Le Acli chiedono ai cattolici un nuovo protagonismo

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Venerdì 14 e sabato 15 settembre ad Orvieto si è svolto il 45° Incontro nazionale di studi delle ACLI, dedicato al tema dei ‘Cattolici per il bene comune. Dall’irrilevanza al nuovo protagonismo’. Il presidente delle Acli, Andrea Olivero, ha scelto una citazione di Alcide De Gasperi, ‘si parla molto di chi va a sinistra o a destra, ma il decisivo è andare avanti e andare avanti vuol dire andare verso la giustizia sociale’, ad apertura dell’incontro, con una prospettiva internazionale. Infatti, la crisi economica ma soprattutto la crisi delle istituzioni è globale, non solo nazionale.

 

Nella relazione finale il presidente nazionale delle Acli ha richiamato le esortazioni del beato Giovanni Paolo II a costruire ‘un grado superiore di ordinamento internazionale’, gli inviti di papa Benedetto XVI, nell’enciclica ‘Caritas in Veritate’, alla civilizzazione dell’economia e della politica, le ‘coraggiose proposte’ del magistero della Chiesa per la riforma delle istituzioni politiche ed economiche internazionali, a partire dalla ‘riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale’; infine ha citato l’appello dei vescovi europei per ‘una comunità europea di solidarietà e responsabilità’, la proposta, a fronte dell’ ‘incapacità regolativa dei mercati’, di una tassa sulle transazioni finanziarie, la limitazione dei compensi dei top manager, il mantenimento della promessa di destinazione ai Paesi poveri dello 0,7% del Prodotto interno lordo, mettendo al centro il tema dell’Europa: “La sfida è quella di riportare il nostro Paese a svolgere un ruolo chiave nel rilancio del progetto di unificazione politica”.

 

Per quanto riguarda la politica italiana il presidente delle Acli ha parlato di uno ‘scenario sconfortante’, rilanciando le recenti parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che a Mestre parlava di ‘perdita di autorità’ e ‘infiacchimento della vita democratica’ dei partiti, invitando il Parlamento a lavorare per la revisione del sistema di finanziamento dell’attività politica e al rafforzamento delle norme anticorruzione. Olivero ha riconosciuto il ruolo di ‘supplenza (anche etica) alla politica’ svolto dal governo Monti ed ha espresso l’auspicio che ‘almeno lo stile istituzionale e l’attenzione all’Europa che hanno caratterizzato l’attuale governo siano fatti propri anche dai futuri governi’: “C’è da rifondare il patto di convivenza civile, affinché ogni cittadino sia e si senta parte e protagonista della vita del Paese… Le tendenze demagogiche e qualunquiste non ci affascinano. Nè possiamo condividere le fughe indifferenti del partito del non voto. Ma non per questo siamo estranei all’insofferenza verso l’attuale sistema partitico. Nell’antipolitica si può annidare passione per la democrazia e interesse per il bene comune che non vanno dispersi ma rappresentati”.

Ed i cattolici possono fare molto per la ‘rinascita democratica del Paese’: “Ai cattolici è chiesto un nuovo protagonismo e a nessuno è lecito tirarsi indietro. E’ tempo di nuove scelte, nuove proposte, nuove prospettive da condividere e maturare insieme. C’è una tradizione da aggiornare e re-interpretare alla luce del presente… C’è un patrimonio di ‘grandi idee’: la partecipazione democratica, la giustizia sociale, i diritti di cittadinanza, il lavoro decente e dignitoso, il welfare equo e universale, la cultura della pace, l’interessa per la comunità territoriale in un orizzonte europeo. Ma c’è bisogno di una laicato maturo, competente e responsabile, che ritrovi il coraggio dell’autonomia nell’ordinare le cose temporali in una società plurale e aperta, post-secolare”. In conclusione il presidente aclista ha ribadito l’esigenza di una “presenza visibile e autentica dei cattolici impegnati in politica, radicata sul territorio e capace di rappresentare la comunità cristiana e l’intera cittadinanza”, con un occhi particolare alla ‘dignità della persona’ ed agli ‘ultimi’.

Ed a corollario del convegno le Acli hanno commissionato ad Ipsos un’indagine sul rapporto dei cattolici in politica, da cui risulta che l’astensionismo tra i cattolici è al 43%: “La propensione all’astensionismo tra i cattolici praticanti è più alta rispetto al resto dei cittadini. Non serve un partito cattolico, ma un salto di qualità nella presenza dei cattolici in politica, a cui i cittadini chiedono più onestà e più attenzione a lavoro, famiglia e poveri”. L’indagine Ipsos rivela come le parole alle quali ci si sente più vicini, che suscitano sentimenti fortemente positivi, sono quelle che richiamano comunità e coesione: famiglia solidarietà, partecipazione, lavoro e bene comune. La lotta agli sprechi e alla corruzione è al primo posto nell’agenda elettorale degli italiani, cattolici compresi, insieme alle preoccupazioni per il rafforzamento dell’economia e la difesa del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi. Dai politici cattolici ci si aspetterebbe più attenzione alle condizioni di lavoratori, famiglie e poveri (47%) e più onestà e rigore morale rispetto agli altri politici (36%).

Nettamente maggioritaria la convinzione che ci si trova ad un passaggio cruciale nel rapporto tra cittadini e politica e che gli attuali partiti siano destinati a scomparire, cambiando radicalmente lo scenario: lo pensa il 56% degli intervistati, e il 62% dei cattolici impegnati. E quindi ci si aspettano novità o con la nascita di un nuovo partito (25%) o, soprattutto, con una lista espressione della società civile (32%). L’attesa di un nuovo partito è nettamente più elevata tra i cattolici impegnati (42%), tra i quali si raggiunge il livello più basso di consenso per gli attuali partiti. Nelle intenzioni di voto dei cattolici l’Ipsos segnala la progressiva perdita di consenso del Centro-destra (Pdl+LegaNord): dal 45% del 2006 all’attuale 31%; la tenuta del Centro-sinistra (nella formula di Vasto: Pd+Idv+Sel): 34%. La crescita del Centro (Udc+Fli+altri) al 16%. Ma ciò che più colpisce è il 14% di consensi ‘cattolici’ al Movimento 5 Stelle, e soprattutto l’elevato livello di incertezza e astensionismo (43%). La lontananza dei cattolici dalla politica si evince anche dalla scarsa propensione all’impegno diretto (15% contro il 30% del campione).

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