Rawanda e Hassan: grazie al Papa che ci porta la pace
Si chiamano Rawanda e Hassan, cristiani, giordani. Anche loro hanno voluto essere qui con il Papa per dire il loro grazie e la loro speranza. Sono in Libano da giovedì, hanno incontrato i loro coetanei, i libanesi, ma anche i ciprioti, gli egiziani, i siriani. In effetti i siriani li hanno accolti a casa loro in Giordania. “ Sono quasi 250 mila-dicono – e in maggioranza musulmani”. Sono quelli che fuggono da una guerra civile che sembra dover ripetere sempre lo stesso cliché sul Medio Oriente. “Noi vogliamo vivere in pace, non siamo convinti di come la “primavera araba” si sta trasformando. La vera primavera la possiamo creare noi con la nostra testimonianza di giovani che non lottano ma che si amano”. Rawanda ed Hassan non vogliono che lo stereotipo della regione sempre in guerra continui.
Sono stati all’incontro con il Papa di tutti i giovani sabato sera sulla spianata del Patriarcato maronita. Hanno salutato le parole che Bendetto XVI ha pronunciato con la forte e calma decisione: Non abbiate paura! Loro non hanno paura. Racconteranno a tutti la loro esperienza a Beirut. Quando tornano nella loro parrocchia è già pronto un incontro perché tutti possano riflettere insieme sulle parole del Papa e sulla Esortazione. Il loro entusiasmo è condiviso dalle centinaia di migliaia che nonostante il caldo afoso hanno deciso di esserci. Quando gli elicotteri sorvolano l’area per un attimo un brivido corre lungo la schiena. A pochi passi ci sono ancora i palazzi segnati dalla guerra come se non riuscisse a voltare pagina. Ma invece accompagnano la papamobile e tutto divente entusiasmo.
Alcuni seguono la messa con fervore, altri approfittano per incontrarsi, salutarsi. Famiglie, giovani, anziani rugosi accompagnati dai nipoti, ci sono tutti. Come Rawanda e Hassan. Hanno la bandiera giordana e la croce, sono soprattutto cristiani. “ Credo che possiamo essere noi a decidere come deve essere il notro futuro, per questo siamo felici che il Papa sia venuto nonostante tutto. Ci serve un incoraggiamento per essere pienamente noi stessi”.
Non tutti però sembrano così entusiasti, c’è chi si aspettava alcune “concessioni” dalla Esortazione, come la definizione della designazione dei sacerdoti sposati (scondo il rito orientale anche della Chiesa cattolica” della diaspora. Sinceramente sembrano dei dettagli risolvibili se davvero il messaggio centrale del testo del Papa sarà accolto: rispettare la dignità dell’uomo creatura di Dio.
La messa si conclude, il sole è bollente, la gente si sparge per le strade di una domenica di sole buona per fare il bagno. Il Papa pranza con i vescovi e i patriarchi, poi incontra le altre confessioni cristiane. Ultima tappa, un discorso di saluto al paese dei cedri. Proprio a forma di cedro era l’altare, cedro del Libano, paese simbolo della voglia di normalità e dell’assurdità della violenza.
(foto di Angela Ambrogetti inviato a Beirut)