A Rimini il Meeting si è aperto con il presidente Monti e mons. Kaigama
Nella prima conferenza stampa di questa edizione del meeting, che è stato aperto dall’incontro con il presidente del consiglio dei ministri, Mario Monti, il presidente dell’associazione del Meeting per l’amicizia tra i popoli, Emilia Guarnieri ha sottolineato: “La pretesa del Meeting è dire qualcosa che ha a che fare con l’oggi. Così è del titolo di quest’anno: la crisi, infatti, in cui ci troviamo a vivere ha una natura certamente economica, ma ultimamente antropologica: riguarda cioè la coscienza dell’uomo”. Poi ha sottolineato che nei temi che verranno affrontati (scienza e ricerca scientifica, organizzazione civile, economia, giustizia e diritto, libertà religiosa) si gioca la diversità delle posizioni umane da cui si parte: “Al Meeting il mondo è di casa e ciò che può consentire l’amicizia fra i popoli è qualcosa che c’è già in comune: il desiderio di infinito presente in ogni uomo. Il Meeting conta perché è un luogo di educazione, per giovani e adulti. Infatti ciò che educa è incontrare un’esperienza”. Nel pomeriggio il presidente Monti, prima di arrivare all’auditorium, stracolmo di persone, ha visitato la mostra ‘Imprevedibile istante. Giovani per la crescita’, che ha riguardato certamente le ultime generazioni, ma è un richiamo per tutti, poiché mette al centro la persona, ‘che è sempre più grande delle circostanze in cui si trova’, uno dei temi centrali del Meeting di quest’anno. Infatti la tematica dei giovani per la crescita si aggancia al Meeting dello scorso anno, dove era messo a fuoco il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia con la mostra ‘150 anni di sussidiarietà’, tesa a mostrare come l’Italia nella sua storia fosse sempre uscita dalla crisi grazie alla esperienza ideale e alla forza di fede che ha affrontato ogni momento di travaglio come una possibilità di cambiamento, prima del singolo e poi dell’intera società.
Davanti ad una visuale ‘marina’ dell’auditorium, introdotto dal prof. Giorgio Vittadini, il premier ha ricordato il discorso di apertura del Meeting dello scorso anno del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Vale la pena trovare coraggio… Sono fermamente convinto del fatto che la vita pone a ciascuno di noi nuove sfide da affrontare, tutti i giorni, a qualsiasi età. Ciascuna sfida, quelle vinte, ma anche quelle da cui usciamo sconfitti, aiutano a costruire quello che saremo nel futuro. Per questo motivo non credo esistano sfide più o meno importanti. Può cambiare la tensione con la quale le affrontiamo. Certamente cambia la nostra preparazione e la capacità di accettarne gli esiti”. In merito alla mostra visita il presidente Monti si è rivolto ai giovani: “Se interpreto bene il vostro pensiero, la crescita personale prende le mosse dalla capacità di iniziativa individuale, dalle soddisfazioni alle quali ciascuno può ambire legittimamente, ma che deve saper conquistare passo dopo passo, con il merito. È questione di istanti, che restano imprevedibili perché non ci è dato sapere se e come sapremo far nostro l’insegnamento che ci lasciano. Possiamo soltanto affidarci alla fiducia in noi stessi, maturandola dalla preparazione, dallo studio e dalla capacità di ascolto”.
Quindi dopo aver toccato i temi della scuola, del lavoro e delle libere professioni il presidente del Consiglio dei Ministri ha concluso il proprio intervento, parlando di un suo ‘sogno’, citando Alcide De Gasperi: “Il mio desiderio è che il 2013 sia l’anno degli investimenti in capitale umano. L’anno nel quale tutto il Paese si mobilita per combattere la crisi economica scommettendo sui propri giovani e sulle loro competenze e i loro talenti. L’anno nel quale, nonostante la crisi, le imprese fanno uno sforzo particolare per immettere il maggior numero possibile di giovani lungo il percorso di inserimento lavorativo tracciato dalla riforma del mercato del lavoro… Vedete, la società, la vostra società, ha delle straordinarie potenzialità; la nostra economia, pur con tante difficoltà, rappresenta ancora la seconda manifattura d’Europa e l’Europa, oltre a essere la prima economia del mondo, è anche uno straordinario progetto politico che può garantire a tutti noi una solida prospettiva e una grandiosa opportunità. Siete voi, la vostra generazione ‘globale’, che può migliorare e arricchire il progetto di un’Europa unita. Come disse De Gasperi 60 anni fa, è in voi giovani che va fatto nascere, e poi continuamente rinnovato, l’ideale, o ‘la fiaccola’, come disse lui, dell’avvenire dell’Europa”.
Oltre all’incontro con il presidente Monti al Meeting si è subito parlato del dialogo tra cristiani e mussulmani attraverso l’esperienza nigeriana: ‘Il martirio della Nigeria: abbiamo bisogno del miracolo di Dio’. Monsignor Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza Episcopale della Nigeria, ha affermato che la Nigeria si può salvare solo sostenendo ‘un autentico dialogo fra cristiani e musulmani, pregando e cercando le ragioni profonde che provocano le violenze’. Monsignor Kaigama ha raccontato la sua esperienza di vescovo e cristiano e il suo lavoro per riconciliare la popolazione nella Nigeria colpita dai devastanti attacchi degli estremisti islamici di Boko Haram, che dal 2009 tentano di spazzare via i cristiani dal nord del Paese: a tutt’oggi oltre mille persone, cattolici, protestanti e musulmani, sono morti in attentati kamikaze contro chiese, moschee ed edifici pubblici. Secondo il prelato il conflitto religioso fomentato dal movimento islamista ‘genera rappresaglie fra la popolazione anche in zone non direttamente colpite dagli attacchi. Il rischio è quello di una vera e propria guerra’, fra il nord del Paese (a maggioranza musulmana) e il sud (a maggioranza cristiana) e la distruzione della Nigeria:
“Un giorno una signora mi ha domandato perché gli esseri umani non riescono a godere della diversità. Perché una persona gode nel far soffrire gli altri, perché una religione, un gruppo etnico, emargina e demonizza e scatena violenze terribili contro persone innocenti? Con lo stesso smarrimento io guardo alla campagna aggressiva condotta dal Ahlis Jama’atu Sunnah Wal Jihad Lidda’awati, noto ora come Boko Haram che ha giurato che: i cristiani non conosceranno la pace finché non accetteranno l’islam”. Il presidente della Conferenza Episcopale della Nigeria ha sottolineato che in molti stati del nord governati dai musulmani “i cristiani non hanno diritto alla terra, le chiese spesso non ricevono i permessi di costruzione, i media cristiani sono oscurati e nelle scuole si insegna solo la religione islamica e non quella cristiana… Nel sud del Paese, ma anche nel nord all’interno di una stessa famiglia si possono trovare fedeli di entrambe le religioni.
Vi sono anche molti casi di matrimoni misti… Io a volte mi sento solo di fronte a questa situazione, che toglie l’appetito. Ma anche se sono solo, la grazia di Dio è sempre con me. Io sono amico dei musulmani perché solo l’amicizia guarisce tutte queste terribili ferite”. Concludendo mons. Kaigama ha citato alcuni esempi che danno speranza ai giovani nigeriani: il 16 agosto alcuni musulmani della moschea di Jos hanno invitato i cristiani ad unirsi a loro nella celebrazione dell’iftar, la cena che segue la giornata di digiuno durante il Ramadan; un’altra iniziativa sono i corsi di formazione al lavoro per ragazzi di entrambe le fedi organizzati dalla diocesi di Jos. Quest’anno il progetto ha portato al diploma 22 studenti.
E nella messa di apertura del meeting il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, ha ricordato il valore del mendicante: “Mendicanti e non vagabondi, anche se spesso ci smarriamo erranti e confusi. Ci è assegnata una meta, ci è stata tracciata una strada… Ha detto Gesù Cristo: ‘Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo’. Dio diventa ‘pane’ per noi facendosi uno di noi, entrando nella nostra storia, fatta di orizzonti sterminati e di piccoli passi, fatta di ‘polvere’ e di infinito. Il Figlio di Dio ci ha amati fino a farsi divorare dal suo amore per noi; noi amando e mangiando Lui, diventiamo figli di Dio… Siamo mendicanti di cielo, affamati di Cristo, assetati di Dio. Non siamo noi i fornitori del pane che ci sazia la fame del cuore né i produttori del vino che ci estingue la sete bruciante di infinito. Siamo pellegrini, invitati a mangiare il pane disceso dal cielo per diventare a nostra volta pane per la vita dei fratelli. Questa è vita vera ed eterna. Questa è perfetta letizia!”.