Il Concilio: l’ annuncio

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Durante il suo pontificato, infatti, erano state istituite delle commissioni che lavorarono alla sua preparazione. L’annuncio di Papa Giovanni era giunto tuttavia inatteso, destando però attese e consensi. Il periodo antipreparatorio (17 maggio 1959 – 5 giugno 1960) Il Pontefice passò in breve tempo dall’annuncio all’avvio dei lavori antipreparatori, che durarono dal 17 maggio 1959 al 5 giugno 1960. Il 17 maggio venne infatti costituita la Commissione antipreparatoria, composta dagli assessori e dai segretari delle congregazioni romane. Presidente fu nominato il cardinale Domenico Tardini, segretario di Stato, mentre monsignor Pericle Felici, allora prelato uditore della Rota Romana, assunse il ruolo di Segretario. I compiti affidati alla Commissione furono quattro: prendere contatti con gli episcopati delle varie nazioni per riceverne suggerimenti, raccogliere le proposte formulate dai dicasteri della Curia romana e dai vescovi, tracciare le linee generali degli argomenti da affrontare in Concilio, dopo aver ricevuto anche i pareri delle università cattoliche, suggerire la composizione dei diversi organismi che avrebbero dovuto curare la preparazione del Concilio.

Il 18 giugno il cardinale Tardini inviò una lettera a tutti i cardinali, i patriarchi, gli arcivescovi e i vescovi titolari e residenziali, gli abati e i prelati nullius, i superiori generali degli ordini e delle congregazioni religiose, i vicari e i prefetti apostolici, i presidi delle facoltà teologiche e giuridiche delle università cattoliche, chiedendo a ciascuno di esprimere, in assoluta libertà, il proprio parere riguardo agli argomenti che desiderava venissero trattati durante il Concilio. Le lettere inviate furono 2593, mentre le risposte che pervennero a Roma furono 1998. Queste furono esaminate, ordinate e catalogate per argomenti, dando corpo a 15 volumi che raccolsero in dodicimila pagine quanto era stato scritto in forma di suggerimenti, proposte e consigli da coloro che erano stati interpellati. Occorse un anno perché la Commissione esaurisse il suo lavoro, riunendo in circa 2700 schede il frutto di quell’indagine. Vennero redatti dei rapporti suddivisi per nazione, contenenti i dati e le statistiche circa l’aspetto religioso di ogni Paese. Fu infine elaborata una sintesi globale che enucleava i principali problemi sui quali si era soffermata l’attenzione dei vescovi.

Il Concilio rendeva effettiva la sua natura ecumenica: fin dalla fase di consultazione, infatti, tutto il mondo cattolico era stato interrogato e aveva fornito una ricca documentazione sul volto della Chiesa di allora, abbracciando popoli di ogni lingua e di ogni razza. Il 5 giugno 1960 il Papa poteva così passare al secondo atto del Concilio, quello preparatorio: l’enorme materiale fornito dai vescovi doveva essere riesaminato, selezionato e condensato. Quello stesso giorno, in un discorso pronunciato nella Basilica Vaticana, Giovanni XXIII precisava che “un Concilio Ecumenico si svolge in quattro tempi: 1) una introduzione o presa di posizione antipreparatoria e generale; 2) una preparatoria propriamente detta; 3) la celebrazione dell’augusto e generale convegno: il Concilio nella sua più splendente solennità; 4) infine, la promulgazione degli Atti del Concilio: cioè di quanto si è convenuto di constatare, di dichiarare e di proporre in ordine e a sviluppo di pensiero e di vita, a progressiva elevazione di vita e di spirito e di attività, a glorificazione del Vangelo di Cristo, applicato e vissuto nella santa Chiesa sua”.

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