Un volume per riscoprire il Concilio. Lontano dalle letture “ideologizzanti”
Il futuro del Concilio? Nei suoi documenti. Questa almeno la risposta che si è data Luca Rolandi, giornalista della Stampa. Che per il cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II ha dato alle stampe una raccolta di saggi da lui curata, “Il Futuro del Concilio” (Effatà). Ogni saggio tratta di un documento del Concilio Vaticano II. Perché si è fatto un gran parlare di ermeneutica della rottura e della continuità, di spirito o lettera del Concilio, ma in pochi ormai conoscono i documenti. “C’è bisogno di una lettura del Concilio che non sia ideologizzante”, dice mons. Marchetto alla presentazione del volume, moderata dal direttore di korazym.org Angela Ambrogetti.
In molti ricordano monsignor Marchetto come il battagliero segretario del Pontificio Consiglio dei Migranti. In realtà lui, diplomatico di professione, ha dedicato all’ermeneutica del Concilio studi precisissimi. “Concio ecumenico vaticano II. Un contrappunto per la sua storia”, come recita il titolo della raccolta di articoli da lui scritti sull’Osservatore Romano (Libreria Editrice Vaticana). E la storia è quella considerata da tutti quella ufficiale del Concilio Vaticano II, ovvero quella portata avanti dalla scuola di Bologna. Per la quale la vera novità del Concilio sta nel Concilio stesso, nel suo spirito, prescindendo anche dai documenti. Tesi sempre contrastate con forza da Marchetto, secondo la logica del buon senso. Se Concilio è stato, allora si deve partire dai documenti. Lo ripete di nuovo, e più volte, alla presentazione del libro di Rolandi, dove si dedica anche ad un commento specifico per ognuno dei saggi. Non si tratta di tornare alla lettera del Concilio. Si tratta – dice – “di farne una storia il meno ideologica possibile. Magari non aspettando tre secoli, come è successo con il Concilio di Trento”. Una storia cui Marchetto ha contribuito con un altro volume, sempre pubblicato dalla Lev: “Il Concilio ecumenico Vaticano II. Per la sua corretta ermeneutica”.
Il problema sta in una delle “tre piccole brevi riflessioni” lanciata da Luis Badilla, giornalista di RadioVaticana e curatore del sito “Il Sismografo”, una Bibbia per quanti si occupano di Vaticano. “La maggioranza della modernità odierna – dice Badilla – non ha vissuto il Concilio. Noi ci stiamo rivolgendo ad una fetta di popolazione che guarda il Concilio come guarda alla scoperta dell’America. L’80 per cento dei ragazzi, alla domanda “Cosa è il Concilio?” ha risposto, secondo un recente sondaggio, che è “il Conclave che ha eletto Giovanni XXIII. Il 74 per cento crede che la Gaudium et Spes sia un inno liturgico. E il 92 per cento dei ragazzi non ha saputo spiegare cosa sia l’ermeneutica del Concilio”.
E questo si connette con un altro problema, quello della divulgazione. “Ho l’impressione – dice Badilla – che del Concilio si siano appropriati alcuni settori del Popolo di Dio, che hanno espropriato il Concilio e se lo sono tenuti per loro”: Da una parte, gli esperti di ermeneutica, che fanno un lavoro fondamentale, ma d’élite. Ma è un lavoro d’élite anche quelli che sono intervenuti al recente convegno di Noi Siamo Chiesa sulla Chiesa dei poveri. Un convegno che le cronache raccontano partecipatissimo, ma – sottolinea Badilla – “si trattava anche lì di una élite, nel linguaggio, nelle tematiche, nelle sensazioni, nelle grandi condivisioni di esperienze”. Due estremi. In mezzo alle quali, Badilla dice di “aver sempre avuto l’impressione che il grande popolo di Dio non c’è”. Di certo – aggiunge – “non ci sono persone come mia madre, mia sorella, che vanno a Messa, fanno pratica sacramentale, si angosciano quando ci sono i problemi della Chiesa, si fanno domande e non travano risposte”.
È mancato – dice Badilla – un “catechismo del Concilio, un vademecum, un glossario, uno strumento che trasformi la cosmica ricchezza di tutti quei documenti e lo renda accessibile a tutti”. E di un approfondimento dei temi del concilio parla anche la teologa Perrone, che sogna “un periodo di approfondimento che va dall’11 ottobre 2012 al novembre 2015”, ripercorrendo idealmente cinquant’anni dopo l’assise conciliare.
Certo, aggiunge Paolo Mastrofini, giornalista di Radio Vaticana, “dobbiamo rinnovare il nostro linguaggio”. Mastrofini ha scritto sulla Ad Gentes. “Il tema della missione – afferma – ha il problema di dover trovare un equilibrio tra evangelizzazione e missione”.
Come un equilibrio nella ricostruzione storica è necessario. “I documenti non sono tutto – afferma Luca Rolandi – ma sono una parte fondamentale”. Ripartire dai documenti per comprendere il Concilio. E comprendere forse un po’ meglio la Chiesa di oggi. E’ questa la sfida lanciata da “Il Futuro del Concilio”.