Il Papa all’Angelus: “In Maria contempliamo la virtù di gloria in cui è chiamato ciascuno di noi”.
Mentre la piazza torna alla normalità, le transenne che hanno delimitato il percorso del Papa dal Palazzo Apostolico alla Chiesa sono state tolte, e allo stesso modo le “Madonnelle” che ne hanno fatto cornice al passaggio, il Papa esce sul balcone di Castel Gandolfo per l’Angelus. E parte ricordando che il dogma dell’Assunzione di Maria è stato proclamato nel 1950. E lo spiega. Ricorda che “per comprendere l’Assunzione di Maria dobbiamo guardare alla Pasqua”, al passaggio di Gesù alla gloria del Padre attraverso la passione, la morte e la resurrezione- “Maria – dice il Papa – è la creatura più inserita in questa missione, ed è associata in modo tutto particolare alla Passione e alla gloria del Figlio”. Perché – aggiunge – “il mistero della Pasqua di Cristo è pienamente realizzato in lei, intimamente unita al suo Figlio vincitore del peccato e della morte”. Ed è un mistero che tocca anche noi, perché l’Assunzione “ci indica in modo luminoso il nostro destino”.
Torna al brano del Vangelo di Luca della liturgia del giorno, Benedetto XVI, perché è lì che si vede il cammino che Maria ha percorso per essere nella gloria di Dio. “Nel canto del Magnificat – dice il Papa –traspare la gloria profonda di Maria”, che “si colloca tra gli umili e i poveri che si fidano di Dio”, e che sono “capaci di operare cose grandi nella debolezza”. L’Assunzione allora “ci invita anche con forza ad affidarci di più a Dio, a ricercare e compiere la sua volontà ogni giorno. È questa la via che ci rende beati e ci apre le porte del cielo”. Dopo la recita dell’Angelus, i saluti nelle varie lingue, tra l’entusiasmo dei vari gruppi linguistici che venivano “chiamati” dal Papa (calorosissimi gli italiani) e anche un moto di simpatia per i pellegrini allorquando Benedetto XVI “si perde” all’inizio dei saluti in lingua polacca, interrotto dai canti dei pellegrini che non accennavano a smettere. Un sorriso divertito, e poi Benedetto XVI riprende il saluto.