Bagnasco: per i cristiani in politica la testimonianza non è completa senza l’annuncio

“La testimonianza da sola, infatti,- spiega Bagnasco- proprio perché anticonformista, può essere considerata una stranezza. La parola forte del martire, invece, illumina il perché di uno stile controcorrente non per singolarità o smania eccentrica, ma per fedeltà al Vangelo.” Annunciare la verità ai potenti è allora un modo per far loro comprendere che “il loro potere non è illimitato e arbitrario fino a sovvertire la natura delle cose, ma deve rispondere al giudizio degli uomini, nonché a quello di Dio.” Dottrina politica più ancora che dottrina sociale quella del cardinale di Genova, che rivendica il ruolo storico della Chiesa nella formazione proprio dello stile politico occidentale: “San Benedetto, con l’ordinamento dei suoi monasteri, ha aperto la strada all’organizzazione responsabile e democratica della vita civile. La Chiesa non vuole rivendicare primati o titoli, con l’aiuto di Dio fa il suo dovere accanto alla gente e dà loro voce: ai poveri, alle giovani generazioni, agli anziani e ai malati, alla famiglia, realtà insostituibile e ineguagliabile del tessuto sociale, che ha sempre più bisogno di vera considerazione e concreti sostegni. Anche oggi, ascolta l’ansia dei lavoratori che sono in apprensione per l’occupazione; di tanti giovani che non riescono ad entrare nella società che produce, e dà loro voce senza populismi, con umiltà.”
Un compito che però non è solo generico “impegno sociale”, ma che deriva dal Vangelo, “con le implicazioni che esso ha sul piano antropologico, etico e sociale. E questo anche quando la sua voce sembra ìmpari rispetto a clamori alti e orchestrati; anche se, ad esempio, l’etica dell’autonomia – l’idea cioè che ognuno deve essere libero di perseguire ogni suo desiderio e che la società deve garantire questa possibilità – sembra diventare norma. Ma il relativismo morale dove ci ha portato? Lo scenario pubblico parla di avidità e cinismo, anziché di valori e virtù che sono il futuro di tutti.” Una società mutevole e della mutazione che però porta ad un quesito di fondo: i cristiani devo solo essere “assistenti sociali” o piuttosto avere un ruolo determinante nella vita pubblica? La risposta del presidente dei vescovi italiani è prevedibile, ma se qualcuno si aspetta una indicazione politica, farà una certa fatica ad individuarla: “I cristiani, com’è loro dovere, sono stati e continueranno ad essere lievito nella società con fiducia e spirito di servizio, consapevoli di aver ricevuto un giacimento inesauribile di visione e di valori religiosi, umani e culturali. La loro presenza – com’è noto – non è codificata in formule specifiche, fatta salva la consapevolezza che sui principi di fondo non si può mercanteggiare, che i valori non sono tutti uguali ma esiste una interna gerarchia e connessione; che l’etica della vita e della famiglia non sono la conseguenza ma il fondamento della giustizia e della solidarietà sociale; e fatta salva la memoria delle esperienze pregresse.”
Se dal piano religioso si passa a quello politico, appunto, sembra che Bagnasco sia “rassegnato” alla “diaspora” dei cattolici in politica, ma con uno sguardo al passato. Ovvio poi che si riferisca alle parole del Papa circa la preparazione, la formazione e il numero dei cattolici che entrano nella politica attiva, sull’esempio degli statisti cattolici di un tempo. E per non creare problemi non ne cita nemmeno uno. Chissà se Lorenzo seppe provocare con il suo martirio e con il suo annuncio l’imperatore che aveva già fatto uccidere Papa Sisto II. Ma, dice il cardinale, “il tarlo benefico della domanda, della curiosità almeno, circa quell’uomo, lo avrà preso. E dato che la storia rispetta la legge della continuità, una nuova epoca si stava preparando anche con il sangue di San Lorenzo.” E i politici cristiani di oggi saranno all’altezza di continuare il compito?