“Martini, un uomo di Dio che ha amato intensamente la Scrittura”, scrive Benedetto XVI nel messaggio per i funerali del cardinale. Il quale nel 2005 disse del Papa…
“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” Sono queste parole del salmo 118 che più di tutte per Benedetto XVI riassumono l’intera esistenza del cardinal Carlo Maria Martini. Benedetto XVI ha inviato un messaggio chirografo al funerale, letto dal suo inviato speciale, il cardinal Angelo Comastri. Ed è un messaggio denso di parole di stima e anche di affetto per il cardinale di Milano, da lui incontrato l’ultima volta lo scorso 7 giugno, quando il Papa era in visita a Milano in occasione della Giornata Mondiale delle Famiglie. Una stima e un affetto che erano ricambiate anche da Carlo Maria Martini, anche se i due spesso avevano opinioni differenti. L’ex arcivescovo di Milano non è forse stato il king maker di Benedetto XVI in Conclave, come sostengono alcune ricostruzioni. Ma di certo non ha visto l’elezione con avversità. Anzi, aveva salutato l’ascesa di Ratzinger al soglio pontificio con una lunga intervista concessa a Repubblica pochi giorni dopo il Conclave, in cui diceva: “Siamo diversi, ma sarà un grande Papa”.
Leggere il messaggio di Benedetto XVI per i funerali di Carlo Maria Martini e rileggere insieme quella intervista spazza via in qualche modo la leggenda del Martini anti-Papa, e mostra in una volta sola la stima e la complementarietà di queste due figure. Martini, biblista, lanciava provocazioni, faceva aperture. Benedetto XVI, teologo, era più attento a chiarire, a spiegare, a mettere in ordine ogni passaggio. Anche se amava stupire i suoi studenti, e quando faceva lezione – lo ha detto lui stesso – cercava sempre di stupire gli studenti al punto di far loro alzare la testa dal foglio su cui prendevano appunti.
Chi è stato Carlo Maria Martini? Benedetto XVI lo dice nel messaggio inviato al funerale: “E’ stato un uomo di Dio, che non solo ha studiato la Sacra Scrittura, ma l’ha amata intensamente, ne ha fatto la luce della sua vita, perché tutto fosse ‘ad maiorem Dei gloriam’, per la maggior gloria di Dio. E proprio per questo è stato capace di insegnare ai credenti e a coloro che sono alla ricerca della verità che l’unica Parola degna di essere ascoltata, accolta e seguita è quella di Dio, perché indica a tutti il cammino della verità e dell’amore”. E lo ha fatto, prosegue il Papa “con una grande apertura d’animo, non rifiutando mai l’incontro e il dialogo con tutti”, e “con uno spirito di carità pastorale profonda, secondo il suo motto episcopale, Pro veritate adversa diligere, attento a tutte le situazioni, specialmente quelle più difficili, vicino, con amore, a chi era nello smarrimento, nella povertà, nella sofferenza”.
Chi è Benedetto XVI per Carlo Maria Martini? Nell’intervista a Repubblica del 2005, Martini descriveva il Papa come “un uomo di grande umanità, cortesia e gentilezza, pronto all’ ascolto anche di pareri differenti dal suo. Ne ho avuto l’ esperienza quando per dieci anni sono stato membro della Congregazione della Fede, da lui presieduta. Come scriveva lo stesso cardinal Ratzinger in un breve intervento per il mio quindicesimo anno di episcopato: ‘Nessuno si meraviglierà se dico che noi non siamo sempre stati dello stesso parere. Per temperamento e per formazione siamo senza dubbio molto diversi l’ uno dell’ altro’. E dopo aver ricordato le ragioni di queste diversità concludeva: ‘In ogni caso, queste due posizioni non si escludono affatto, al contrario, esse si integrano e si completano a vicenda. Posizioni e accenti differenti sono necessari per permetterci, a partire da aspetti diversi, di avvicinarsi al compito complesso della Chiesa in questo tempo e di tentare, più o meno, di svolgerlo’”.
Insomma, tutt’altro che il Papa dei no. Piuttosto il Papa del dialogo. Che – diceva Martini – avrebbe sorpreso, perché “nel passaggio dall’ insegnamento alle responsabilità pastorali, un pastore è sempre nuovamente educato e formato dal suo popolo. Infatti ne partecipa a fondo le ansie, le sofferenze, i desideri e le attese. Sono dunque certo che la grande responsabilità che grava sulle spalle del nuovo Papa lo renderà sempre più sensibile a tutti i problemi che si agitano nel cuore di credenti e non credenti e aprirà probabilmente per lui e per noi strade inconsuete”. Aggiungeva Martini: “Sono sicuro che il nuovo Papa non sarà rigido, ma ascolterà e rifletterà con libertà di cuore e apertura di mente. Egli è certamente, come tutti noi, preoccupato di non annacquare il Vangelo. Vogliamo tutti un Vangelo forte e coraggioso, che proprio perché tale non deve avere paura delle novità”. E all’intervistatore che gli chiedeva se la Chiesa stesse perdendo la sfida contro una società che corre come un atleta, rimanendo ferma ai blocchi di partenza, Martini rispondeva sicuro: “Chiesa e società si stanno muovendo, anche se, è vero, a ritmi diseguali e non omogenei. Ma la Chiesa ha in mano le chiavi del cuore dell’ uomo e non perderà il treno della storia”.
E’ questa fiducia nella Chiesa il tratto caratterizzante di Carlo Maria Martini. La stessa fiducia che Benedetto XVI tratteggia nel suo messaggio per i funerali del cardinale. E, alla fine del messaggio, il Papa riprende un passo di un’omelia che Martini tenne nel 1980, al suo primo anno da arcivescovo di Milano. “Ti chiediamo, Signore – è il passo dell’omelia citato dal Papa – che tu faccia di noi acqua sorgiva per gli altri, pane spezzato per i fratelli, luce per coloro che camminano nelle tenebre, vita per coloro che brancolano nelle ombre di morte. Signore, sii la vita del mondo; Signore, guidaci tu verso la tua Pasqua; insieme cammineremo verso di te, porteremo la tua croce, gusteremo la comunione con la tua risurrezione. Insieme con te cammineremo verso la Gerusalemme celeste, verso il Padre”. È una preghiera che il Papa fa propria. È anche l’atto di fede del cardinal Martini.