Rimini, il mondo al Meeting di Comunione e Liberazione

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Il Meeting di Rimini entra nel vivo e dà spazio a testimonianze che fanno pensare. La giornata si è aperta con l’incontro dedicato allo scrittore e dissidente russo, Alexander Solgenitsin. “L’assoluta novità di Solženicyn nella cultura europea del Ventesimo secolo – ha spiegato il professor Adriano Dell’Asta – non consiste tanto nel fatto che lui abbia svelato in Occidente l’esistenza dei campi di lavoro e di sterminio in URSS”.

E ancora: “Tutti quelli che volevano potevano saperlo anche prima; dal 1917 al 1939 ho in mente più di una cinquantina di testi che parlano del Gulag, l’acronimo che definisce il sistema concentrazionario sovietico e che Solženicyn ha immortalato nel suo “Arcipelago Gulag”. Perché, allora Solženicyn è stato così dirompente? Perché ha mostrato che in quel disumano sistema l’uomo poteva resistere ed essere se stesso, poteva contrattaccare la menzogna del potere con la sua vita nella verità”.

Nel pomeriggio in un salone pieno di giovani, hanno raccontato la loro storia Vicky Aryenyo dall’Uganda e Margherite Barankitse, dal Burundi. Margherite ha parlato della terribile e catastrofica guerra tra Hutu e Tutsi e di come sia riuscita a salvare 61 bambini. Lei, hutu, donna, non sposata né consacrata. Le varie peripezie e la sua caparbietà hanno ottenuto il risultato, ma soprattutto la sua fede in Cristo.

Anche Vicky ha attirato la platea giovanile con il suo drammatico racconto: tre figli; abbandonata dal marito, perché non ha abortito il terzo figlio. Una vita fatta dolori e sacrifici, fino ad essere colpita dall’Aids; poi un incontro e la salvezza; dopo 9 anni dalla malattia è a Rimini a raccontare la sua storia. I suoi figli studiano: la più grande all’Università.

Due racconti, un incontro e la speranza che Cristo non ti lascia mai solo. Le due donne, con il sorriso, hanno invitato i giovani ad essere speranza per il mondo. Un mondo, che al Meeting, sembra piccolo. Infatti, appena concluso questo incontro, i giovani sono corsi verso l’auditorium per seguire l’incontro con mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca. Ricordando l’esperienza giovanile come volontario al meeting, mons. Pezzi ha ricordato la grande spiritualità della chiesa ortodossa.

A Mosca, ha detto, c’è un grande ingorgo, in cui anche un vescovo, preso dai suoi impegni, rischia di perdersi. Ecco allora che occorre riscoprire veramente l’ecumenismo, perché come diceva lo scrittore Soloviev “quello che abbiamo di più caro è Cristo”.

Infine, il meeting ha offerto al pubblico due scrittori internazionali: Aharon Appefeld e Michael O’ Brien. Appefeld ha parlato della sua vita, dell’olocausto ed ha affermato che compito dello scrittore è “quello di descrivere e raccontare i dettagli, non le generalizzazioni”. Al tempo stesso, l’invito a stupirsi della bellezza: “La bellezza è strumento di riconoscimento della presenza di un Altro. Senza una paternità riconosciuta l’uomo è in balia di se stesso e può cedere alla violenza, mentre il riconoscimento di un Padre buono genera amore”.

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