Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Trenta anni di storia in un libro

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“Era una cosa che non si vedeva. Un niente o quasi. Alle undici di sera, un appuntamento. Qualcosa che si confondeva con l’ombra. Un gruppo di ragazzi in mezzo alla tormenta che investiva l’Italia in quella fine degli anni ’70 (si era ad un mese dal ritrovamento del cadavere di Aldo Moro) si ritrova su invito di un insegnante di religione in chiesa per iniziare un pellegrinaggio notturno da Macerata a Loreto. E’ buio. Nessuno tra quanti sono impegnati a reggere le sorti del Paese si accorge di loro”.

Inizia così il libro del caporedattore di Avvenire, Giorgio Paolucci, ‘Un popolo nella notte’, che sarà presentato mercoledì 27 agosto al Meeting di Rimini, con la partecipazione del vescovo di Fabriano-Matelica, mons. Giancarlo Vecerrica, ‘ideatore del pellegrinaggio, e di Giancarlo Cesana.

Il volume ripercorre, attraverso i protagonisti, i trenta anni dell’iniziativa promossa da Comunione e Liberazione. “Questo libro – spiega l’autore – nasce dall’esigenza di raccontare un’esperienza di cui sono stato testimone. Partecipando negli anni alla Macerata-Loreto e tornando sempre arricchito da questa partecipazione, ho deciso di fissare sulla carta la ricchezza di questa partecipazione: le sensazioni e le emozioni, ma anche ciò che è rimasto aldilà delle emozioni e che ha contribuito al cambiamento della mia vita, rendendola sempre più tesa verso le risposte alle grandi domande di significato che stanno nel cuore dell’uomo di cui il pellegrinaggio è una testimonianza, cioè esistono risposte che l’uomo può incontrare come si incontra l esperienza della fede partecipando a questo pellegrinaggio”.

Lei ha diviso il libro in quattro parole: domanda, testimone, popolo e ragione…
“Domanda, perché ogni uomo ha sempre nel cuore una domanda di significato per la propria vita; testimone, perché il pellegrinaggio è fatto da persone che invitano altre e quindi riproduce la logica del cristianesimo; popolo, perché si fa un’esperienza di appartenere a qualcosa di più grande della propria individualità; e l’allargamento della ragione, perché venendo al pellegrinaggio si capisce che c’è qualcosa di più grande della razionalità umana, che appartiene alla dimensione della fede”.

C’è anche il ricordo di un grande amico del Pellegrinaggio, don Oreste Benzi, che diceva che il pellegrinaggio è devozione e rivoluzione…
“La devozione non basta se rimane chiusa nel cuore di ogni uomo e non diventa una rivoluzione, cioè se non diventa una capacità di trasformare la vita personale e quella di tutte le persone che ci circondano. Quindi è il motore di una rivoluzione personale e sociale”.

Perché molti giovani partecipano a questo pellegrinaggio?
“Nella gioventù è più acuta una ricerca sul senso della vita ed il giovane più acutamente e più intensamente, avverte la necessità di una risposta”.

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