Il Concilio: il periodo preparatorio (5 giugno 1960 – 10 ottobre 1962)

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Il 5 giugno 1960 venne diffuso il motu proprio Superno Dei, che chiudeva il periodo antipreparatorio, dando avvio a quello preparatorio, e disponendo ufficialmente che il ventunesimo Concilio della Chiesa cattolica si sarebbe chiamato Vaticano II, prendendo come i precedenti nome dalla sede in cui sarebbe stato celebrato. Il documento risulta basilare nella storia del Concilio perché è l’atto costitutivo della Commissione centrale, di dieci Commissioni particolari (teologica, dei vescovi e del governo delle diocesi, per la disciplina del clero e del popolo cristiano, dei religiosi, della disciplina dei sacramenti, della sacra liturgia, degli studi e dei seminari, per le Chiese orientali, per le missioni, dell’apostolato dei laici – il 10 novembre fu inoltre costituita la Commissione cerimoniale) e di tre Segretariati aggiunti alle Commissioni (della stampa e dello spettacolo, per l’unione dei cristiani, amministrativo).

Ciascun organismo risultava composto da un presidente, un segretario, vari membri (vescovi ed ecclesiastici illustri) e consultori, tutti di nomina pontificia, e aveva facoltà di organizzarsi in sezioni e sottocommissioni, per studiare problemi specifici nell’ambito dell’argomento generale ad esso affidato. La Commissione centrale, presieduta invece dal Papa, aveva per membri i presidenti delle varie Commissioni e alcuni altri cardinali e vescovi delle varie parti del mondo, tutti nominati dal Pontefice e che si avvalevano della collaborazione di alcuni consiglieri. Di nomina papale pure il Segretario della Commissione, che era Segretario generale. La Commissione doveva seguire e coordinare i lavori delle singole Commissioni per riferirne le conclusioni al Papa, che avrebbe potuto così stabilire gli argomenti da trattare nel Concilio, oltre che proporre le norme riguardanti lo svolgimento dello stesso. Due i criteri che ispirarono le scelte per la composizione delle Commissioni e dei Segretariati, dei quali fecero parte 823 persone: la competenza e la rappresentanza delle diverse nazioni e delle varie famiglie religiose.

Furono pertanto chiamati ad offrire il loro contributo degli esperti nelle varie discipline della cultura ecclesiastica: teologica, biblica, giuridica, storica, liturgica, sociale e pastorale. “Mai nella storia dei Concili – affermò Giovanni XXIII in un discorso – vi sono stati lavori preliminari così vasti, così precisi, così fondamentali come quelli svolti per il Concilio Vaticano II”. L’attività delle Commissioni particolari ebbe inizio ufficialmente il 14 novembre 1960, con una solenne udienza concessa dal Papa nella Basilica Vaticana a tutti i membri degli organismi preparatori convocati a Roma. I primi mesi furono caratterizzati dallo studio e dal riserbo, mentre ogni Commissione e Segretariato agiva in piena libertà d’iniziativa. Vennero inoltre costituite tre Sottocommissioni (per gli emendamenti, le materie miste e il regolamento) in seno a quella centrale, che fu l’ultima a muoversi. La sua prima sessione si tenne infatti nel giugno del 1961, quando già le altre Commissioni avevano condotto un notevole lavoro di ricerca, di discussione e di stesura dei testi. Sarebbero seguite altre sei riunioni, durante le quali furono vagliati 69 schemi di Costituzioni e Decreti, contenuti in 123 opuscoli, il succo dei volumi del periodo antipreparatorio. Il materiale, che era giunto da ogni parte del mondo, venne trasformato in testi omogenei, in perfetto latino, per essere poi ripresentato ai vescovi nell’Aula conciliare.

All’inizio del Concilio i Padri trovarono sui loro tavoli 16 schemi, in una cinquantina di volumetti. Altri schemi si aggiunsero però più tardi (Chiesa nel mondo, Libertà religiosa, Rapporti con le religioni non cristiane). Papa Giovanni, da parte sua, non tralasciava occasione per chiedere preghiere per il Concilio. “Alla preparazione del Concilio – affermò – sono rivolte le nostre quotidiane sollecitudini, e giorno e notte nelle nostre preghiere chiediamo alla divina Bontà che l’importante iniziativa abbia buon inizio e felice svolgimento… Le nostre diligenze e i nostri studi, perché il Concilio riesca un grande avvenimento, potrebbero restare vani, qualora fosse meno deciso e concorde questo collettivo sforzo di santificazione”. Il giorno di Natale del ’61 Giovanni XXIII firmò nella Sala Clementina la bolla di indizione del Concilio, Humanae Salutis, che venne letta la stessa mattina nell’atrio della Basilica Vaticana e poi nelle altre Basiliche Patriarcali.

Essa indicava il 1962 come anno d’inizio del Concilio, mentre la data d’apertura venne resa nota il successivo 2 febbraio, con il motu proprio Consilium, e fissata per l’11 ottobre. Il 28 aprile, mediante la Lettera apostolica Oecumenicum Concilium, il Papa esortava vescovi, clero e fedeli alla recita del Rosario per l’Assemblea conciliare. Nell’enciclica Paenitentiam agere, del I luglio, ribadiva invece la necessità della preghiera e della penitenza per la riuscita dello stesso. Il 4 ottobre Giovanni XXIII usciva in treno dalla Città del Vaticano, recandosi in pellegrinaggio a Loreto e ad Assisi, per pregare per il Concilio e chiedere protezione alla Madonna e a San Francesco.

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