Esempio, unità, evangelizzazione. Benedetto XVI istruisce i vescovi

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Esempio, unità ed evangelizzazione. Benedetto XVI centra su questi tre pilastri il discorso ai vescovi di recente nomina che hanno partecipato al convegno promosso dalle Congregazioni per i vescovi e per la Chiesa orientali. Servizio, perché “il vescovo, primo testimone della fede, accompagna il cammino dei credenti offrendo l’esempio di una vita vissuta nell’abbandono fiducioso a Dio”. Unità, perché per raggiungere tutti gli uomini i pastori devono “collaborare tra loro e con il successore di Pietro”. Evangelizzazione, partendo dalla consapevolezza che questa “non è opera degli specialisti, ma dell’intero Popolo di Dio, sotto la guida dei pastori”.

 

Il Papa sottolinea subito nel suo discorso i tre eventi centrali dell’anno che sta per iniziare: l’Anno della Fede, il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano e il ventennale del catechismo della Chiesa cattolica. Un anniversario, quest’ultimo, molto caro a Benedetto XVI, che durante tutto il suo Pontificato, e anche nella recente esortazione post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, lo ha indicato come uno dei testi fondamentali cui attingere nella vita di fede. Il catechismo della Chiesa cattolica – dice il Papa- è “norma sicura per l’insegnamento della fede e la comunione nell’unico credo. La realtà in cui viviamo esige che il cristiano abbia una solida formazione”.

Una formazione che permette anche l’unità della fede. Ai vescovi, il Papa ricorda che il fatto che i nuovi vescovi incontrino il successore di Pietro deve “alimentare il senso di responsabilità per tutta la Chiesa. In quanto membri del collegio episcopale, infatti, dovete sempre avere una speciale sollecitudine per la Chiesa universale, in primo luogo promuovendo e difendendo l’unità della fede”. Ricorda, il Papa, che Gesù ha affidato l’annuncio del Vangelo soprattutto ai pastori, che “devono collaborare tra loro e con il successore di Pietro”.

Qual è la priorità dei vescovi? Il Papa si rifà alla lettera apostolica Porta Fidei, che indice l’Anno della Fede, e sottolinea che la loro “preoccupazione prioritaria” è di “promuovere e sostenere un più convinto impegno ecclesiale a favore della nuova evangelizzazione”. Obiettivo finale: riscoprire la gioia del credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede. E i vescovi devono “alimentare la comunione” tra tutte le realtà delle loro diocesi, perché “l’evangelizzazione non è opera di alcuni specialisti, ma dell’intero popolo di Dio, sotto la guida dei Pastori”.

E qui si giunge ad un punto centrale di tutto il pensiero di Joseph Ratzinger, che è poi diventato tema centrale di tutto il Pontificato: la nuova evangelizzazione, cominciata “proprio con il Concilio, che il Beato Giovanni XXIII vedeva come una nuova Pentecoste che avrebbe fatto fiorire la Chiesa nella sua interiore ricchezza e nel suo estendersi maternamente  verso tutti i campi dell’attività umana”.

Una nuova Pentecoste che ha prolungato i suoi effetti nonostante le difficoltà dei tempi, e ha toccato ogni espressione della Chiesa, con tante figure (il Papa cita come esempio Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II) che “hanno reso bello il volto della Chiesa del nostro tempo”. Una eredità cui i nuovi vescovi devono “attingere” per “formare nella fede i loro fedeli, affinché la loro testimonianza sia credibile. Chiede, il Papa, di catechizzare, di presentare i contenuti della fede, ma soprattutto di essere testimoni credibili. Il vescovo – dice Benedetto XVI – deve essere “autorevole maestro e araldo della fede” e vivere “la presenza del Signore”, perché “non si può essere al servizio degli uomini senza essere prima servi di Dio”. Il Papa chiede ai nuovi sacerdoti preghiera e Eucarestia quotidiana, carità che porti ad essere vicini ai sacerdoti, ma anche ai poveri e ai sofferenti, per “sostenerli e consolarli”. Vuole, Benedetto XVI, una cura particolare per i seminaristi, che devono essere “formati umanamente, spiritualmente, teologicamente e pastoralmente”. E infine, chiede di essere vicini alle famiglie, ai genitori e ai ragazzi e ai giovani, perché “possano costruire la loro vita sulla salda roccia dell’amicizia con Cristo.

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