Benedetto XVI apre il Sinodo dei Vescovi e proclama due nuovi Dottori della Chiesa

Condividi su...

Benedetto XVI ha notato come, in determinati periodi storici, l’attività evangelizzatrice della Chiesa abbia goduto di un “rinnovato dinamismo”, ad esempio durante l’evangelizzazione dei popoli anglosassoni e di quelli slavi, la trasmissione del Vangelo nel continente americano, le stagioni missionarie verso i popoli di Africa, Asia e Oceania. In tempi più recenti, questo “dinamismo spirituale e pastorale” “ha trovato la sua espressione più universale e il suo impulso più autorevole nel Concilio Ecumenico Vaticano II” ha affermato il Papa. Citando uno dei documenti conciliari, la Lumen Gentium, il Santo Padre ha parlato della “chiamata universale alla santità”, che “riguarda tutti i cristiani”. Secondo il Pontefice “i santi sono i veri protagonisti dell’evangelizzazione”: “Essi mostrano alle persone indifferenti o addirittura ostili la bellezza del Vangelo e della comunione in Cristo, e invitano i credenti, per così dire, tiepidi, a vivere con gioia di fede, speranza e carità, a riscoprire il «gusto» della Parola di Dio e dei Sacramenti”.

“La santità non conosce barriere culturali, sociali, politiche, religiose – ha evidenziato –. Il suo linguaggio – quello dell’amore e della verità – è comprensibile per tutti gli uomini di buona volontà e li avvicina a Gesù Cristo, fonte inesauribile di vita nuova”. Benedetto XVI si è soffermato anche sui due Santi che prima dell’inizio della celebrazione ha proclamato Dottori della Chiesa: San Giovanni d’Avila, sacerdote vissuto nel secolo XVI e “dotato di ardente spirito missionario”, e Santa Ildegarda di Bingen, monaca professa dell’Ordine di San Benedetto, “importante figura femminile del secolo XII”, che “ha offerto il suo prezioso contributo per la crescita della Chiesa del suo tempo”. E ha notato che la chiamata alla santità “ci spinge a guardare con umiltà la fragilità di tanti cristiani, anzi il loro peccato, personale e comunitario, che rappresenta un grande ostacolo all’evangelizzazione, e a riconoscere la forza di Dio che, nella fede, incontra la debolezza umana”. Occorre pertanto “una disposizione sincera di conversione”: “Lasciarsi riconciliare con Dio e con il prossimo è la via maestra della nuova evangelizzazione” ha osservato il Papa.

Riferendosi al passo della Lettera agli Ebrei proclamato come seconda lettura, Benedetto XVI ha invitato a “fissare lo sguardo sul Signore Gesù”, con l’auspicio che l’Assise sinodale si svolga “al cospetto di Lui e nella luce del suo mistero”. “Noi per primi, venerati Fratelli – ha detto il Papa –, teniamo rivolto a Lui lo sguardo del cuore e lasciamoci purificare dalla sua grazia”. La riflessione si è quindi soffermata sul tema del matrimonio proposto sia dalla prima lettura, tratta dal Libro della Genesi, che dal Vangelo. Il Papa riassume il messaggio della Parola di Dio nell’espressione contenuta nel Libro della Genesi e ripresa da Gesù stesso: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne”.

“Purtroppo, per diverse cause, il matrimonio, proprio nelle regioni di antica evangelizzazione, sta attraversando una crisi profonda” ha osservato Benedetto XVI, che nota “un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio”. Eppure esso “costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi, in particolare per il mondo scristianizzato”. “L’unione dell’uomo e della donna, il loro diventare «un’unica carne» nella carità, nell’amore fecondo e indissolubile – ha aggiunto il Pontefice, scandendo bene il secondo aggettivo –, è segno che parla di Dio con forza”. Pertanto “il matrimonio è chiamato ad essere non solo oggetto, ma soggetto della nuova evangelizzazione”.

Il Papa ha concluso la sua omelia con un pensiero a Maria, “Stella della nuova evangelizzazione”, e alla Madonna è tornato nell’allocuzione prima dell’Angelus, ricordando che oggi la Chiesa la venera quale Regina del Santo Rosario, mentre nel Santuario di Pompei viene elevata a Maria la tradizionale Supplica. “Vorrei proporre a tutti di valorizzare la preghiera del Rosario nel prossimo Anno della fede – ha esortato il Papa –. Con il Rosario, infatti, ci lasciamo guidare da Maria, modello di fede, nella meditazione dei misteri di Cristo, e giorno dopo giorno siamo aiutati ad assimilare il Vangelo, così che dia forma a tutta la nostra vita”.

151.11.48.50