Congo: una petizione all’ONU per reprimere i crimini commessi dal Rwanda

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E’ una petizione accorata quella che le confessioni religiose della Repubblica democratica del Congo hanno indirizzato alle Nazioni Unite per chiedere la repressione di crimini commessi dal Rwanda nel Paese. La petizione, che chiama in causa la Segreteria generale ed il Consiglio di sicurezza dell’Onu, riporta in calce la firma di otto esponenti religiosi, tra cui padre Donatien Nshole, segretario generale aggiunto della Conferenza episcopale cattolica locale (Cenco), il prof. Fumunzanza Gimwanga Theodore, della Chiesa Ortodossa, e l’imam Cheik Abdallah Mangala Luaba, della Comunità islamica. All’iniziativa, ha aderito anche la Federazione delle imprese del Congo, guidata da Albert Yuma Mulimbi.

 

Nel testo, si ricordano ‘le massicce violazioni dei diritti dell’uomo, le migliaia di donne violentate, gli oltre 6.000.000 di congolesi uccisi’ a causa del sostegno che il Rwanda dà ai ribelli del movimento indipendentista ‘M23’, fornendo loro armi, sostegno economico, facilitazioni logistiche e nuove forze, reclutate persino ‘tra alcuni politici congolesi’. Di fronte a tale drammatica situazione, i firmatari della petizione presentano cinque specifiche richieste: la mobilitazione delle forze della Monusco; l’arresto ed il processo giudiziario per tutti i criminali di guerra citati dai diversi rapporti dell’Onu; la bocciatura della candidatura del Rwanda a membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu; l’applicazione immediata di tutte le risoluzioni Onu a favore della pace nella Repubblica democratica del Congo. Per avere successo, la petizione dovrà raccogliere almeno un milione di firme. Ecco la lettera indirizzata al Segretario Generale delle Nazioni Unite ed al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a New York, in cui si denuncia che da 20 anni il Congo è continuamente ‘invaso’ dalle forze militari rwandesi, uccidendo e distruggendo intere famiglie, stuprando le donne,  assediato da successive invasioni del Ruanda:

“Ci sono state massicce violazioni dei diritti umani, migliaia di donne violentata e più di 6 milioni di congolesi sono morti lasciando dietro di sé migliaia di vedove e orfani. Questi crimini continuano ad essere perpetrati oggi in seguito all’invasione, confermato dalla relazione del gruppo di esperti delle Nazioni Unite (n. S/2012/348 e addendum) che informa che il Rwanda fornisce armi, facilita e fornisce logistica di ‘M23’ dal suo territorio… L’esercito rwandese (RDF) è direttamente coinvolta in Congo per rafforzare il ‘M23’; il Rwanda sta violando le sanzioni delle Nazioni Unite sulle armi e quelle nella regione dei Grandi Laghi, diventando un rifugio per i criminali di guerra. Questa invasione ingiustificabile mina gli sforzi di riconciliazione e ricostruzione della nazione congolese. Esso è accompagnato da un inedito criminalità transfrontaliera e dal saccheggio sistematico delle risorse naturali nella Repubblica democratica del Congo”. Quindi per la vita democratica del Paese i firmatari dell’appello hanno chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU  la mobilitazione delle Forze di MONUSCO a sostegno delle FARDC per fermare una volta per tutte l’invasione della Repubblica Democratica del Congo:

“L’arresto e il perseguimento di tutti gli autori di crimini di guerra nella RDC e tutti gli altri criminali che si spostano tra la RDC ei suoi vicini; il rigetto della domanda del Ruanda alla carica di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per violazioni ricorrenti della Carta delle Nazioni Unite; la rapida attuazione di tutte le decisioni delle Nazioni Unite a favore della pace nella Repubblica Democratica del Congo. Da quanto sopra, ci opponiamo a tutte le forme di negoziati con i criminali eterni e qualsiasi tentativo di balcanizzare il paese della Repubblica Democratica del Congo”. Inoltre i vescovi della regione del Kivu hanno affermato in un documento  che occorre prevenire i conflitti generalizzati che si profilano all’orizzonte. Nel documento si elencano le tensioni e le violenze che potrebbero degenerare in una guerra di più ampie dimensioni: “Le guerre nella RDC sono state e restano spesso delle guerra di predazione interna ed esterna, come ampiamente messo in luce da differenti gruppi di studio”.

Infine cinque missionari, p. Silvio Turazzi, Teresina Caffi, p. Loris Cattani, Pierre Kabeza, Jean Bosco Kalisa, componenti della Rete Pace per il Congo, hanno inviato una lettera ai parlamentari italiani chiedendo di prendere una posizione forte, denunciando e condannando l’appoggio del regime ruandese ai ribelli del M23 ed opporsi alla candidatura del Rwanda Kigali per un seggio non permanente presso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu: “Assicurarsi che l’aiuto finanziario e militare concesso al governo ruandese non sia utilizzato per sostenere gruppi armati, in vista della destabilizzazione della Repubblica Democratica del Congo. Se necessario, sarebbe addirittura auspicabile una sospensione temporanea. Stati Uniti, Olanda, Gran Bretagna e Germania hanno già annunciato alcune loro decisioni in tal senso… Sostenere efficacemente la Repubblica Democratica del Congo nel ripristino dell’autorità dello Stato su tutto il territorio nazionale, in particolare all’est del Paese, soprattutto nel contesto della riforma del settore della sicurezza (esercito, polizia, giustizia)… Nel caso di ricorso alla “forza internazionale” proposta al vertice di Addis Abeba, vegliare a che sia davvero “neutrale”, senza cioè la partecipazione di Paesi implicati nella destabilizzazione della Repubblica Democratica del Congo. La partecipazione di Ruanda e Uganda in tale missione rischierebbe di sancire, di fatto, una loro occupazione dell’Est della Repubblica Democratica del Congo già in corso”.

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