Si apre il Sinodo con la testimonianza del cardinale di Hong Kong
“Cinquanta anni fa il Concilio Vaticano Secondo ci ha incoraggiati a gettare le reti (Lc 5, 4). Oggi, allo stesso modo, dobbiamo prendere la prima comunità cristiana (At 2, 42-47) come nostro modello di evangelizzazione.” E’il cardinale di Hong Kong John Tong Hon, presidente delegato del Sinodo, a dirlo ai padri sinodali presenti alla prima congregazione generale di lunedì 8 ottobre. Dopo la messa di domenica mattina in Piazza san Pietro, i lavori sono iniziati con le parole del Papa e con le relazioni del Segretario Generale Eterovic e del relatore il cardinale di Washington Wuerl. Il presidente delegato ha salutato i presenti con un riferimento proprio ad Hong Kong, che ora è parte della Cina. “A Hong Kong – ha detto- prima dell’annessione della città alla Cina nel 1997, molte famiglie hanno affrontato la crisi dovuta al timore di vivere sotto il regime comunista. Il termine “crisi” in lingua cinese è definito da due caratteri: “pericolo” e “opportunità”. Per questo motivo, di fronte alla crisi dell’incertezza, perfino i cattolici non praticanti sono tornati in seno alla Chiesa per avere un sostegno spirituale. E molti fedeli hanno partecipato alla catechesi, a corsi biblici e teologici per approfondire la propria fede e diventare evangelizzatori. Oggi la nostra diocesi ha oltre un migliaio di catechisti volontari ben formati. Quest’anno oltre tremila adulti hanno ricevuto il battesimo la vigilia di Pasqua.”
Una testimonianza di “nuova evangelizzazione” molto concreta che potrebbe dare il via agli interventi dei padri sinodali. Se in questo sinodo si riuscisse a mettere insieme delle esperienze concrete, si arriverebbe ad un vero successo dello strumento sinodale. Intanto nella prima giornata il cardinale Wuerl nella sua relazione ha messo in luce alcuni punti: “cosa e Chi noi proclamiamo – la Parola di Dio; le recenti risorse per aiutarci nel nostro compito; particolari circostanze del nostro tempo che rendono questo Sinodo necessario; elementi della Nuova Evangelizzazione; alcuni principi teologici per la Nuova Evangelizzazione; qualità dei nuovi evangelizzatori e, infine, carismi della Chiesa di oggi che assistono nel compito della Nuova Evangelizzazione.” Se Gesù ci offre “non solo un nuovo modo di vivere, ma anche un nuovo modo di essere” dobbiamo per prima cosa capire che cosa caratterizza un evangelizzatore. Audacia e gioia per affrontare le sfide della secolarizzazione che il cardinale ha paragonato ad uno tsunami che passando distrugge le strutture fondamentali. Non un evento unico, ma una situazione permanente da quando al posto della persona è arrivato l’individuo.
Donald William Wuerl ha ricordato che “la separazione intellettuale e ideologica di Cristo dalla sua Chiesa è una delle prime realtà che dobbiamo affrontare nel proporre una Nuova Evangelizzazione della cultura e della società moderna.” In effetti questo è un problema che i fedeli si trovano ad affrontare da almeno 40 anni, e parlarne ora come di una “sfida” fa sembrare l’approccio dei vescovi al problema della mancanza di identità cattolica un po’ fuori moda. Ma meglio tardi che mai. Ma intanto i fedeli sono diventati sempre meno consapevoli delle basi stesse del cristianesimo, il catechismo è sconosciuto e ancora di più lo sono le ragioni che orientano la vita dei cattolici. Il secolarismo così ha avuto facile presa anche nelle sagrestie. Wuerl ricorda che “la nostra salvezza è intimamente legata alla nostra partecipazione al grande sacramento che è la Chiesa attraverso il quale ci auguriamo di manifestare il regno che si attualizza e di realizzare la nostra partecipazione nella gloria.”
E apre anche il tema ecumenico molto difficile da affrontare nella pastorale ordinaria. Dall’ Istrumentm laboris il cardinale statunitense desume le caratteristiche dell’ evangelizzatore: l’audacia o il coraggio, il legame con la Chiesa, un senso di urgenza e la gioia. La gioia è certo uno dei motivi conduttori della pastorale di Benedetto XVI, ma va declinata in fatti concreti. Soprattutto l’evangelizzatore deve essere un testimone e per esserlo deve avere una formazione non clericale, ma ecclesiale. Il cardinale parla poi di giustizia sociale, dei movimenti, dei giovani, delle famiglie e dei media. Le proposte operative sono quattro: riaffermare la natura essenziale dell’evangelizzazione;notare i fondamenti teologici della Nuova Evangelizzazione; incoraggiare le tante attuali manifestazioni della Nuova Evangelizzazione; suggerire modi concreti con cui la Nuova Evangelizzazione può essere incoraggiata, strutturata e realizzata, per esempio, nelle parrocchie, nei programmi di pastorale universitaria, nelle organizzazioni di professionisti, nelle cappellanie di gruppi distinti, compresi i militari, i servizi di assistenza sanitaria e sociale, insieme al sostegno di giovani professionisti in ogni campo perchè si possano scoprire come strumenti di attività evangelizzatrice della Chiesa. Data l’importanza della politica che è riflesso della libertà e dignità umana e dell’ordine morale naturale, dovremmo mettere a fuoco nelle nostre osservazioni pratiche la generazione di coloro che in futuro si impegneranno nella vita politica.”
Ottime indicazioni, ma abbastanza scontate quando si parla tra vescovi. Nell’incontro con i giornalisti a fine mattinata si è parlato anche della necessità per i cattolici di recuperare la loro identità che si è andata “sfumando” e adeguando al mondo. E questo è uno dei compiti dei media. Alla conferenza era presente anche l’ arcivescovo Celli presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali. Ha ricordato che la comunicazione non si fa solo con gli strumenti, che il linguaggio della evangelizzazione deve essere adatto al mondo contemporaneo, e che questo sinodo deve aiutare i cattolici “ a sognare e sperare”.
Dal pomeriggio iniziano gli interventi. Si inizia con le relazioni dei rappresentanti continentali di 10 minuti, poi 5 minuti per i padri, 4 per gli uditori e i delegati fraterni, e tre minuti per la discussione libera tra le 18 e le 19. Il Segretario Generale del Sinodo Nikola Eterovic ha spiegato il percorso di lavoro che ha portato a questa assemblea sinodale, la XIII generale ed ordinaria ed ha indicato le attività che affiancheranno i lavori assembleari.