È urgente evangelizzare l’Europa. L’agenda dei vescovi europei riuniti in assemblea plenaria a San Gallo.

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Il Papa ha chiesto ai vescovi di seguire l’esempio di San Gallo, evangelizzatore del’Europa, in occasione del prossimo Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione. Il Presidente del CCEE, il cardinal Peter Erdo,ha proposto anche seguire l’esempio dei popoli della tradizione bizantina – molte volte dimenticati in Europa -, che tanto possono insegnare ai popoli e alla Chiesa dell’Est sulla nuova evangelizzazione davanti alla indifferenza dello Stato e della società. Erdo ha ricordato che questi popoli sono riusciti a rinascere “dopo tanti decenni di repressione” durante i quali la religione non era riconosciuta ed erano costretti a vivere “fuorilegge”.

Interessante anche l’intervento del cardinale Willem Jacobus Eijik, arcivescovo di Utrecht, nella sua prolusione pronunciata sabato davanti ai vescovi di tutta Europa. La Chiesa deve, in questo Anno della Fede, “aprire al’uomo di oggi la porta a una fede vissuta”, ha ricordato il prelato. Ejik ha anche spiegato come le strade della Chiesa e quella della cultura si sono divise “rapidamente e radicalmente” nel dopoguerra. Questo a causa – ricorda Eijik – di una crescente cultura individualista e senza alcun riferimento alla trascendenza. Il prelato ha sottolineato l’influenza di quello che ha chiamato l’individualismo espressivo, che implica che l’individuo pone se stesso “al centro di tutto”. In questa cultura, l’individuo deve disegnare il suo proprio progetto, una propria ideologia o religione, con norme proprie. Risultato: l’indifferenza nel campo ideologico, religioso e politico.

Una indifferenza che si trasforma in attacco: è questo ciò di cui oggi soffre la Chiesa. Lo ha spiegato il vescovo di Szombathely, Andás Veres, delegato del’Osservatorio sulla Discriminazione dei cristiani in Europa. Veres sostiene che la Chiesa, davanti alla indifferenza o al vuoto di valori in Europa, é rimasta “l’unico granello di polvere nel meccanismo”. Infatti, le invettive anticlericali vengono ritenute manifestazioni ‘politically correct’. Fra i responsabili di questi fenomeni, il vescovo segnala le organizzazioni dell’ Unione Europea, che “tollerano, durante le loro riunioni, interventi e commenti ostili ai cristiani”. E punta il dito anche contro la stampa, che fa per lo più “riferimento ai diritti della persona e a quelli relativi alla libertà” ma in modo “da contestare quei diritti ai cattolici e ai cristiani”. Ma non sono solo la stampa o l’Unione Europea ad essere responsabili di questa secolarizzazione.

Il cardinale Eijik, nel suo intervento dello scorso sabato, ha ricordato che già negli anni Quaranta si prevedeva che le chiese si sarebbero svuotate, perché, sì, i cattolici olandesi, per esempio, “andavano ancora in Chiesa ogni domenica” ma più come un atto sociale che come un esempio di fede. Infatti, il cardinale ha sottolineato che la Chiesa del futuro si delinea già. E si può riassumere in uno slogan: pochi, ma buoni. Ci saranno poche chiese, ma con cattolici piu seri, con una maggiore vita interiore e un atteggiamento sempre “più positivo verso la Chiesa”. La Chiesa, conclude il Cardinale Eijk, avrá nel prossimo futuro “forse pochi membri ma membri convinti e potrá essere perció a lungo termine nella societá il lievito per la crescita del Regno dei Cieli”. I vescovi riuniti a San Gallo hanno celebrato anche i vespri sabato pomeriggio, con la partecipazione dei fedeli della piccola Chiesa cattolica in Svizzera. Un modo, per i vescovi, di prepararsi al prossimo Sinodo, cercando di avere una posizione comune, difficile in un continente in crisi economica e di valori. Davanti alle derive del liberalismo economico di cui soffre l’Europa, i vescovi ricordano che il cristianesimo è quanto mai attuale, perché proclama un umanesimo personalista e comunitario.

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