Il Papa in Libano: “La via sulla quale Gesù ci vuole condurre è una via di speranza per tutti”

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“Porsi alla sequela di Gesù significa prendere la propria croce per accompagnarlo nel suo cammino, un cammino scomodo che non è quello del potere o della gloria terrena, ma quello che conduce necessariamente a rinunciare a se stessi, a perdere la propria vita per Cristo e il Vangelo, al fine di salvarla”. Benedetto XVI lo spiega ai libanesi giunti nel “water front” di Beirut per la messa: a loro consegna l’esortazione post-sinodale “Ecclesia in Medio Oriente”, firmata l’altro giorno ad Harissa. Sotto al grande palco a forma di cedro sono circa centomila i pellegrini presenti. A loro il papa ripropone l’attualità dei temi dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, celebrato nel 2010, e rilancia: “decidere di accompagnare Gesù Cristo che si è fatto il Servo di tutti esige un’intimità sempre più grande con Lui, ponendosi all’ascolto attento della sua Parola per attingervi l’ispirazione del nostro agire”.

Commenta le letture del giorno Benedetto XVI, ma non rinuncia a ricordare che “nel promulgare l’Anno della fede, che comincerà l’11 ottobre prossimo, ho voluto che ogni fedele possa impegnarsi in maniera rinnovata su questa via della conversione del cuore”. “Lungo tutto l’arco di questo anno – dice -, vi incoraggio dunque vivamente ad approfondire la vostra riflessione sulla fede per renderla più consapevole e per rafforzare la vostra adesione a Cristo Gesù e al suo Vangelo”.

“Fratelli e sorelle – dice ancora -, la via sulla quale Gesù ci vuole condurre è una via di speranza per tutti”. Perché “la gloria di Gesù si rivela nel momento in cui, nella sua umanità, Egli si mostra più debole, specialmente nell’Incarnazione e sulla croce. E’ in questo modo che Dio manifesta il suo amore, facendosi servo, donandosi a noi”.

E da qui che nasce la Speranza cristiana, che deve manifestarsi nel mondo. Perché “la vocazione della Chiesa e del cristiano è di servire, come il Signore stesso ha fatto, gratuitamente e per tutti, senza distinzione”. Sono partendo da questo impegno si può “servire la giustizia e la pace, in un mondo dove la violenza non cessa di estendere il suo corteo di morte e di distruzione, è un’urgenza al fine di impegnarsi per una società fraterna, per costruire la comunione”.

Anche se “soffrite nel corpo o nel cuore” sottolinea Benedetto XVI, “la vostra sofferenza non è vana”, e “Cristo Servo si fa vicino a tutti coloro che soffrono. E’ presente accanto a voi: “prego particolarmente il Signore di dare a questa regione del Medio Oriente dei servitori della pace e della riconciliazione, perché tutti possano vivere pacificamente e con dignità. E’ una testimonianza essenziale che i cristiani debbono dare qui, in collaborazione con tutte le persone di buona volontà. Vi chiamo tutti ad operare per la pace. Ciascuno al proprio livello e là dove si trova”.

Perché “il servizio deve ancora essere al cuore della vita della comunità cristiana stessa. Ciascun ministero, qualsiasi incarico nella Chiesa, sono prima ditutto un servizio di Dio e dei fratelli! E’ questo spirito che deve animare tutti i battezzati, gli uni verso gli altri, specialmente con un impegno effettivo accanto ai più poveri, agli emarginati, a quanti soffrono, affinché sia preservata l’inalienabile dignità di ogni persona”.

Benedetto XVI prende con sé le ansie di questi territori, e offre anche delle soluzioni ai problemi, richiamando all’essenzialità: “Cara Chiesa in Medio Oriente – dice consegnando l’Esortazione -, attingi alla linfa originale della Salvezza che si è realizzata su questa Terra unica e amata tra tutte”. anche attraverso “costanza” e “fedeltà”, “trova nella splendida varietà dei santi che sono fioriti presso di te gli esempi e gli intercessori che ispireranno la tua risposta alla chiamata del Signore a camminare verso la Gerusalemme celeste, dove Dio asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi”.

L’auspicio del Papa è che “la comunione fraterna sia un sostegno nella vita quotidiana e il segno della fraternità universale che Gesù, Primogenito di una moltitudine, è venuto ad instaurare! Così, in questa regione che ne ha visto gli atti e raccolto le parole, il Vangelo continui a risuonare come 2000 anni fa e sia vissuto oggi e sempre”.

(foto Cesare Bolla inviato a Beirut)

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