Vita e gioia

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Quando la vita si fa difficile, per saperla vivere, c’è bisogno della persona forte la cui capacità è garanzia per la speranza degli altri. Ci vuole un Churchill che diceva: “Vi prometto dolori e privazioni, ma vi prometto la vittoria”. Perché, se mai fossimo stati ingenui sognatori di un paradiso terrestre, ormai la vita ci ha smaliziato a sufficienza per capire che il dolore è il prezzo del successo  e della gioia. Solo i super-eroi dei fumetti non falliscono mai e si sbarazzano di ogni ostacolo usando il minimo della loro vitalità. Nel mito dello 007 gli uomini trasferiscono nel sogno sia i desideri che non riescono ad avere sul terreno della vita, sia l’evasione di fronte alla propria debolezza di muscoli, di intelligenza e di volontà. E quanti super-eroi s’incontrano ogni giorno! Tutti vogliono essere grandi, i primi, gli unici e i migliori. Sono questi paranoici di grandezza che finiscono per essere i distruttori di se stessi annullando chi immaginano potrebbe far loro ombra.

Quello che è insopportabile è il fatalismo della sconfitta. Ci vuole l’uomo forte che ci porti la vittoria sulla sconfitta, la gioia sulla tristezza, perché il successo della vita consiste nella serenità interiore che ci giochiamo ogni giorno al tutto per tutto. Per brutta che sia, la guerra offre ai vinti la consolazione che dopo verranno gli aiuti. Qualcuno dice che il perdere è un modo rapido per stare meglio. Certo, nessun uomo forte può darci garanzie assolute antecedenti. E, se si può sopportare di perdere la guerra, è assolutamente intollerabile compromettere la vita. Se non esiste uomo che la vinca sull’egoismo, sulla cattiveria, sugli assassini d’ogni genere, sui tantissimi limiti della vita, fidiamoci solo e unicamente di Dio: è il Solo che è sempre fedele alle sue promesse di pace. La Redenzione è storia di un Patto rispettato. Dio è sempre fedele. In questa fedeltà affondano le radici della nostra speranza che dà linfa alla nostra fede. Dio, non lo incontreremo mai con il mito e con la magia: “mangia questa mela e sarai come Dio” (cf Gen 3, 1-7).

Gesù ha eliminato l’immagine satanica dei falsi Dèi donando in se stesso il Volto Santo del vero Dio. A Filippo che chiede al Maestro: “Mostraci il Padre e ci basta”, Gesù risponde: ”Chi vede me vede il Padre”.  Il Verbo incarnato è la vera Icona del Volto del Padre. Purtroppo, talvolta si corre il rischio di dare un’immagine di Dio troppo personale, finendo di farne un idolo, proponendo un Dio prefabbricato, accessorio, pronto a essere acquistato ma anche eliminato alla prima occasione come ninnolo diventato ingombrante. Il vero Dio è il Dio appassionato e appassionante che ti libera da tutto ciò che danneggia la tua libertà e la tua dignità di creatura uscita dalle sue mani. E’ un Dio che col suo amore ti brucia per consumarti nell’unità con lui, ti lacera con passione divorante per ricrearti sempre, divinizzandoti.

Sarebbe troppo bello, per essere vero, se quel “qualcuno”, invocato da Socrate, non fosse venuto e non fosse Cristo e di Lui la Chiesa non cantasse nel Prefazio di Pasqua: “morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita”. Non ci sarebbe cristianesimo se Cristo non fosse morto e risorto. La risurrezione non è il premio dopo la croce, è la stessa Croce Risurrezione e Vita! La lezione divina per la gioia della vita è sempre quella: nella croce, la gloria; nella morte, la vita; nella sofferenza, la redenzione che è possesso beatificante e trasfigurante di Dio.

Quali sono i punti di forza di questa lezione divina?

Innanzitutto, bisogna puntare l’attenzione sull’intoccabile valore della dignità, della libertà e della dimensione dell’uomo, aldilà delle diversità di razze, culture e religioni. La retta coscienza si ribella fortemente a ogni forma di genocidio razziale e culturale. La vastità d’informazioni e i più facili rapporti tra le civiltà, ci fanno conoscere e sperimentare la ricchezza e la nobiltà di tutte le varie e diverse culture. La coscienza moderna, inoltre, molto sensibile alla fame nel mondo, fa coinvolgere tutti in questo grave e drammatico problema, detesta e respinge ogni sorta di violenza, di tortura, di oppressione, di limitazione della libertà di coscienza e dell’esprimersi dell’intelligenza. E poi, ricerca la pace, attraverso il dialogo e l’attento rispetto di ogni gesto che anima il punto d’origine e di convergenza di ogni autentico anelito religioso. E fa la scoperta della dimensione ecumenica delle chiese, che ci fa gustare le differenti forme religiose, che ci fa preferire l’onestà dell’ateo all’aggressività della tronfia religiosità settaria.

Il credere comporta il rifiuto di ogni forma d’impostura – sia essa sociale, politica, religiosa, professionale – con la ricerca d’interiorità nella quale sperimentiamo le realtà differenti attraverso le più insolite vie.

Crediamo fermamente che la verità è una e unica: il suo modo di esprimersi segue ogni epoca, è necessario obbedire ai ritmi dell’avvento quando sperimenteremo il magnifico e ineffabile “definitivo” dove la vita sarà gioia eterna e trascendente.

Quella vittoria invocata da Churchill l’ha donata pienamente e definitivamente il più forte dei figli dell’uomo: il Figlio di Dio, Cristo Gesù. Egli ci ha liberato da tutti gli idoli e ha spiritualizzato il nostro cuore, questo centro d’integrazione e di apertura di tutto il nostro essere infiammato dal fuoco dello Spirito. L’uomo, da idolatra, diventa spirituale. La vita spirituale è vita nello Spirito. Il detto patristico ”Dio si è fatto uomo perché l’uomo possa diventare Dio”, s’illumina nell’altro: “Dio si è fatto sarcoforo, cioè portatore della nostra carne, perché l’uomo possa diventare pneumatoforo, portatore dello Spirito (sant’Atanasio, De incarnatione, 8). Ogni forma d’idolatria porta inesorabilmente alla sclerocardia, perché il cuore di carne si deforma in cuore di pietra.

Nel mattino di Pentecoste, lo Spirito rigenerò verginalmente il corpo di Cristo tessuto della nostra umanità: la Chiesa e l’uomo spirituale ritrovano la propria vera natura. La vittoria di Cristo sull’inferno e sulla morte e la sua glorificazione, hanno unito per sempre divinità e umanità e, in quello spazio ormai senza ostacoli, hanno permesso l’inaugurazione della Pentecoste. Quando si comincia ad avere paura dello Spirito, ci si rinchiude, nel timore della libertà e della vita, in una sorta di moralismo ritualistico e di giuridismo asfittico. Nella misura in cui è profetica, la Chiesa sarà credibile. Lo Spirito ha parlato e continua a dialogare con l’uomo per mezzo dei veri profeti che Dio invia nella storia d’ogni tempo.

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