Un viaggio per passare dalla convivialità alla comunione. E stasera il Papa parlerà ai giovani
La giornata del Papa è iniziata con una messa ai piedi di Maria. In privato Benedetto XVI ha celebrato la messa del mattino in una cappella del Santuario di Harissa. Un gesto significativo per la giornata di oggi dedicata all’incontro con i rappresentanti dell’ Islam e i giovani. Nel caldo estivo di Beirut Benedetto XVI ha voluto essere vicino a tutte le realtà della società libanese anche percorrendo la strada che lo portava al Palazzo Presidenziale in auto panoramica. Molte migliaia di fedeli lo hanno salutato lungo la strada. Per loro, come per il Presidente della Repubblica, questa è l’occasione per dire al mondo che il Libano vuole la pace e ama la convivenza, che, nonostante le guerre e i drammi, i libanesi credono nel Patto nazionale, che soprattutto il Libano vuole che venga rispettata la risoluzione ONU 1701 – la risoluzione che aveva posto fine al conflitto tra le Israeli Defense Forces ed Hezbollah – e vuole che nessuno usi il Libano per combattere battaglie che non sono dei libanesi.
Un messaggio per Israele e per i palestinesi. Ma anche per i siriani, riguardo i quali il presidente ha detto di avere “il massimo della comprensione umana” in queste ore, ma ha sottolineato che il Libano non vuole essere coinvolto nelle loro vicende politiche.
Il Presidente, parlando in arabo, ha ringraziato il Papa per la sua presenza, perché questo è un segno di pace, ma anche un incoraggiamento per costruire finalmente un Libano che sia segno di una convivenza reale in Medio Oriente. Una convivenza che sia oltre la convivialità, come ha ricordato al Papa nell’incontro privato il Mufti Kabban, che ha parlato a nome di tutte le componenti islamiche. Benedetto XVI ha tenuto molto a questo momento cordiale ed intimo. Un punto forte di questo viaggio di pace che si svolge mentre il mondo sembra incendiarsi.
Il Mufti ha ringraziato la Santa Sede per la dichiarazione che chiede il rispetto delle sensibilità religiose, ha chiesto che i cristiani non fuggano dal Medio Oriente perché sono parte della società e si è detto d’accordo con una frase che ama ripetere il Patriarca Becharà Rai : si deve passare dalla convivialità alla comunione tra islamici e cristiani. Un incontro sereno e familiare che ha introdotto il grande discorso del Papa e del Presidente Suleiman.
Giustizia pace e rispetto sono prima di tutto una cultura, ha detto il Presidente; una cultura basata sulla dignità dell’ uomo e sulla libertà religiosa ha risposto il Papa.
C’è entusiasmo a Beirut per questa visita, ma il primo vero incontro con la gente ci sarà nel pomeriggio di sabato con i giovani, poi la messa di domenica mattina suggella il senso della visita. Il Papa oggi ha consegnato ai presidenti della Repubblica, del Parlamento e del Governo una copia della Esortazione con la sua firma in calce. Lo ha fatto anche con i rappresentanti dell’Islam, tanto per dire che, se comunione deve essere, occorre iniziare da una buona conoscenza reciproca e non solo superficiale.
Un viaggio faticoso, certo, per un papa di più di 85 anni. Un viaggio che però rasserena Benedetto XVI, il quale ha trascorso l’estate a scrivere e ha lavorato a lungo sui discorsi da pronunciare in Libano. Non è venuto a parlare di politica, lo ricorda ancora una volta il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi. Il Papa parla ai fedeli e agli uomini di buona volontà. Come ha fatto oggi nei saloni del Palazzo di Baabda.
(foto di Angela Ambrogetti, inviato a Beirut)