La comunità internazionale e i Paesi arabi si impegnino per la pace in Medioriente. L’appello di Benedetto XVI all’Angelus in Libano
“Purtroppo, il fragore delle armi continua a farsi sentire, come pure il grido delle vedove e degli orfani! La violenza e l’odio invadono la vita, e le donne e i bambini ne sono le prime vittime. Perché tanti orrori? Perché tanti morti? Faccio appello alla comunità internazionale! Faccio appello ai Paesi arabi affinché, come fratelli, propongano soluzioni praticabili che rispettino la dignità di ogni persona umana, i suoi diritti e la sua religione!”. Benedetto XVI ritorna con il suo appello alla concordia e alla pace, ripetuto in varie forme in questi giorni di visita in Libano. È nell’Angelus nel “water front” di Beirut, dopo una messa molto partecipata dai libanesi e dalle delegazioni di tutto il medio Oriente, che il papa fa la voce grossa: “Possa Dio concedere al vostro Paese, alla Siria e al Medio Oriente il dono della pace dei cuori, il silenzio delle armi e la cessazione di ogni violenza! Possano gli uomini comprendere che sono tutti fratelli”. E poi: “Faccio appello ai Paesi arabi affinché, come fratelli, propongano soluzioni praticabili che rispettino la dignità di ogni persona umana, i suoi diritti e la sua religione!”.
Benedetto XVI affida a “Maria, Nostra Signora del Libano” i cristiani e i musulmani. “A lei – dice il Papa – domandiamo di intercedere presso il suo Figlio divino per voi e, in modo particolare, per gli abitanti della Siria e dei Paesi vicini implorando il dono della pace”.
“Voi – aggiunge – conoscete bene la tragedia dei conflitti e della violenza che genera tante sofferenze”, ma “chi vuole costruire la pace deve smettere di vedere nell’altro un male da eliminare. Non è facile vedere nell’altro una persona da rispettare e da amare, eppure bisogna farlo, se si desidera costruire la pace, se si vuole la fraternità”.
“Che possiamo – l’auspicio di Benedetto XVI -, con l’aiuto di Dio, convertirci per lavorare con ardore alla costruzione della pace necessaria ad una vita armoniosa tra fratelli, qualunque sia l’origine e la convinzione religiosa”.