La Madonna che gioca a nascondino

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È una Madonna che gioca a nascondino. C’è ma non si vede mai. Nessun fedele ha mai visto il suo volto né quello del bambino che ha tra le braccia. Qualcuno dubita persino che la Madonna esista davvero, ma le ricognizioni effettuate sulla tavola di legno dove sono rappresentati la Vergine e il bambino hanno fugato ogni dubbio. È la Madonna dei Sette Veli, protettrice di Foggia. Leggenda vuole che l’immagine sia stata dipinta addirittura dall’evangelista Luca, portata da Costantinopoli a Siponto nel V secolo d.C. e donata dal vescovo Lorenzo Maiorano alla città di Arpi. Successivamente sarebbe stata salvata da un contadino che l’avrebbe avvolta con drappi per proteggerla dal saccheggio della città. Il ritrovamento dell’immagine avvenne grazie ad alcuni pastori che videro un bue inginocchiarsi dinanzi a un acquitrino: a quel volto dipinto sulla tavola fu dato il nome di Santa Maria in Focis, dove foce significherebbe palude. Molto probabilmente il nome della città di Foggia deriva proprio da Focis, quel pantano su cui Roberto il Guiscardo fondò dapprima un borgo di pastori che intorno al culto del sacro tavolo si organizzarono in una più ampia comunità.

L’immagine della Madonna ritrovata nel pantano apparve ai pastori grazie anche a tre fiammelle che brillavano sull’acqua: in effetti il fenomeno poteva non essere necessariamente miracoloso, considerando la possibilità di sviluppo di fuochi fatui generati da gas che si producono su acque putride e stagnanti. Smentita la tesi che affermava la somiglianza tra la Madonna di Montevergine e quella dei Sette Veli. L’icona irpina è di tipo “odighitria” avendo il bambino Gesù seduto sulle ginocchia ed essendo ritratta di lato. La Madonna foggiana, invece, è un’icona di tipo “nicopeia” (colei che mostra la vittoria, dal greco antico) avendo, infatti, il bambino tra le braccia, all’altezza del petto ed essendo dipinta di fronte. Altra particolarità è che la Madonna dei Sette Veli ha metà del volto dipinto oltre il quadro.

La Vergine, dunque, “esce” per metà viso fuori dalla tavola di legno e l’altra metà del viso dipinta oltre è ripiegata all’indietro tramite alcune cerniere. Nel documento che attesta la prima ricognizione del sacro tavolo del 1667 non si fa menzione al numero di veli che avvolgono l’immagine della Madonna per cui resta il mistero intorno al numero sette: si è detto dei drappi con i quali il pastore l’avrebbe protetta e nascosta dalla distruzione di Arpi, ma il numero sette potrebbe avere più un significato simbolico legato al numero dei sacramenti o delle virtù cardinali o ancora dei vizi capitali. Nel 1731 Foggia fu sconvolta da un terribile terremoto che causò circa ventimila morti. La cattedrale fu semidistrutta e il sacro tavolo fu portato nella Chiesa di San Giovanni Battista dove il volto della Vergine apparve per la prima volta dalla piccola finestra ogivale dell’icona.

Era il 22 marzo, giovedì santo, e la gente, raccolta per la Messa, assistette al prodigioso evento. Si sparse la notizia dell’apparizione e molti furono coloro che vollero far visita alla Madonna dei Sette Veli e tra questi sant’Alfonso Maria de’ Liguori che tra l’altro ebbe il privilegio di vedere la Madonna, giovinetta e con un velo bianco sul capo. Le apparizioni continuarono sino al 1745. Nel 1782 la sacra immagine fu incoronata da Papa Pio VII e alla Chiesa di San Giovanni Battista fu attribuito il titolo di Basilica Minore. La Madonna dei Sette Veli viene portata in processione per le vie di Foggia due volte l’anno, il 22 marzo, giorno della festa patronale, e il 15 agosto, solennità dell’Assunzione di Maria.

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