Milano ha reso omaggio al card. Martini

E’ un brano del Vangelo di Giovanni (Gv 6, 37-44) quello scelto per la cerimonia funebre dell’Arcivescovo Emerito di Milano, Carlo Maria Martini, presieduta in Duomo dall’Arcivescovo cardinale Angelo Scola: “In quel tempo, Gesù disse alla folla: Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno“. Durante la celebrazione funebre (il rito ambrosiano prevede tre letture evangeliche per il funerale di un vescovo) è stato letto dal card. Angelo Comastri, inviato da papa Benedetto XVI: “E’ stato un uomo di Dio, che non solo ha studiato la Sacra Scrittura, ma l’ha amata intensamente, ne ha fatto la luce della sua vita, perché tutto fosse ‘ad maiorem Dei gloriam’, per la maggior gloria di Dio. E proprio per questo è stato capace di insegnare ai credenti e a coloro che sono alla ricerca della verità che l’unica Parola degna di essere ascoltata, accolta e seguita è quella di Dio, perché indica a tutti il cammino della verità e dell’amore”.
Nell’omelia il card. Angelo Scola ha ricordato: “La lunga vita del Cardinal Martini è specchio trasparente di questa perseveranza, anche nella prova della malattia e della morte. Ed ora Gesù assicura lui e noi con lui: ‘Io faccio con te, come il Padre ha fatto con me’. Per lui è pronto un regno come quello che il Padre ha disposto per il Figlio Suo, l’Amato. Il fatto che non sia un luogo fisico, a nostra misura, non ci autorizza a ridurre il paradiso ad una favola. Il Cardinal Martini, che ha annunciato e studiato la Risurrezione, l’ha più volte sottolineato. Con parole tanto semplici quanto potenti San Paolo ne coglie la natura quando scrive: ‘Per sempre saremo con il Signore’ (1Ts 4, 17). Il nostro Cardinale Carlo Maria, tanto amato, non si è quindi dileguato in un cielo remoto e inaccessibile. Egli, entrando nel Regno partecipa del potere di Cristo sulla morte ed entra nella comunione con il Dio vivente. Per questo, in un certo vero senso, si può dire di lui ciò che Benedetto XVI ha scritto di Gesù asceso al Padre: ‘Il suo andare via è al contempo un venire, un nuovo modo di vicinanza a tutti noi’. Carissimi, siamo qui convocati dalla figura imponente di questo uomo di Chiesa, per esprimergli la nostra commossa gratitudine. In questi giorni una lunga fila di credenti e non credenti si è resa a lui presente”.
Riferendosi al motto episcopale del card. Martini, l’Arcivescovo ha sottolineato che “in questa scelta brilla lo spirito ignaziano del Cardinal Martini: la tensione al discernimento e alla purificazione, come condizioni ascetiche per far spazio a Dio e per imparare quel distacco che solo garantisce l’autentico possesso, cioè, il vero bene delle persone e delle cose. Così il pastore che ora affidiamo al Padre ha amato il suo popolo, spendendosi fino alla fine. Anch’io ho potuto far tesoro del suo aiuto fin nell’ultimo affettuoso colloquio, una settimana prima della sua morte… Questo è il grande lascito del Cardinale: davvero egli si struggeva per non perdere nessuno e nulla. Egli, che viveva eucaristicamente nella fede della risurrezione, ha sempre cercato di abbracciare tutto l’uomo e tutti gli uomini. Lo ha potuto fare proprio perché era ben radicato nella certezza incrollabile che Gesù Cristo, con la Sua morte e risurrezione, è perennemente offerto alla libertà di ognuno… Nell’attitudine salvifica, pienamente pastorale, del suo ministero egli ha riversato la competenza scritturistica, l’attenzione alla realtà contemporanea, la disponibilità all’accoglienza di tutti, la sensibilità ecumenica e al dialogo interreligioso, la cura per i poveri e i più bisognosi, la ricerca di vie di riconciliazione per il bene della Chiesa e della società civile… Nella Chiesa le diversità di temperamento e di sensibilità, come le diverse letture delle urgenze del tempo, esprimono la legge della comunione: la pluriformità nell’unità. Questa legge scaturisce da un atteggiamento agostiniano molto caro al Cardinale: chi ha trovato Cristo, proprio perché certo della Sua presenza, continua, indomito, a cercare”.
Al termine della Celebrazione eucaristica con il Rito delle Esequie il cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo emerito di Milano, ha ricordato il suo predecessore: “Mi è difficile parlare oggi. Eppure vorrei tentare di essere voce di questa Chiesa di cui il Cardinale Carlo Maria è stato, nel nome del Signore, padre, pastore, maestro, servo, intercessore, testimone della verità di Dio e della dignità dell’uomo. Il Cardinale Martini mi ha imposto le mani per la consacrazione episcopale. Lui è stato, per me come per tantissimi altri, punto di riferimento per interpretare le divine Scritture, leggere il tempo presente e sognare il futuro, tracciare sentieri per la missione evangelizzatrice della Chiesa in amorosa e obbediente docilità al suo Signore”. Ed ha concluso il saluto, sottolineando l’amore della Chiesa di Milano per il suo pastore: “del tuo sguardo capace di vedere lontano, la tua fede nei giorni della gioia e in quelli del dolore, la tua arte di ascoltare e di dare speranza a tutti: a tutti. Noi ti amiamo e sappiamo che ci sei e ci sarai vicino: sempre! Noi diamo lode a Dio che ti ha donato di vivere secondo il tuo motto di Vescovo, e che ti ha chiamato a entrare ora nella gioia senza ombre attraversando nella fede e nella speranza la fatica del soffrire e del morire”.
E anche il Festival di Arte Cinematografica di Venezia ha dedicato un omaggio al card. Martini con un incontro presso lo spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo all’Hotel Excelsior, moderato dalla conduttrice Lorena Bianchetti, ed aperto dall’intervento del Presidente della Biennale, Paolo Baratta, che ha ricordato l’incontro con il Cardinale nel 1993 e la sua capacità di saper arrivare al cuore dei credenti e non. Anche Alberto Barbera, Direttore della Mostra Cinematografica di Venezia, ha sottolineato come “in una società in cui sono stati persi i valori più importanti, Martini è stato sempre un punto di riferimento diretto all’interno della Chiesa cattolica”. Mons. Dario Edoardo Viganò, Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, profondamente legato in quanto ordinato da lui sacerdote nel 1987, ha così tratteggiato la sua figura: “Un insegnamento che mi ha lasciato è che nella cartografia dell’umano non c’è nulla che non può diventare amico del Vangelo, in quanto Cardinal Martini ha dato alla fragilità, al dolore e al peccato una casa”. L’attore Fabrizio Gifuni ha chiuso l’incontro con la lettura di due brani scritti dal Cardinale Carlo Maria Martini.
Tra le molte note di ricordo l’Azione Cattolica Ambrosiana ha espresso “profonda gratitudine a Dio per avercelo donato come Pastore. Nel suo vivere e anche nel suo morire cristiano lo sentiamo maestro perché testimone… Per balbettare qualche parola sulla conclusione del suo percorso attingiamo a un suo inizio, alla prima lettera pastorale ‘Dimensione contemplativa della vita’ dove sono racchiuse le intuizioni che poi hanno trovato ampio seguito… Il suo percorso non si è svolto lasciandosi alle spalle le tappe, ma rendendo sempre attuale e presente il principio/fondamento del cammino: il primato della Parola e la centralità dell’Eucarestia. Questo metodo ha fatto penetrare nel tessuto della vita dei fedeli una delle acquisizioni più felici del Concilio Vaticano II, cioè l’invito a essere tutti, in ogni stato e condizione di vita, uditori di quella Parola che la Chiesa annuncia e serve. Alle soglie dell’anno della fede osiamo dire che l’Arcivescovo Carlo Maria Martini è stato un pastore capace di introdurre al mistero di Dio e di accompagnare nell’itinerario mai scontato della fede: è un nostro padre della fede. Il silenzio contemplativo si schiude all’accoglienza della Parola di Dio, così ci insegnò, ora il silenzio che lo avvolge come ombra di morte, crediamo e preghiamo, perché sia luogo dove si realizzi l’inizio della definitiva entrata nella comunione con Dio”.