L’appello dei cristiani siriani a Papa Benedetto XVI
Sono 103.416 i cittadini siriani registrati dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur) o in attesa di registrazione: un dato che riguarda chi è riuscito a raggiungere i paesi confinanti della Siria, che fa riferimento al solo mese di agosto e non tiene conto degli sfollati interni che ammontano a diverse centinaia di migliaia. Tra le fasce della popolazione più vulnerabili sono i rifugiati che avevano scelto la Siria come loro destinazione negli anni scorsi, in particolare gli iracheni. Di questi, secondo il governo di Baghdad, almeno 35.000 hanno fatto ritorno in Iraq tra luglio e agosto. Secondo l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu impegnata al fianco dei rifugiati palestinesi, almeno 225.000 palestinesi potrebbero aver subito conseguenze dirette del conflitto e 4000 di loro sono fuggiti in Libano e Giordania. Inoltre il numero di cittadini siriani in fuga verso la Turchia ha subito in questi giorni un ulteriore aumento. Con gli ultimi arrivi adesso i cittadini siriani nei 9 campi della Turchia sono quasi 65.000, non tutti formalmente registrati. Circa il 40% di loro è arrivato in questo mese. Il numero totale dei rifugiati siriani formalmente registrati in Giordania, Libano, Turchia e Iraq attualmente è di 170.116 persone, ma il numero reale dei rifugiati è più alto poiché non tutti i rifugiati si registrano. In Libano l’UNHCR e le agenzie partner stanno cercando con urgenza alloggi alternativi per il crescente numero di rifugiati che si è insediato all’interno di scuole. Nelle ultime 2 settimane è stato registrato un netto aumento di cittadini siriani che vivono in alloggi collettivi, persone che dovranno essere trasferite prima dell’inizio di settembre, quando le attività scolastiche riprenderanno. In tutto il Libano proseguono poi le operazioni di registrazione, con 37.240 persone finora registrate. Ulteriori 9.432 persone hanno contattato l’UNHCR per essere registrate.
E per solidarietà al popolo siriano padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita rifondatore del monastero Deir Mar Musa al-Habashi, nel deserto a Nord di Damasco, espulso da giugno dalla Siria dove ha vissuto per trent’anni, sta attuando il digiuno per sostenere il viaggio del Papa in Libano: “Il mio digiuno vuol essere una preparazione alla presenza in Libano del Papa, perché il kairos del suo viaggio sia preparato dagli amanti della pace così che possa segnare una svolta verso questa pace, verso una democrazia matura e la giustizia per i siriani. Con questa iniziativa intendo partecipare alla preparazione del difficile viaggio del papa Benedetto XVI in Libano dal 14 al 16 di settembre. Tale coraggioso impegno del Pontefice corona il Sinodo per il Medio Oriente del 2010 con la consegna del testo dell’Esortazione apostolica. Il Sinodo ha invitato i cristiani mediorientali, agli albori della Primavera araba, a rinnovare il loro impegno di partecipazione civile nella pace e la giustizia insieme ai loro concittadini musulmani ed ebrei, per un Medio Oriente centrato sul valore della persona umana, iscritta nel reticolo delle relazioni interreligiose e del buon vicinato interculturale”.
Per padre Dall’Oglio, il documento finale del Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente, che il Papa consegnerà durante il suo viaggio, sarà un documento molto importante perchè l’incontro di due anni fa in Vaticano, con il suo accento sui diritti e la giustizia, ha ‘quasi disegnato il programma della primavera araba’: “L’Esortazione post sinodale che il Papa consegnerà a tutte le chiese della regione è molto importante: in quel documento si è detto, che c’è bisogno di più diritti umani, più democrazia, più partecipazione e più trasparenza, meno gestione mafiosa degli interessi. In sostanza, il documento afferma la volontà di cristiani e musulmani del Medio Oriente di vivere insieme non nonostante le nostre religioni ma vogliamo costruire una convivenza a partire dalle nostre fedi, una convivenza pluralista”.
Nel frattempo sul propria sito la Caritas Italiana ha scritto che si sono persi i contatti con la Caritas Siria: “In Siria la situazione umanitaria si fa di ora in ora sempre più grave e da alcuni giorni si sono persi i contatti con la Caritas locale, non raggiungibile né con il telefono né per e-mail”. Molti profughi si sono presentati al centro di accoglienza della Caritas Giordania solo con i vestiti che indossavano al momento della partenza, e anche per questo cresce la necessità di cibo, acqua e medicine. Caritas Libano e Caritas Giordania sono impegnate su più fronti, oltre a quelli di immediata assistenza, in collaborazione con le autorità, ma la situazione si aggrava sempre più. Migliaia di rifugiati chiedono aiuto alla Caritas per far fronte ai prezzi esorbitanti dei beni di prima necessità e vengono segnalati casi di matrimoni forzati di bambine di 11 anni vendute dalle famiglie di appartenenza. In Turchia la Caritas concentra la sua azione su sostegno sanitario, distribuzione di viveri, supporto psicologico e tutela giuridica in favore dei rifugiati urbani privi di assistenza pubblica. Caritas Italiana, dall’inizio dell’emergenza profughi, ha messo subito a disposizione un primo contributo destinato alle famiglie, ma solo in Siria occorrono già altri 170.000 euro per estendere l’intervento in atto.
Ed in un dossier del Consiglio per i diritti umani dell’Onu si legge che gli omicidi, le torture, le violenze sessuali e gli attacchi indiscriminati, “indicano il coinvolgimento ai più alti livelli delle forze armate, delle forze di sicurezza e del governo”. La commissione indica però che anche i gruppi armati anti-governativi hanno commesso crimini di guerra, tra cui omicidi, assassinii extragiudiziali e torture, ma su minore scala e frequenza. Da quando è scoppiata, scrive ancora la commissione, la crisi si è trasformata in una guerra civile che coinvolge ‘tattiche più brutali e nuove capacità militari da entrambe le parti’. Inoltre la magistratura libanese ha puntato il dito contro un alto responsabile della sicurezza siriana sospettato di aver pianificato attentati in Libano. Il capo dei servizi di sicurezza siriani, generale Ali Mamluk, è sospettato dai giudici di Beirut di aver cercato di organizzare attentati in Libano. Ed un gruppo di intellettuali cristiani siriani hanno lanciato un appello a Papa Benedetto XVI: “Siamo un gruppo di intellettuali cristiani fedeli al nostro Signore Gesù Cristo e agli insegnamenti della nostra chiesa . E conosciamo bene, lontani da qualsiasi beneficio personale, la natura del popolo siriano e la verità sula sua rivoluzione.
La Siria ha sempre contribuito all’umanità durante i periodi di rivoluzione e diffondeva amore e bene, sulle terre dove ha il Signore Gesù e l’apostolo Paolo e le sue tracce, dimostrano la spiritualità e umanità.Noi crediamo che la nostra missione di cristiani in mezzo al mondo è di dover lanciare il messaggio di luce e di pace come ha detto il Signore nel Vangelo di Matteo: ‘Voi siete il sale della terra, Voi siete la luce del mondo non può essere nascosta una città collocata sopra un monte’… Negli anni ‘50 del secolo scorso, la Siria era sulla strada per la democrazia ragionevole, finchè non è arrivato un gruppo di mercenari, di fanatici nazionalisti arabi che volevano togliere la democrazia, e rovinare la Siria con tutto il suo patrimonio culturale, umanitario trasformandolo nel regno della paura e del silenzio”.