Osservatore Romano, polemiche sulla morte cerebrale. La Santa Sede: la dottrina non cambia
“La posizione della Chiesa sui trapianti d’organi non cambia, rimane la stessa di quarant anni fa secondo l’intuizione che fu di Pio XII”. Lo dichiara il Pontificio consiglio per la pastorale della salute, dopo l’articolo dell’Osservatore Romano che metteva in dubbio la validità della “morte celebrale” e di conseguenza dubitando del trapianto degli organi.
Il quotidiano della Santa Sede aveva pubblicato un articolo di prima pagina firmato da Lucetta Scaraffia, e intitolato ‘I segni della morte’, in ricordo dei 40 anni del ‘Rapporto di Harvard’ che modificò la definizione di morte, da allora non più basata sull’arresto cardiocircolatorio, ma sull’encefalogramma piatto.
“Si tratta di un mutamento radicale della concezione di morte – si legge – che ha risolto il problema del distacco dalla respirazione artificiale, ma che soprattutto ha reso possibili i trapianti di organo, accettato da quasi tutti i Paesi avanzati (dove è possibile realizzare questi trapianti), con l’eccezione del Giappone. Anche la Chiesa cattolica, consentendo il trapianto degli organi, accetta implicitamente questa definizione di morte, ma con molte riserve: per esempio, nello Stato della Città del Vaticano non è utilizzata la certificazione di morte cerebrale”.
“La giustificazione scientifica di questa scelta – prosegue il quotidiano d’Oltretevere – risiede in una peculiare definizione del sistema nervoso, oggi rimessa in discussione da nuove ricerche, che mettono in dubbio proprio il fatto che la morte del cervello provochi la disintegrazione del corpo. Come dimostrò nel 1992 il caso clamoroso di una donna entrata in coma irreversibile e dichiarata cerebralmente morta prima di accorgersi che era incinta; si decise allora di farle continuare la gravidanza, e questa proseguì regolarmente fino a un aborto spontaneo. Questo caso e poi altri analoghi conclusi con la nascita del bambino hanno messo in questione l’idea che in questa condizione si tratti di corpi già morti, cadaveri da cui espiantare organi”.
Per l”Osservatore Romano’, “sembra, quindi, avere avuto ragione Jonas quando sospettava che la nuova definizione di morte, più che da un reale avanzamento scientifico, fosse stata motivata dall’interesse, cioè dalla necessità di organi da trapiantare”. “Il rischio di confondere il coma (morte corticale) con la morte cerebrale – prosegue – è sempre possibile. E questa preoccupazione venne espressa al concistoro straordinario del 1991 dal cardinale Ratzinger nella sua relazione sul problema delle minacce alla vita umana: ‘Più tardi, quelli che la malattia o un incidente faranno cadere in un coma ‘irreversibile’, saranno spesso messi a morte per rispondere alle domande di trapianti d’organo o serviranno, anch’essi, alla sperimentazione medica (‘cadaveri caldi’)”.
La posizione del quotidiano aveva suscitato subito un vespaio di reazioni, a cominciare da quella di Vincenzo Carpino, presidente dell’Associazione anestesisti-rianimatori ospedalieri italiani, convinto che il criterio di morte cerebrale “resti al momento l’unico scientificamente valido”. In serata, la precisazione di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede: “Il testo pubblicato oggi dall’Osservatore Romano sulla morte cerebrale è ”un interessante e autorevole articolo firmato dalla signora Lucetta Scaraffia, ma non può essere considerato una posizione del Magistero della Chiesa, riconducibile alla dottrina cattolica o a qualche organismo vaticano”.
Oggi, infine, la presa di distanza del Pontificio consiglio per la pastorale della salute: “Non è cambiato niente nella dottrina su questo punto. Donare gli organi è una cosa buonissima e la Chiesa lo ha sempre sostenuto. Certo la questione è delicata perchè come si sa gli organi devono avere ancora dei segni di vita per essere espiantati”.