Dossier Autostrade al Consiglio dei ministri notturno. Alle 22.00 e perché non alle 23.00? Un governo di dilettanti al bar

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Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera
15 luglio 2020, ore 03.00


Prima Ora: la svolta (forse) nella notte su Autostrade

Buongiorno. È stata una notte lunghissima quella che ha portato (meglio dire sempre forse) alla svolta su Autostrade, dopo una giornata altrettanto lunga, segnata dal duro confronto all’interno della maggioranza e dalla trattativa serrata con la società dei Benetton.
Il punto di equilibrio raggiunto sembra la rinuncia alla revoca della concessione in cambio di un netto ridimensionamento del peso della famiglia veneta. Se questo esito sarà confermato, il vincitore sarebbe il ministro Gualtieri, tessitore della trattativa, e gli sconfitti i grillini, che della revoca avevano fatto un totem. Ma attenzione, ancora una volta, a Conte: il suo sostegno alla revoca (rischiosissima per tutti noi dati i costi che comporterebbe, come ha spiegato Ferruccio de Bortoli) pareva incomprensibile, e invece potrebbe essere stato un bluff per arrivare all’accordo. Di Maio l’ha capito e non ha gradito.

La trattativa nella notte e la (possibile) svolta su Autostrade: niente revoca e riduzione del peso dei Benetton
di Lorenzo Salvia e Fabio Savelli

Un vertice politico che salta, una riunione ristretta che si aggiunge, con il premier Conte, Roberto Gualtieri e Paola De Micheli, una seduta fiume che va avanti per tutta la notte e una nuova proposta di Autostrade in zona Cesarini. Ha portato più di una sorpresa il ventunesimo Consiglio dei ministri in notturna del governo Conte 2. Al di là delle tensioni e dei soliti sospetti incrociati, c’è una novità importante che, a due anni dal crollo del ponte Morandi, potrebbe segnare una svolta.
Dopo una giornata di continui contatti con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, il nuovo documento presentato da Autostrade riduce ma non colma del tutto le distanze rispetto alle richieste del governo. C’è l’ipotesi di un’ulteriore riduzione dei pedaggi, un aumento dei risarcimenti, si discute della manleva per le eventuali responsabilità del ministero dei Trasporti per i mancati controlli sul ponte Morandi. Tutti capitoli sui quali nel corso della notte è andato avanti un negoziato serrato e anche duro. Ma la vera sostanza politica della proposta è una ulteriore riduzione del peso della famiglia Benetton nella proprietà.
In che modo? Lo strumento tecnico sarebbe non solo l’ingresso di Cassa depositi e prestiti e di altri soci in Atlantia, la holding che controlla Autostrade. Ma lo scorporo di Autostrade rispetto alla holding, e la successiva quotazione in Borsa della stessa società. Che a quel punto con un azionariato diffuso consistente, l’ipotesi è portarlo fino al 50%, potrebbe far entrare nuovi soci abbassando ulteriormente il peso della famiglia Benetton. Si tratta di un’operazione alternativa alla revoca, e che avrebbe il vantaggio di garantire la continuità aziendale evitando i rischi di un passaggio temporaneo della concessione ad Anas.
È chiaro però, come ha ammesso lo stesso Gualtieri, che si tratta di un percorso che non si potrebbe chiudere nel giro di poche settimane. Servirebbero almeno sei mesi, forse un anno. È proprio questo il punto che non convince il Movimento 5 Stelle e che lascia perplesso il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Tanto più che tra meno di un mese è prevista l’inaugurazione del nuovo ponte di Genova e sarebbe difficile per il premier presentarsi a quell’appuntamento senza un risultato già acquisito e solo con la promessa di un percorso ancora pieno di curve. Per questo Conte, prima ancora di cominciare l’incontro ristretto con Gualtieri, fa sapere di voler insistere per la revoca della concessione, «non si può più tergiversare».
Ma la strada appare complicata. Anche la nomina di un commissario che curi la transizione non è operazione semplice. In realtà circola anche un nome per quella poltrona, l’ex ad di Terna Luigi Ferraris. Ma questa strada, per quanto possibile, è rischiosa per i ricorsi che comporterebbe. Forse la mediazione di Gualtieri resta l’unica strada per non spaccare la maggioranza. Se avvenisse in tempi rapidi la sostanziale uscita della famiglia Benetton da Autostrade potrebbe alla fine accontentare il M5S visto che al di sotto della soglia strategica del 10% sarebbero tagliati fuori dal controllo e non sarebbero in cda. Per questo durante la riunione ristretta tra Conte, Gualtieri e De Micheli, e poi nella seduta allargata, si è discusso di come si potrebbero stringere i tempi dell’operazione con un accordo che impedisca sforamenti e lungaggini. A palazzo Chigi sono rimbalzate le voci di una possibile disponibilità della famiglia a fare un passo indietro, con un’accelerazione che potrebbe arrivare anche a breve, magari nel fine settimana, approfittando della chiusura delle Borse nel weekend. Ma per ora si tratta di indiscrezioni senza conferme e, anzi, ufficialmente smentite.

La mediazione di Gualtieri che convince Conte (e fa sospettare Di Maio)
di Marco Galluzzo

Poco dopo l’una di notte il Consiglio dei ministri è ancora in corso, i Benetton hanno praticamente alzato le mani, accettato tutte o quasi le condizioni del governo, compresa quella di scendere in Autostrade ad una quota quasi irrilevante, intorno al 10%, senza posti in Cda, ma ancora non basta. È lo stesso Conte a dire ai suoi ministri: «Devono restare obbligati per eventuali danni e risarcimenti della loro gestione, viceversa non si può chiudere questo accordo e torniamo alla revoca».
Poco dopo l’una di notte però la strada sembra ormai spianata, la revoca appare più lontana, anche se le scorie che la vicenda ha lasciato sul tappeto non sono poche: Luigi Di Maio non è affatto contento della possibile transazione, accusa nemmeno troppo velatamente Conte di aver usato lo strumento della revoca per arrivare ad un accordo, che forse è anche la verità, ma è maldigerita dal Movimento. Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che ha trattato con i Benetton e illustrato l’ultima offerta, si appartano da soli, insieme alla ministra Paola De Micheli, quando il Consiglio dei ministri viene sospeso. (…)
Per buona parte della giornata ha tenuto banco lo scontro (reale o presunto) fra lo stesso Conte e la ministra alle Infrastrutture. L’Huffington Post pubblica una lettera della De Micheli al capo del governo, datata 13 marzo, in cui l’esponente del Pd non esclude l’ipotesi “transattiva”, dunque un accordo. Il contrario di quello a cui sembra puntare il capo del governo sostenuto dal Movimento. (…)
La mediazione possibile tocca a Gualtieri che sembra aver avuto contatti plurimi con la società e ha predisposto un piano di intervento pubblico nel capitale di Aspi che potrebbe essere un punto di equilibrio fra le diverse esigenze. Insomma una soluzione definitiva è ancora lontana, ma anche la revoca sembra perdere corpo, almeno quella formale. La marginalizzazione dei Benetton avverrebbe nell’arco di mesi e a notte fonda Pd, premier e Cinque Stelle discutono dei risvolti politici di uno scenario simile. Per il Pd va bene, Conte sembra quasi soddisfatto, resta da convincere Di Maio e il resto dei Cinque Stelle.

La notte porta Consiglio
Il Caffè di Massimo Gramellini

Appena si è saputo che il Consiglio dei ministri sul dossier Autostrade, previsto per le undici, era stato spostato alle ventidue, mi sono detto: e perché non alle trentatré? Se c’è un aspetto in cui la sedicente Terza Repubblica assomiglia alle precedenti è nell’incapacità di sbrigare i suoi traffici alla luce del sole. Sarà che Conte si ispira ad Aldo Moro, il maratoneta dell’insonnia che risolveva le crisi di governo per estenuazione: una volta il povero Nenni svenne all’alba sopra un divano. O sarà che Casalino è raffinato cultore di Platone, il quale immaginava di affidare le decisioni più delicate a un consiglio notturno per ammantarle di segretezza e mistero.
Sta di fatto che quei cinquestelle che dovevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno hanno poi deciso di farci il sugo per gli spaghetti di mezzanotte. Promettevano di portare la vita nella politica e invece hanno portato la politica nella loro vita, lasciandosi risucchiare dentro i suoi meandri, che si nutrono di oscurità. Modugno gridò per la prima volta «Volare» spalancando le finestre della sua stanza al mattino, mica abbassando le tapparelle alle ventidue. E persino l’insonne Cavour – uno che, come Draghi, avrebbe fatto a Di Maio una buona impressione – prendeva le sue risoluzioni dopo colazione. Dice il Saggio, sicuramente non italiano: la notte porta consiglio, a patto che la si usi per riposare o riflettere. Se la si usa per rinviare il Consiglio, porta soltanto un po’ del buio che è in lei.

Foto di Vincenzo Pinto/AFP.

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