Libertà religiosa: negli Usa laici e vescovi la chiedono ad Obama

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L’appuntamento è quello consueto annuale dei Cavalieri di Colombo, il tema “Proclamare la libertà in tutto il Paese”. Sembra una scelta strana per gli Stati Uniti ma dal 7 al 9 agosto se ne parla al 130.mo Convegno Supremo annuale dei Cavalieri di Colombo ad Anaheim, in California. Ma anche il Papa, tramite il suo segretario di stato il cardinale Bertone, in un messaggio sottolinea che “in un’epoca in cui azioni concertate vengono messe in atto per ridefinire e restringere l’esercizio del diritto alla libertà religiosa i Cavalieri di Colombo hanno lavorato senza sosta per aiutare la comunità cattolica a riconoscere e a dare risposta alla gravità senza precedenti di queste nuove minacce alla libertà della Chiesa e alla testimonianza morale pubblica”. La battaglia per la libertà religiosa si combatte su diversi terreni e grazie ad un laicato preparato “dotato di un senso critico forte dinanzi alla cultura dominante e del coraggio di contrastare un secolarismo riduttivo che vorrebbe delegittimare la partecipazione della Chiesa al dibattito pubblico sulle questioni che determineranno la futura società americana”, aveva ricordato il Papa ai vescovi Usa in visita ad Limina.

Intanto i vescovi degli Stati Uniti chiedono l’intervento del Congresso per risolvere l’impasse sul cosiddetto Individual Mandate, le direttive del Dipartimento per la salute e i servizi umani (HHS) che prevedono la copertura sanitaria obbligatoria anche per la prescrizione e la somministrazione di farmaci anti-concezionali e abortivi e per gli interventi di sterilizzazione. L’Amministrazione Obama – come è noto – ha concesso un anno di tempo alle organizzazioni religiose (considerate peraltro tali sulla base di alcune caratteristiche restrittive stabilite dalle autorità federali) per mettersi in regola con le direttive entrate in vigore il primo agosto. Una decisione contestata dall’Episcopato in quanto si tratta di un semplice rinvio che non risolve affatto il nodo della questione: quello della tutela della libertà religiosa e di coscienza che i tribunali non potrebbero garantire in tempi brevi a chi ricorre in giustizia contro le nuove disposizioni.

Daniel DiNardo, presidente della Commissione per le attività pro vita della Conferenza episcopale lo scrive in una lettera a senatori e congressisti. Nella missiva si ribadisce che l’imposizione a tutti i datori di lavoro dell’obbligo di fornire anche servizi abortivi e contraccettivi ai propri dipendenti, come previsto dalla riforma sanitaria, è una scelta politica “scriteriata” che “non ha precedenti” negli Stati Uniti e che i vescovi continueranno, dal canto loro, a sostenere “un servizio sanitario per tutti che difenda la vita in particolare dei poveri e dei più vulnerabili”. A sostegno delle ragioni dell’episcopato la lettera cita la sentenza con cui il 27 luglio un tribunale in Colorado ha dato ragione a un’azienda gestita da una famiglia cattolica, che ha fatto ricorso contro il mandate.

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