositino anche sugli uomini e sulle istituzioni della Chiesa, la quale, ha sottolineato il Concilio, cammina con il mondo e ne condivide ‘le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce’. Avviene così, come è accaduto spesso in passato, che ogni volta che la Chiesa diventa ricca e potente, appesantita da onori e da privilegi, ogni volta che la diplomazia oscura la profezia e i cristiani si chiudono in se stessi, lo Spirito Santo, che guidala Chiesa, interviene: la purifica, la rinnova e la riporta alla purezza delle origini. Ai nostri giorni, per riportare la Chiesa del terzo millennio alla purezza delle origini, lo Spirito Santo è intervenuto proprio con il dono del Concilio Vaticano II”.
Oggi la Chiesa sembra vivere una perdita di ‘credibilità’ verso il mondo contemporaneo: da cosa dipende?
“Tante sfide hanno mutato volto: l’ateismo non è più quello ‘scientifico’ marxista, ma è quello pratico dell’individualismo dominante; l’umanità non è più divisa dal muro di Berlino, ma dai muri della povertà e della fame, dell’egoismo e del razzismo; la minaccia della guerra atomica ha lasciato il posto a quella del terrorismo internazionale. E altre sfide sono arrivate: il relativismo etico, seguito alla caduta delle ideologie e alla crisi dei valori; i flussi migratori in continuo aumento e inarrestabili; le contraddizioni di una crescita economica, culturale e tecnologica che, come ha affermato Giovanni Paolo II ‘offre a pochi fortunati grandi possibilità, lasciando milioni e milioni di persone non solo ai margini del progresso, ma alle prese con condizioni di vita ben al di sotto del minimo dovuto alla dignità umana’. Molti sono stati sconfitti, ma molti hanno fortificato la loro testimonianza. Chi oggi frequenta la Chiesa, lo fa per sua profonda convinzione completamente libera. Le associazioni del volontariato, che coinvolgono soprattutto i giovani, sono un meraviglioso fenomeno di altruismo spontaneo. Le condizioni di lavoro degli operai sono migliorate. La consapevolezza della dignità della persona umana è più diffusa di un tempo. Nonostante tutte le apparenze, sono molte le famiglie nel mondo che vivono la fede cristiana con impegno serio. E tutto questo è dovuto in gran parte al Concilio Vaticano II”.
Ed a 50 anni dal Concilio Vaticano II papa Benedetto XVI indice un anno della fede, che si apre proprio nello stesso giorno del Concilio: “Gli ultimi pontefici, in particolare Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, vedendo venire questa crisi di purificazione, hanno preparato i cristiani ad affrontarla con coraggio. La Chiesa, ha scritto papa Giovanni Paolo II, ‘non può varcare la soglia del nuovo millennio, senza spingere i suoi figli a purificarsi, nel pentimento, da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi. Riconoscere i cedimenti di ieri è atto di lealtà e di coraggio che ci aiuta a rafforzare la nostra fede, rendendoci avvertiti e pronti ad affrontare le tentazioni e le difficoltà dell’oggi’. Le difficoltà, ha puntualizzato a sua volta papa Benedetto XVI, provengono solo dai condizionamenti esterni, ma anche dai peccati e dalle infedeltà interni alla Chiesa: ‘Non solo da fuori vengono attacchi al papa e alla Chiesa. La più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. E quindi la Chiesa ha profondo bisogno di re-imparare la penitenza, di accettare la purificazione’. Nella profonda crisi di fede favorita dal diffondersi del secolarismo, del nichilismo e del relativismo morale che insidiano le intelligenze e le coscienze, sempre papa Benedetto XVI ha affermato che ‘tanto più importante è perciò che la fede cattolica si presenti in modo nuovo e vivo e si mostri come forza di unità, di solidarietà e di apertura all’eterno di ciò che è nel tempo’.
Di fronte alla deriva del positivismo e dello scientismo, che negano la verità e la consistenza di tutto ciò che supera i sensi e non è sperimentalmente verificabile, ‘la religiosità deve rigenerarsi e trovare così nuove forme espressive e di comprensione. L’uomo d’oggi non capisce più immediatamente che il Sangue di Cristo sulla Croce è stato versato in espiazione dei nostri peccati. Sono formule grandi e vere, e che tuttavia non trovano più posto nella nostra forma mentis e nella nostra immagine del mondo, che devono essere per così dire tradotte e comprese in modo nuovo’. Certo, ammette il Papa, non si può negare che vi sia discontinuità nel modo con cui il Concilio ha definito la relazione tra fede e scienza, tra Chiesa e Stato moderno, tra cristianesimo e religioni del mondo; tuttavia i principi evangelici di fondo restano i medesimi, è cambiata solo la forma della loro applicazione a contesti nuovi: ‘Il Concilio Vaticano II, con la nuova definizione del rapporto tra la fede della Chiesa e certi elementi essenziali del pensiero moderno, ha rivisto o anche corretto alcune decisioni storiche, ma in questa apparente discontinuità ha invece mantenuto e approfondito la sua intima natura e la sua vera identità’. Pertanto, conclude il Papa, la vera chiave di interpretazione del Concilio è l’ ‘ermeneutica della riforma’, che aiuta a coglierne la novità nella continuità”.