Il Papa saluta il Medio oriente “immerso nella sofferenza” e definisce il dialogo una priorità
Un saluto al Libano, alla gente che attende il Papa che porterà il frutto del lavoro sinodale Senza ignorare la drammatica situazione “vissuta dal popolo di questa regione per troppo tempo martoriato da conflitti incessanti.” Benedetto XVI lo ha rivolto tramite tv, radio e internet alla gente del Medio Oriente al termine dell’ Angelus domenicale. In francese, (ma il testo è stato pibblicato anche in arabo), ha detto: “capisco l’ansia di molti mediorientali immersi nella sofferenza quotidiana di tutti i tipi che interessano purtroppo, a volte mortalmente, la loro vita personale e familiare. Penso a tutto quelli che sono alla ricerca di un luogo di pace, che sono in fuga dalla loro vita familiare e professionale e vivono l’esperienza della precarietà dell’esilio. Anche se sembra difficile trovare soluzioni ai vari problemi che interessano la regione, non si possono tollerare la violenza e l’esasperazione delle tensioni. L’impegno per il dialogo e la riconciliazione dovrebbe essere una priorità per tutte le parti coinvolte, e deve essere sostenuto dalla comunità internazionale sempre più cosciente dell’importanza per il mondo di una pace duratura e dello sviluppo sostenibile in tutta la regione. Il mio viaggio apostolico in Libano, e per estensione l’intero Medio Oriente, si pone sotto il segno della pace, prendendo la parola di Cristo: “Vi do la mia pace” (Gv 14, 27). Dio benedica il Libano e il Medio Oriente! Dio vi benedica tutti!”
Prima della preghiera il Papa aveva commentato le letture della liturgia domenicale. “La chiusura dell’uomo, il suo isolamento, non dipende solo dagli organi di senso. C’è una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della persona, quello che la Bibbia chiama il «cuore». E’ questo che Gesù è venuto ad «aprire», a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri.” Benedetto XVI spiega il racconto della guarigione di un sordomuto e della necessità della apertura del nostro cuore all’amore di Dio. Questo è venuto a fare Gesù, aprirci all’amore.
Nel consueto appuntamento di mezzogiorno per la preghiera dell’ Angelus a Castelgandolfo il Papa parla di quel sordomuto che “grazie all’intervento di Gesù, «si aprì»; prima era chiuso, isolato, per lui era molto difficile comunicare; la guarigione fu per lui un’«apertura» agli altri e al mondo, un’apertura che, partendo dagli organi dell’udito e della parola, coinvolgeva tutta la sua persona e la sua vita: finalmente poteva comunicare e quindi relazionarsi in modo nuovo.” Un insegnamento chiaro per l’oggi: Cristo “si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, a comunicare con Dio e con gli altri.”
Effetà , parola che è parte del Rito del Battesimo, quando “la persona umana inizia, per così dire, a «respirare» lo Spirito Santo, quello che Gesù aveva invocato dal Padre con quel profondo sospiro, per guarire il sordomuto.” E Maria è il modello. Lei è costantemente “aperta” alla Parola.