Libano: Ecclesia in Medio Oriente

Condividi su...

Dal 14 al 16 settembre papa Benedetto XVI compie il ‘difficile’ Viaggio Apostolico in Libano, in occasione della firma e della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, fortemente voluto e desiderato per promuovere l’unità di tutti i cristiani. Il viaggio è importante per il mondo anche alla luce della recente ‘rivoluzione araba’.

 

Venerdì 14 settembre, alle ore 18.00, nella Basilica Greco-Melkita di St Paul, ad Harissa, Benedetto XVI, accolto dal patriarca greco-melkita di Antiochia e di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme, Gregorios III Laham, firmerà e pubblicherà l’Esortazione Apostolica post-sinodale dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, svoltosi in Vaticano dal 10 al 24 ottobre 2010.  Nell’omelia per la chiusura del Sinodo, il Papa si rivolse con queste parole ai cristiani nel Medio Oriente: “Questa Parola di salvezza, rafforzata con la grazia dei Sacramenti, risuona con particolare efficacia nei luoghi in cui, per divina Provvidenza, è stata scritta, ed è l’unica Parola in grado di rompere il circolo vizioso della vendetta, dell’odio, della violenza. Da un cuore purificato, in pace con Dio e con il prossimo, possono nascere propositi ed iniziative di pace a livello locale, nazionale ed internazionale. In tale opera, alla cui realizzazione è chiamata tutta la comunità internazionale, i cristiani, cittadini a pieno titolo, possono e debbono dare il loro contributo con lo spirito delle beatitudini, diventando costruttori di pace ed apostoli di riconciliazione a beneficio di tutta la società”.

 

Nell’ Istrumentum laboris, un capitolo era dedicato alle sfide che i cristiani devono affrontare: “Nella situazione politica attuale del Medio Oriente, è difficile creare un’economia che possa procurare un livello di vita degno per tutta la società. La Chiesa, da parte sua, può prendere alcune misure in questo ambito per ridurre l’emigrazione, ma spetta allo Stato stesso adottare le misure necessarie. Inoltre, in vari Paesi del Medio Oriente, la restrizione della libertà culturale e religiosa, dell’uguaglianza di azione e diritti, e le poche possibilità di partecipare attivamente alla vita politica sono motivi importanti d’emigrazione dei cristiani. In altre parole, solo la pace e la democrazia, accompagnate da sufficiente sviluppo economico, e quindi sociale e culturale, delle Nazioni cui appartengono i cristiani possono plasmare ambienti e condizioni in cui cristiani, famiglie e singoli, non si sentano più tanto spinti all’emigrazione come lo sono oggi… C’è un altro aspetto che potrebbe aiutare a limitare l’emigrazione: rendere i cristiani, a cominciare dai pastori, maggiormente consapevoli del senso della loro presenza e della necessità di impegnarsi, qui e ora, nella vita pubblica. Ciascuno, nel proprio Paese, è portatore del messaggio di Cristo alla sua società e ciò deve avvenire nelle difficoltà e nella persecuzione”.

Ma le proposte di lavoro hanno sottolineato anche il punto centrale della liturgia e l’armonia tra i diversi riti: “La liturgia, come dichiara il Concilio Vaticano II, ‘è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù’. In modo particolare, in tutte le Chiese orientali la divina liturgia esprime la sua centralità, tra l’altro, attraverso un’ampia e ricca varietà rituale. La ricerca dell’armonia dei riti, che il Concilio Vaticano II raccomanda vivamente, può illuminare l’attenta considerazione di questo tema così importante nell’Oriente cristiano. Proprio perché la liturgia è un aspetto così fortemente radicato nella cultura orientale, non può sottovalutarsi oggi la sua capacità di mantenere viva la fede dei credenti e anche di attirare l’interesse di coloro che si sono allontanati o addirittura di quelli che non credono”. Da questa unità la Chiesa cattolica guarda in modo particolare all’ecumenismo: “L’ecumenismo richiede un sincero sforzo per superare i pregiudizi, per lavorare in vista di una comprensione reciproca migliore, allo scopo di raggiungere la pienezza della comunione visibile nella fede, nei sacramenti e nel ministero apostolico, ‘il dialogo ecumenico ha il carattere di una comune ricerca della verità, in particolare sulla Chiesa’…

Due segni sono di particolare importanza: l’unificazione delle feste cristiane (Natale e Pasqua) e la gestione comune dei Luoghi di Terra Santa. Il modo di gestire, nell’amore e nel rispetto mutuo, i Luoghi Santi della Cristianità, nella Terra Santa, dalle due Chiese Ortodosse responsabili di questi luoghi con la Custodia di Terra Santa, è una testimonianza per le Chiese della regione come per le Chiese del mondo”. E dopo aver ‘sviscerato’ a fondo i rapporti con gli ebrei e con i mussulmani, l’Esortazione prospetta ai cristiani l’impegno di testimonianza nella ‘civitas’: “E’ importante spiegare il senso della laicità e della legittima autonomia delle realtà terrene, insegnata dal Concilio Vaticano II. In queste circostanze, il contributo del cristiano consiste nel presentare e nel vivere i valori evangelici, ma anche nel dire la parola di verità (qawl alhaqq) ai forti che opprimono o seguono politiche, che vanno contro gli interessi del Paese, e anche a quanti rispondono all’oppressione con la violenza.

La pedagogia della pace è realistica, anche se rischia di essere respinta dai più; essa ha anche più possibilità di essere accolta, visto che la violenza tanto dei forti quanto dei deboli ha condotto, nella regione del Medio Oriente, unicamente a fallimenti e a uno stallo generale. Il nostro contributo, che esige molto coraggio, è indispensabile. Innanzitutto è necessario educare il pubblico e i cristiani stessi a considerare attentamente il contributo che essi possono portare nei vari settori della vita e nelle istituzioni civili e politiche, perché i cristiani sanno che è loro compito prendere a cuore il bene comune e i problemi comuni come povertà, insegnamento, lotta contro violenza e terrorismo”.

151.11.48.50