Migranti clandestini in aumento nel Regno Unito, che minaccia di schierare la marina militare. E la sovranità zero dell’Italia
Nel Regno Unito è stato nominato un comandante incaricato di guidare la risposta agli sbarchi illegali di migranti clandestini, che dalla Francia attraversano il Canale della Manica con piccole imbarcazioni. L’annuncio è stato dato alcuni giorni fa, con una Nota dal Ministero dell’Interno del Regno Unito. Il Ministro dell’Interno Pitri Patel ha ribadito che l’obiettivo di Londra è rendere la rotta migratoria illegale via mare tra Francia e Regno Unito “impercorribile” e ha nominato Dan O’Mahoney, un ex militare della Marina Militare, come nuovo comandante contro l’immigrazione clandestina attraverso il Canale della Manica. Secondo la Patel, O’Mahoney è “urgentemente incaricato di valutare azioni più dure in Francia”. Il Comandante O’Mahoney ha dichiarato di voler porre fine “all’orribile crimine” del traffico di persone lungo il Canale della Manica.
Negli ultimi giorni si è registrato un aumento dei numero dei migranti illegali che tenta dino raggiungere il Regno Unito dalla Francia, attraversando su piccole imbarcazioni il Canale della Manica. Il 13 agosto sono state recuperato nel Canale della Manica dalle autorità del Regno Unito 235 immigrati clandestini su 17 gommoni o altre imbarcazioni di fortuna. Certamente non è stato raggiunto il livello dell’emergenza italiana, ma per il Regno Unito gli sbarchi di migranti clandestini comunque sono diventati un’emergenza, anche se rappresentano solo l’1% dell’immigrazione complessiva su base annuale. Però, indubbiamente gli sbarchi illegali sono in aumento: la settimana scorsa il record era di 202. Quest’anno sono sbarcati sulle coste britanniche 3.948 persone su più di 300 imbarcazioni di fortuna.
Il brexiter Nigel Farage da giorni fa campagna contro “i migranti illegali e clandestini che vogliono invaderci”. Il problema è comunque evidente, soprattutto in previsione della Brexit fine anno e della “ripresa del controllo dei nostri confini”. Il Ministero dell’Interno del Regno Unito non ha comunicato le loro nazionalità, ma secondo la Repubblica, negli ultimi tempi si è trattato soprattutto di cittadini iracheni, iraniani, yemeniti, sudanesi, eritrei ed egiziani. Inoltre, spesso si tratta di famiglie intere, che tentano la fortuna per raggiungere Dover e dintorni sul suolo britannico.
Scrive la Repubblica: “Molti migranti vogliono andare in Regno Unito dalla Francia per le condizioni più favorevoli, anche dell’asilo politico, soprattutto per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari. Ma la richiesta può essere fatta soltanto sul suolo britannico, di qui l’aumento degli sbarchi illegali e delle pericolose traversate di centinaia di migranti. Anche perché, al di là dei proclami del governo, una volta arrivati e aver fatto richiesta di asilo è difficile essere espulsi dal Regno Unito: sinora è capitato solo a 155 migranti dal gennaio 2019, rimandati nell’Europa continentale. Ma c’è anche un altro e più invisibile traffico clandestino di migranti nei porti, spesso nascosti in camion o container, come si è visto nella tragedia dello scorso ottobre nell’Essex. Quando 39 vietnamiti, molti di loro giovanissimi, vennero trovati morti asfissiati in un tir di trafficanti di uomini abbandonato a Grays”.
O bloccate voi le partenze oppure interveniamo noi con la Marina Militare: il governo del Regno Unito ha chiesto al governo della Repubblica francese di aumentare i controlli nel canale della Manica, al fine di interrompere il flusso di immigrati in crescita verso le coste britanniche. Fra poco il Regno Unito non fa più parte dell’Unione Europea e non vuole stare a guardare l’arrivo di immigrati clandestini da uno Stato membro dell’Unione Europea.
Il governo del Regno Unito accusa la Francia di non impegnarsi adeguatamente per impedire la partenze delle chiatte e il Sottosegretario all’Istruzione Nick Gibb ha dichiarato che ciò è inaccettabile: “Stiamo discutendo con i ministri francesi su come impedire che i migranti lascino la Francia in primo luogo. E poi su come rispedire indietro i barconi una volta che hanno preso il mare. La Francia è un Paese sicuro e queste persone dovrebbero chiedere asilo politico in Francia, non qui”. Il governo del Regno Unito si appella al trattato di Dublino III dell’Unione Europea, per cui ogni migrante deve chiedere asilo nel Paese di arrivo nell’Unione Euroea, ma anche questa certezza ora finirà con la concretizzazione della Brexit il 31 dicembre prossimo, a meno che il Regno Unito e l’Unione Europea trovino un accordo sulla questione.
Il Ministro delle Finanze Rishi Sunak ha annunciato, che la prossima settimana il Sottosegretario all’Immigrazione Chris Philp si recherà in vista in Francia per colloqui su “ulteriori e più forti misure richieste per fermare e ridurre” gli arrivi dal Canale della Manica. Philp lo ha confermato, in un articolo pubblicato sul quotidiano “The Telegraph”, che si recherà a Parigi per colloqui con le autorità francesi, per valutare la possibilità di chiudere la tratta Calais-Regno Unito. “I francesi devono assicurare che i migranti che vengono colti nel tentativo di raggiungere il Regno Unito con le barche non possano provarci di nuovo”, ha dichiarato Philp.
Nel frattempo, il Ministero della Difesa ha annunciato di aver ricevuto una precisa richiesta da parte del Ministero dell’Interno di “sostenere le operazioni delle Guardie di frontiera nello Stretto di Dover. Stiamo lavorando duramente per identificare come possiamo aiutare nella maniera più efficace”.
Il governo del Regno Unito ritiene che la Francia non faccia più di tanto per fermare almeno una parte degli sbarchi illegali e vuole che le autorità francese agiscano alla fonte per fermare le partenze di migranti clandestini – spesso organizzate da trafficanti di uomini – o almeno, una volta in mare, che riportino le imbarcazioni sulle coste francesi. Invece, Parigi, una volta salpate e individuate, spesso le scorta fino all’intervento delle autorità di frontiera britanniche.
Lo scorso mese i Ministri dell’Interno di Londra e Parigi, Priti Patel e Gerald Darmanin, hanno concordato una linea più dura sul contrasto all’immigrazione clandestina – tanto più, perché i contagi di Covid 19 in Francia stanno crescendo sensibilmente nelle ultimi tempi – e di creare un’unità congiunta dell’intelligence per contrastare quelle che la titolare del dicastero britannico ha chiamato “gang dietro vili commercianti di persone”. Un appello che pare caduto nel vuoto e, quindi, la Patel non ha escluso il ricorso alla Marina Militare per fermare il flusso di migranti clandestini attraverso il canale della Manica.
Il Ministero per l’Immigrazione Chris Philp ha dichiarato che Londra sta affrontando un incremento “inaccettabile” del numero di imbarcazioni che trasportano clandestini. “I francesi devono assicurare che i migranti che vengono colti nel tentativo di raggiungere il Regno Unito con le barche non possano provarci di nuovo”, ha detto Philp.
Intanto, dal 10 agosto un aereo di sorveglianza della Royal Air Force sta sorvolando la Manica con l’obiettivo di individuare eventuali imbarcazioni cariche di clandestini.
Morale della favola: l’Italia, che ha dimostrato di avere la capacità e i mezzi per controllare in modo capillare (anche con drone) il territorio, non ha il coraggio di effettuare disposizioni uguali… però il Regno Unito non dispone di ministri come l’Italia e soprattutto non c’è la Lamorgese. Ho solo la Patel all’Inerno (anche lei brexiter e figlia di immigrati).
Che cosa s’intende per migranti irregolari (cosiddetti clandestini, richiedenti asilo o rifugiati?
[Questo articolo – che fornisce alcune definizioni per fare chiarezza sulle parole che caratterizzano il dibattito sui flussi migratori – di Openpolis.it, fa parte di Cooperazione Italia, il canale di approfondimento in collaborazione con Oxfam Italia]
Per capire un fenomeno, prima ancora dei dati, sono importanti le parole. A volte infatti vengono fornite cifre esatte abbinate a termini sbagliati, rendendo così l’informazione non corretta. Vediamo quindi alcune parole da tenere presenti quando parliamo di fenomeno migratorio.
Migrante irregolare
Si tratta di una persona che entrata nel paese senza un regolare controllo alla frontiera, oppure che è arrivata regolarmente ma a cui è scaduto il visto o il permesso di soggiorno.
Richiedente asilo
Si definisce così una persona che ha richiesto di essere riconosciuto come rifugiato (o altra forma di protezione) e che è in attesa del responso. I richiedenti asilo solitamente entrano nel territorio in modo irregolare, ma dal momento in cui presentano la richiesta sono regolarmente soggiornanti, e quindi non possono essere definiti clandestini.
Profugo
Un profugo è una persona scappata per ragioni di sopravvivenza, solitamente a causa di guerre o conflitti, ma che non rientra nella categoria di rifugiato. Spesso il profugo è interno, ovvero nel suo stesso paese.
Rifugiato (Unhcr)
In termini generici il rifugiato è una persona che è scappata dal proprio paese per cercare protezione in un altro. L’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite (Unhcr) riconosce come rifugiati coloro che rientrano nei criteri stabiliti dal loro statuto. Questi sono dunque titolari della protezione che l’agenzia Onu può offrirgli. Altra cosa è il riconoscimento dello status di rifugiato da parte di un paese membro della convenzione di Ginevra del 1951.
Status di rifugiato
È la prima e più importante forma di protezione internazionale, e può essere riconosciuta a un richiedente asilo da uno stato membro della convenzione di Ginevra del 1951. La convenzione definisce il rifugiato come:
[…] chiunque, nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato;
Art. 1 della Convenzione di Ginevra del 1951
Protezione sussidiaria
È anche questa una forma di protezione internazionale, prevista dal diritto dell’Unione europea e di conseguenza da quello Italiano. Si tratta di una protezione aggiuntiva che viene riconosciuta a chi non rientri nella definizione di rifugiato. Il decreto legislativo 251/07 definisce il titolare di protezione sussidiaria come una persona:
[…] nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel Paese di origine, […] correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno come definito dal presente decreto e il quale non può o, a causa di tale rischio, non vuole avvalersi della protezione di detto Paese.
Decreto legislativo 251/2007
Il danno grave definito dal decreto si configura nel caso in cui il richiedente abbia subito una condanna a morte, sia stato vittima di tortura o altra forma di pena o trattamento inumano, abbia subito la minaccia grave e individuale alla vita o alla persona derivante dalla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato.
Protezione umanitaria
Questa era una forma di protezione nazionale, prevista dall’ordinamento italiano nel testo unico sull’immigrazione. Veniva concessa nel caso in cui, pur in assenza di requisiti per accedere alla protezione internazionale, fossero comunque presenti seri motivi umanitari tali da rendere la persona meritevole di tutela. Questa forma di protezione è stata abrogata con il decreto sicurezza a ottobre del 2018, ed è stata sostituita con nuove ipotesi di rilascio di permessi di soggiorno per protezione speciale o casi speciali.
Clandestini
Il termine non esiste né nelle definizioni internazionali né nel Diritto dell’Unione europea. Si è diffuso in Italia da quando la legge Bossi-Fini introdusse alcune disposizioni contro le immigrazioni clandestine. Si distingue dalla migrazione irregolare in quanto riguarda solo coloro che abbiano violato le regole sull’ingresso nel territorio e non abbiano alcun titolo legale per rimanervi. Dunque non riguarda né i richiedenti asilo né chi l’asilo l’ha ottenuto.
Migrante economico
È una persona che si è spostata dal suo paese di origine per migliorare le sue condizioni di vita, cercando un lavoro. Il termine viene spesso usato per distinguerli dai rifugiati.
Migrazione forzata
Si tratta di una migrazione che deriva da una minaccia alla propria sopravvivenza, indipendentemente che sia causata dall’uomo o da fenomeni naturali. Il migrante forzato oggi non è riconosciuto internazionalmente alla stregua di un rifugiato, tuttavia il tema è sempre più all’ordine del giorno, soprattuto a causa del cambiamento climatico. Lo studio più noto parla di 200 milioni di “migranti ambientali” entro il 2050, ma l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) considera stime che variano dai 25 milioni a 1 miliardo di potenziali migranti ambientali.
Clandestini e trafficanti in festa: lo Stato italiano non c’è più
Analisidifesa.it, 6 agosto 2020
Sbarchi in massa di immigrati illegali che sbarcano direttamente sulle spiagge di Lampedusa e della Sardegna o vengono trasportati in porto dalle motovedette della Guardia Costiera. Fughe continue di centinaia di clandestini dai centri di accoglienza dove dovrebbero trascorrere il periodo di quarantena, aggressioni alle forze dell’ordine e persino tentativi di far deragliare un treno, come è accaduto nei pressi di Parma con un’azione sventata dai carabinieri che lascia il dubbio dell’intento terroristico.
Infine, la chiara percezione che la Tunisia utilizzi per l’ennesima volta la minaccia degli sbarchi in massa dei propri connazionali per incassare altri aiuti economici da un’Italia da molti anni prona ai trafficanti e ai ricatti dei paesi vicini.
Sono tutti elementi che confermano come ormai in Italia lo Stato abbia rinunciato a far valere le sue prerogative, almeno nei confronti di clandestini, trafficanti e paesi che speculano su questi traffici per passare all’incasso a spese nostre.
Se i flussi migratori illegali non hanno raggiunto i numeri astronomici di sbarchi degli anni compresi tra il 2013 e il 2017, non c’è dubbio che oggi oltre ai numeri vadano valutati anche lo status dei clandestini e le condizioni dell’Italia e degli italiani dopo l’epidemia di Covid-19.
Dall’inizio dell’anno sono sbarcati illegalmente quasi 15 mila clandestini (di cui 6mila tunisini), bengalesi (quasi 2mila), ivoriani e algerini (poco meno di un migliaio per ogni nazionalità), poi sudanesi e marocchini: persone che non fuggono da guerre, persecuzioni o carestie, che non hanno alcun diritto a chiedere asilo ma che hanno ben compreso che ln Italia possono entrare quando vogliono pagando i trafficanti e facendo ciò che vogliono.
Si tratta di quasi il quadruplo del circa 4mila sbarcati nello stesso periodo del 2019 ma a quelli sbarcati dal mare si aggiungono ogni giorno decine di pakistani, iracheni e afghani che entrano altrettanto clandestinamente dai confini sloveni, solo in parte intercettati dalle forze di polizia e in misura limitatissima riportati in Slovenia da dove ritenteranno presto l’attraversamento del nostro confine.
A gonfiare i numeri e gli incassi dei trafficanti ha provveduto il governo italiano che ha dato al mondo la chiara definizione di una volontà politica arrendevole, tesa ad accogliere chiunque e a rinunciare a ogni parvenza di controllo sui propri confini nonostante il rischio di diffusione del Coronavirus.
Il governo e la maggioranza parlamentare che lo sorregge stanno offrendo uno spettacolo indecoroso per il prestigio della Nazione regalando a criminali, trafficanti e clandestini successi e motivi per esultare.
Attivano navi da crociera (al costo di oltre 1,5 milioni al mese per ogni traghetto noleggiato) e centri d’accoglienza spendendo milioni che sarebbero preziosi per aiutare gli italiani in difficoltà, invece di presidiare acque e coste meridionali annunciano da mesi di voler abrogare i decreti sicurezza emanati da Matteo Salvini e condannano l’ex ministro a rispondere in tribunale del successo conseguito riducendo al minimo storico gli sbarchi.
Incredibili poi le recenti dichiarazioni del premier Giuseppe Conte: “Non possiamo tollerare che si entri in Italia in modo irregolare e che i risultati dei sacrifici compiuti per contenere la diffusione del Covid siano vanificati da migranti che tentano di sfuggire alla sorveglianza sanitaria. Dobbiamo essere duri e inflessibili”.
Parole che lasciano stupefatti perché cozzano con quanto ha fatto finora il premier adoperatosi in ogni modo con governo e maggioranza per incentivare e incoraggiare l’immigrazione illegale: dalle reiterate dichiarazioni per la revoca dei decreti sicurezza di Matteo Salvini, dai voti della maggioranza per processare l’ex ministro alla legge sulle regolarizzazioni dei clandestini del ministro Bellanova fino a via libera agli sbarchi dalle navi delle Ong e alla messa in opera di navi-quarantena in barba al decreto che lo stesso governo aveva emanato il 7 aprile chiudendo i porti a causa dell’emergenza sanitaria. Uno Stato così, che spalanca i confini a chiunque e manda a processo chi ha cercato di chiuderli a trafficanti e clandestini offre al mondo una sola, devastante, immagine: quella di un “bengodi” per delinquenti stranieri!
Nicola Zingaretti chiede che vengano stracciati gli accordi con la Libia il cui azzeramento riaprirebbe la rotta libica a nuovi massicci flussi, confermando che il PD continua coerentemente (se si esclude la “parentesi Minniti”, ministro non a caso attaccato da più parti dal suo stesso partito e maggioranza di governo per aver frenato l’immigrazione illegale) sulla stessa strada che portò i suoi governi a far sbarcare sulle nostre coste oltre 700 mila clandestini dal 2013.
Quanto al rischio che gli immigrati illegali diffondano il Covid il ministro Boccia ha fatto sapere che il 75% dei positivi sono italiani: notizia rilevante perchè ci dice che un quarto sono stranieri entrati illegalmente con in più la differenza che gli italiani in genere rispettano la quarantena, moltissimi clandestini invece no.
Le dichiarazioni del M5S e del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, danno l’impressione che i grillini vogliano ripresentarsi come fieri nemici dell’immigrazione illegale ma dopo aver votato a favore del rinvio a giudizio di Matteo Salvini ogni esternazione su questo tema scivola nel ridicolo, confermando la profonda confusione che domina quel movimento.
Ribadire, come ha fatto oggi Di Maio a Tunisi, che i clandestini tunisini verranno rimpatriati, ha poco senso dal momento che i rimpatri di 6mila (finora) tunisini sbarcati quest’anno richiedono molti mesi al ritmo previsto dall’accordo italo-tunisino (quasi mai attuato) di 80 rimpatri a settimana mentre molti tunisini fuggono e fanno perdere le proprie tracce. L’unica risposta credibile è quindi l’immediato respingimento.
Sovranità zero
Lo Stato italiano sembra dunque aver perso credibilità e sovranità, dando l’impressione di aver cessato di esistere: trafficanti e clandestini infatti si prendono palesemente gioco di noi sbarcando come fossero turisti con valige, occhiali da sole e cagnolini al seguito, dichiarando senza timore di pretendere di venire in Italia e andare dove preferiscono, impiegando impunemente finti pescherecci (in realtà navi-madre) che mettono in mare gommoni ai limiti delle nostre acque, postando video in cui si fano beffe delle nostre leggi e fuggendo da luoghi di quarantena certi di non doverne subire le conseguenze.
Persino i pescherecci tunisini entrano impunemente nelle acque italiane, più per sbarcare clandestini che per pescare mentre i pescherecci italiani vengono fermati dalle motovedette di Tunisi mentre pescano in acque internazionali che i tunisini considerano unilateralmente di loro esclusivo sfruttamento.
Abbiamo le forze navali più potenti del Mediterraneo ma abbiamo rinunciato persino a controllare i nostri confini marittimi. Eppure non mancavano droni e motovedette per multare durante il confinamento runner che correvano sulle spiagge o canoisti che pagaiavano da soli in mezzo al mare mentre oggi si multano italiani che non indossano le mascherine e mancano le risorse per aiutare ceti produttivi e categorie più fragili.
Mentre Giuseppe Conte ottiene dal Parlamento il prolungamento dello stato d’emergenza sanitaria il suo governo favorisce gli sbarchi incontrollati che potrebbero favorire una nuova esplosione virale, accogliendo chiunque giunga senza documenti violando le leggi e in molti casi con alle spalle un curriculum criminale di tutto rispetto.
Poiché l’immigrazione clandestina resta un reato, chiunque arrivi illegalmente è un delinquente e lo è doppiamente quando fugge dai centri d’accoglienza, viola la quarantena o aggredisce e ferisce membri delle forze dell’ordine.
Difficile nascondere la volontà politica di riattivare il business dell’accoglienza che negli anni scorsi ha dispensato oltre 20 miliardi ad enti e coop di area cattolica e di sinistra vicine all’attuale maggioranza, ma il prezzo da pagare questa volta è però potenzialmente ancora più alto che in passato, perché si fanno affari ignobili sulle spalle di un’Italia impoverita e impaurita che attende con ansia di sapere quanto salato sarà il conto da pagare per le conseguenze del coronavirus.
Opzioni per una risposta credibile
Eppure gli strumenti per ridare dignità alla Nazione, riassumendo quanto meno il controllo dei confini non mancherebbero. Invece di subire l’ormai consueto e ciclico ricatto nordafricano (basato su aiuti economici in cambio di un generico impegno a controllare meglio i flussi) si potrebbe rafforzare la presenza navale al limite delle acque costiere, intercettare i barchini e riportare in acque tunisine e algerine i clandestini senza neppure far toccare loro il suolo nazionale o reimbarcandoli nel caso avessero raggiunto le nostre coste.
Su Tunisi si potrebbero inoltre esercitare forti pressioni tenuto conto dei tantissimi tunisini che vivono e lavorano regolarmente in Italia mandando consistenti rimesse finanziarie in patria.
Il ministro Di Maio sostiene che vadano fermate le partenze dalla Tunisia ma appare chiaro che solo i respingimenti immediati di chi arriva a Lampedusa o in Sicilia scoraggeranno nuove partenze.
La Guardia costiera libica sta intercettando più gommoni e barconi dei colleghi tunisini (a entrambe l’Italia dona mezzi e denaro): ne ha fermati e riportati in Libia circa 7mila dall’inizio dell’anno.
Sarebbe sufficiente impedire l’ingresso nelle acque italiane alle navi delle Ong (sequestro definitivo della nave per chi viola le nostre acque territoriali e carcere per gli equipaggi) che raccolgono clandestini davanti alle coste libiche per chiudere i flussi dalla nostra ex colonia del tutto, o quasi.
Se poi ci si preoccupa della sorte dei migranti illegali respinti in Libia dalla locale Guardia costiera, non dovrebbe risultare troppo oneroso per le agenzie delle Nazioni Unite, finanziate generosamente anche dall’Italia, rimpatriarli rapidamente dalla Libia (in Tripolitania la guerra è finita) nei paesi di origine.
Del resto l’emergenza Covid-19 giustifica oggi più che mai quella chiusura dei confini all’immigrazione illegale che dovrebbe essere un principio prioritario in ogni momento ma soprattutto ora che appare chiaro a tutti che dall’Europa non avremo nessun aiuto e tenuto conto che, anche se i partner accettassero di farsi carico di un po’ di clandestini sbarcati in Italia, questo non farebbe che incoraggiare nuovi flussi.
Difficile dire se sia più avvilente o patetico sentire ministri invocare l’aiuto dell’Europa per ridistribuire i clandestini e definire “inaccettabili” gli sbarchi dei tunisini.
Chi governa ha il dovere e il potere (specie in “stato d’emergenza”) di agire per il bene della Nazione e la salvaguardia di confini, sicurezza e sovranità. Quanto all’Europa, ha già dimostrato la sua incapacità di affrontare il problema dei flussi migratori e del resto ogni ridistribuzione in uno Stato europeo incentiverebbe solo ulteriori partenze di clandestini.
Per quanto riguarda gli afghani o iracheni giunti in Italia dai confini orientali o sbarcati sulle coste ioniche della Calabria è paradossale che dopo 18 anni di presenza militare italiana a Kabul e dintorni (costataci 53 morti e più di 10 miliardi di euro) e molti anni di altrettanto costose missioni in Iraq, Roma non sia in grado di pretendere da quei governi l’immediato rimpatrio dei loro connazionali giunti da noi illegalmente.
Superfluo poi sottolineare che i confini sloveni andrebbero sorvegliati anche con l’impiego dei militari, facendo pressioni sulla Slovenia (che ha moltissimi lavoratori frontalieri con impiego in Friuli) affinchè aumenti la soglia d’attenzione alle frontiere.
Certo quelli citati sono solo alcuni esempi di come sarebbe possibile reagire, invece di subirla, a questa minaccia. Esempi sufficienti però a evidenziare che il vero problema non è la mancanza di alternative ma l’assenza di volontà e capacità politica di ripristinare l’autorità e la credibilità dello Stato, agli occhi del mondo e degli italiani.