Quando i napoletani snobbarono San Gennaro

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I napoletani sanno sempre a che santo votarsi. Lo dimostra il lungo elenco dei cinquantuno compatroni del capoluogo campano. Ma l’amore dei partenopei per i loro protettori è molto volubile. Se la grazia non arriva così come richiesta meglio deporre il santo e sostituirlo con uno che esaudisce la prece senza richiedere troppe candele, offerte e preghiere. Soprattutto in tempo di crisi come quello attuale. Chi crede che ciò a Napoli possa avvenire solo con i santi patroni cosiddetti minori si dovrà arrendere. La storia insegna che a fare le spese di questa mentalità fu proprio san Gennaro. Fu proprio lui, il protettore principale della città del sole, a essere deposto e rimpiazzato da sant’Antonio di Padova ovvero santo António de Lisboa, come viene chiamato in Portogallo suo Paese natale. Tutto avvenne nel 1799.

I francesi occuparono Napoli per dare man forte alla neonata Repubblica Napoletana che aveva cacciato il re Ferdinando di Borbone per far posto a un ordine sociale nuovo ispirato alla Repubblica Francese. Gli occupanti, consci del grande valore simbolico della liquefazione del sangue del martire Gennaro per i napoletani, si presentarono in Duomo per il prodigio di maggio, convinti che, se il santo avesse fatto il miracolo in loro presenza, i lazzari napoletani, monarchici nel cuore, li avrebbero accettati ponendo fine ai disordini che si verificavano continuamente in ogni angolo della città. Racconta Dumas che le parenti di san Gennaro, ovvero le discendenti della donna che raccolse il sangue del martire dopo la decapitazione, torve e ammutolite in prima fila, non pregavano, convinte che il santo non avrebbe mai fatto il prodigio in presenza di quei senza Dio dei repubblicani giacobini. E invece san Gennaro rinnovò il miracolo. Le parenti e tutto il popolo uscirono in silenzio dal Duomo e rinnegarono il santo che aveva tradito il re e il suo popolo. Fu allora che san Gennaro venne sostituito da sant’Antonio e la Chiesa, che desiderava il ritorno dei Borboni sul trono di Napoli, per ammantare di misticismo la presa della città da parte delle armate capeggiate dal cardinale Fabrizio Dionigi Ruffo dei duchi di Bagnara e Baranello, fece fare ingresso a Napoli alle truppe Sanfediste (l’Esercito della Santa Fede in Nostro Signore Gesù Cristo), accorse per cacciare i francesi, il 13 giugno, giorno della festa liturgica di sant’Antonio.

A memoria di questo evento storico si conservano ancora quadri dell’epoca in cui il santo portoghese rincorre e scaccia san Gennaro con un bastone. Del resto nel dialetto napoletano fare un “sant’Antonio” a qualcuno significa ancora dare una solenne legnata. Oggi per fortuna l’amore tra il vescovo Gennaro e il suo popolo è tornato più vigoroso che mai e si estende oltreoceano grazie alla comunità italoamericana che lo festeggia con grande solennità ogni anno il 19 settembre a New York. Nel novembre del 1987 fu persino esposto al museo di Brooklyn il tesoro di san Gennaro, più prezioso di quello della regina d’Inghilterra. Proprio per favorire la devozione e il culto del patrono dei napoletani anche a chi vive lontano dal capoluogo campano da quest’anno è possibile accendere una candela in onore del santo anche su iPhone e iPad. Grazie a un’applicazione gratuita realizzata dall’Associazione Amici del Tesoro di san Gennaro, infatti, gli oltre venticinque milioni di devoti del martire presenti in tutto il mondo possono accendere una candela davanti al busto del patrono esposto nella Cappella del Tesoro a Napoli. Ai fedeli basta scaricare gratuitamente la app “Evviva San Gennaro”, entrare nella sezione “accendi una candela” e inserire nome, città e motivo dell’atto di fede. E la prece virtuale arriverà a destinazione. Che sant’Antonio lo voglia o no.

 

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