Il terzo periodo conciliare (14 settembre – 21 novembre 1964): la coltivazione
Durante le dieci settimane del terzo periodo conciliare, si tennero 48 Congregazioni generali, che contarono 659 interventi in Aula e 1586 scritti, cioè presentati alla Segreteria. Le relazioni sugli schemi furono 54 e 148 le votazioni con scheda. 76.800 i metri di bobina che occorsero per registrare questi interventi e gli altri discorsi pronunciati.
“Sul quadrante della storia – affermò Paolo VI il 14 settembre nel suo discorso programmatico, tenuto dopo la concelebrazione con 24 Padri, che rappresentava la più solenne applicazione della riforma liturgica stabilita dal Concilio nella fase precedente – è venuta l’ora in cui la Chiesa (…) deve dire di sé ciò che Cristo di lei pensò e volle”. Il Papa fece un richiamo al Concilio Vaticano I che, “interrotto da esteriori ostacoli”, non poté definire la dottrina “circa il Capo della Chiesa, il Romano Pontefice, e circa le sue somme prerogative, relative al Primato di giurisdizione e all’infallibilità di Magistero”. Pertanto “resta da compiere il discorso su tale dottrina, per esplicare il pensiero di Cristo su tutta la Chiesa e specialmente sulla natura e sulla funzione dei Successori degli Apostoli, dell’Episcopato cioè”.
Tre gli schemi che vennero approvati dal Papa insieme con i Padri: una Costituzione e due Decreti, promulgati durante la Sessione pubblica di chiusura, il 21 novembre.
La Costituzione sulla Chiesa, il documento più importante del Concilio, espone il mistero della vita interiore della Chiesa, costituendo il fondamento dottrinale di tutti gli altri testi conciliari. S’intitola Lumen gentium, Luce delle genti, e questa è la missione della Chiesa: illuminare con il Vangelo le vie del mondo per condurre tutta l’umanità alla casa del Padre, che è la casa della salvezza. Nel primo capitolo si affronta il mistero della Chiesa, che è “sacramento”, “il segno e il mezzo dell’unione intima con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”, delineando poi la relazione della Chiesa con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Il secondo capitolo presenta la Chiesa come Popolo di Dio, il cui capo è Cristo. Vengono ricordati i rapporti della Chiesa con i cristiani non cattolici e con i non cristiani, poi il documento si occupa dei membri del Popolo di Dio, a iniziare dai vescovi, i sacerdoti e i diaconi, quindi i laici e i religiosi.
Nel terzo capitolo viene esposta la dottrina della collegialità episcopale: i vescovi, cum Petro et sub Petro (con Pietro e sotto la sua autorità), ricevono da Cristo la responsabilità della Chiesa universale. Gli episcopati locali possono inoltre conferire il diaconato anche ad uomini sposati di matura esperienza.
Il capitolo quarto parla dei laici, ponendo in rilievo la loro partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa, attraverso il culto, l’annuncio del Vangelo, la professione della fede in tutte le manifestazioni della loro vita e del loro lavoro. Il quinto affronta il tema della vocazione universale alla santità; il sesto è incentrato sui religiosi; il settimo tratta della Chiesa pellegrinante sulla terra verso la vita eterna; l’ottavo e ultimo illustra la funzione materna della Vergine Maria.
Il 21 novembre, nel discorso al termine della terza fase del Concilio, oltre a tessere una sintesi del lavoro svolto, Paolo VI proclamò la Madonna Madre della Chiesa, poiché Maria, in quanto Madre di Cristo, è anche madre di tutto il Popolo di Dio, sia dei pastori che dei fedeli.
La Costituzione Lumen gentium fu approvata, nella Sessione pubblica di chiusura del 21 novembre 1964, con 2151 voti favorevoli e 5 contrari.
Il Decreto sulle Chiese orientali cattoliche, dal titolo Orientalium Ecclesiarum, riafferma la legittima diversità delle Chiese locali nell’unità della Chiesa universale. Votato anch’esso in Sessione pubblica, ottenne 2110 voti positivi e 39 negativi.
Unitatis redintegratio (Restaurazione dell’unità) sono le parole iniziali del Decreto sull’Ecumenismo, che riportò 2137 placet e 11 non placet. Scopo di questo documento era fornire a tutti i cattolici le direttive per rispondere al desiderio espresso da Cristo nell’ultima Cena, auspicando l’unità della sua Chiesa. A tale fine, il dialogo ecumenico dev’essere alla base di tutte le attività del cristiano. Nell’ultima parte del Decreto si accenna agli elementi comuni ai cattolici e ai cristiani non cattolici, riportando anche i punti di divisione.
L’attività del Concilio procedeva in maniera spedita, mentre la trattazione di temi e problemi diveniva più ampia, assumendo una chiave ecumenica e una prospettiva mondiale, e ogni Padre recava il contributo delle proprie esperienze personali perché servissero a risolvere le questioni della Chiesa intera. Si andava così sviluppando quello spirito pastorale che doveva essere la nota caratteristica del Concilio. E si faceva più urgente la ricerca di un dialogo con i fratelli separati, per lo stabilimento di una comprensione reciproca, da cui derivarono i Decreti sull’Ecumenismo e sulle Chiese cattoliche orientali. Parallelamente cresceva l’interesse verso i problemi della Chiesa, da parte di credenti e non credenti, cattolici o meno, oltre che una maggiore conoscenza dell’istituzione ecclesiale. Al punto che appariva sempre più evidente l’utilità delle Assemblee episcopali.
Il 16 ottobre 1964 era stata inoltre resa nota l’Istruzione per la Sacra Liturgia, approvata dal Papa il 26 settembre e che sarebbe entrata in vigore il 7 marzo 1965.
Il percorso del Concilio era maturo e si apprestava a dare i suoi frutti, benché non mancassero incomprensioni e difficoltà. Alcuni cronisti definirono “settimana nera” il periodo dal 15 al 21 novembre 1964, in riferimento alle inquietudini che attraversarono l’Assemblea per via degli scontri tra quelle che si delinearono come la minoranza e la maggioranza conciliare, ovvero tra le tendenze maggiormente conservatrici e quelle riformatrici, che rischiarono di far naufragare il Concilio. L’intervento e il ruolo di mediazione del Pontefice poté, non senza fatica, assicurare la prosecuzione dei lavori. La ricerca di un compromesso sui documenti da votare permise ad essi di raggiungere una maggioranza più ampia, forse sacrificando, però, gli slanci più riformatori, né soddisfacendo del tutto le due parti.
Al quarto periodo spettava il ruolo di completare e perfezionare alcuni temi e il voto su vari emendamenti e rielaborazioni, prima della loro definitiva approvazione e promulgazione.
Terzo periodo di intersessione (novembre 1964 – settembre 1965)
Ai primi di dicembre del 1964 Paolo VI volò in India, a Bombay, per partecipare al Congresso Eucaristico internazionale. Il 9 aprile 1965 venne costituito il Segretariato per i non credenti, mentre con l’enciclica Mense Maio, del I maggio, il Papa invitava a pregare per il Concilio e la pace. Con l’Esortazione apostolica Quarta Sessio, del 28 agosto, Paolo VI indiceva speciali preghiere per il Concilio.